L’Italia è da decenni il principale Paese partner della Deutsche Rentenversicherung (DRV). Un legame nato con la grande migrazione del lavoro tra gli anni Cinquanta e Settanta. Oggi quella generazione costituisce il nucleo principale di chi percepisce una pensione tedesca pur vivendo in Italia.
Relazione di Marilena Rossi, consigliera CGIE e presidente dell’Ital Uil Germania, all’assemblea della Commissione Continentale Europa e Africa del Nord del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, nella sezione di ripresa dei lavori in presenza di una rappresentanza dei connazionali (Dortmund, 7 novembre 2025). (n.d.r.)
L’Italia è da decenni il principale Paese partner della Deutsche Rentenversicherung (DRV). Un legame nato con la grande migrazione del lavoro tra gli anni Cinquanta e Settanta. Oggi quella generazione costituisce il nucleo principale di chi percepisce una pensione tedesca pur vivendo in Italia.
Secondo i dati DRV 2023–2024, l’Italia è la prima destinazione mondiale dei pagamenti pensionistici tedeschi all’estero:
- oltre 348.000 pensioni versate a beneficiari residenti in Italia;
- circa 7.800 assegni a cittadini tedeschi che vivono nel nostro Paese.
In totale, più di mezzo milione di persone percepisce una pensione tedesca in Germania o in Italia. Nei prossimi anni il numero delle pensioni crescerà leggermente fino al 2030, per poi stabilizzarsi e mantenersi su livelli costanti grazie alla nuova mobilità europea.
La DRV stima inoltre 100.000 posizioni assicurative aperte in Italia di persone già in età pensionabile che non hanno ancora presentato domanda. Se tutti gli aventi diritto ottenessero il pro rata tedesco, l’INPS potrebbe realizzare un notevole risparmio economico, in particolare sulle prestazioni legate al reddito come le pensioni integrate al minimo, la quattordicesima e le maggiorazioni sociali. Un’azione informativa congiunta o un incrocio dei dati tra DRV e INPS aiuterebbe a far emergere questi diritti latenti.
In senso inverso, nel 2024 l’INPS ha pagato 48.328 pensioni in Germania, mantenendo il Paese tra le prime cinque destinazioni mondiali delle pensioni italiane all’estero. Negli ultimi anni si osserva un leggero calo – da 50 mila nel 2021 a 48 mila pensioni – ma si tratta di un ricambio demografico fisiologico, non di un declino strutturale. Le proiezioni fino al 2035 indicano una stabilizzazione intorno alle 45–46 mila unità.
Il divario di genere resta marcato: il reddito pensionistico medio degli uomini è superiore del 36% a quello delle donne, riflesso di carriere discontinue e salari più bassi.
Un ruolo chiave in questo contesto è svolto dai patronati, presenti su tutto il territorio tedesco. Per DRV e INPS sono partner essenziali nella gestione delle pratiche previdenziali, delle certificazioni di esistenza in vita e delle dichiarazioni reddituali.
La Germania continua ad attrarre lavoratrici e lavoratori, giovani, pensionati e interi nuclei familiari provenienti dall’Italia, grazie ad un basso tasso di disoccupazione e ad un sistema di welfare solido e inclusivo. Una parte crescente di questa comunità è composta da italiani naturalizzati con un background migratorio.
Qui i patronati sono chiamati a fornire assistenza su un’ampia gamma di temi oltre a quelli previdenziali: dalle questioni socio-assistenziali alle regole del mercato del lavoro, assistenza ai servizi consolari, fino al funzionamento dei sistemi di protezione sociale. Un ruolo cruciale riguarda infine la consulenza sull’esportabilità dei diritti acquisiti da un Paese all’altro, in materia di disoccupazione, maternità, infortuni, malattie e futuri diritti pensionistici.
Una questione importante è la tassazione delle pensioni in Italia.
Il sistema fiscale italiano equipara i redditi da pensione ai redditi da lavoro, applicando le stesse aliquote IRPEF, senza considerare la natura fissa e differita di tali redditi.
L’Italia infatti si colloca tra i Paesi con la più alta pressione fiscale, superiore a Germania, Francia e Spagna, dove sono previste agevolazioni specifiche e aree no tax più ampie.
Questo regime penalizzante scoraggia molti pensionati dal rientrare in Italia e, anzi, spinge alcuni a trasferirsi verso Paesi con tassazione più favorevole.
Da oltre un anno è stata sospesa l’emissione delle certificazioni uniche tedesche per la quota esente da tassazione che interessa centinaia di migliaia di pensionati residenti in Italia. La sospensione, dovuta all’elevato numero di richieste dall’Italia, ha lasciato migliaia di pensionati con dichiarazioni dei redditi bloccate. Le trattative bilaterali tra i due Paesi non hanno ancora prodotto risultati concreti e cresce l’attesa per un intervento politico risolutivo.
In conclusione le pensioni italo-tedesche restano così un ponte umano e sociale tra due nazioni che condividono settant’anni di storia comune. Oggi la sfida è trasformare quell’eredità in una nuova mobilità europea, fondata su diritti, reciprocità e dignità per i lavoratori e i pensionati che hanno costruito questa Europa unita.
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