Non sappiamo più a chi rivolgerci per attirare l’attenzione sulla necessità di soluzioni per la rete estera. Ci aspettiamo ora solo che il Ministro Di Maio ci consigli una seduta spiritica per invocare aiuto dall’aldilà.

Abbiamo impiegato settimane e mesi di colloqui, incontri con dettagliate relazioni e proposte di soluzioni finanziabili, necessarie e vitali per mantenere in piedi i servizi all’estero. Non si contano, infatti, i tentativi che il nostro Sindacato ha messo in atto per non perdere l’ultimo treno della legge di bilancio per il 2021. Nulla da fare. Sono partiti senza di noi.

Tutte respinte in Commissione Bilancio le proposte da noi avanzate già in tutte le sedi, ai vertici del MAECI e tra i banchi di Camera e Senato.

Mai come ora l’attività della riluttante Commissione Bilancio della Camera ha assunto la concretezza di una sostanza simile all’ectoplasma, mentre le forze lavoro della rete diplomatico-consolare sono confrontate quotidianamente con una realtà dura come l’acciaio: forze lavoro di ruolo e a contratto che hanno messo a repentaglio la propria salute per tradurre in azioni concrete la volontà politica del Ministro di Maio e dei suoi Sottosegretari quando – in fase pandemica – annunciavano agli italiani sparsi sui cinque continenti: vi verremo a prendere, non abbandoneremo nessuno!

Sono stati gli operatori in servizio all’estero a rimpatriare dozzine di miglia di connazionali, mettendo a repentaglio la propria salute e utilizzando i propri strumenti informatici. La ricompensa della Commissione Bilancio: per voi non ci sono risorse, non ci sono miglioramenti!

Ci chiediamo se il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale si sia accorto che l’80% dei posti funzione sulla rete estera è rimasto vacante. Il Ministro si chiede il perché? Noi abbiamo spiegato con tanta pazienza all’opinione pubblica e alla politica che le condizioni per il servizio all’estero non sono accettabili perché penalizzanti e poco dignitose!

Ci chiediamo se il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sia a conoscenza del fatto che il lavoro rimasto inevaso, a causa di questa voragine di assenze sui posti funzione, va a ricadere sul personale assunto sul posto. Da parte nostra abbiamo raccontato a tutti che, se non vengono stanziati fondi per le nuove assunzioni di ruolo e per gli adeguamenti salariali in loco, anche la fascia del personale locale tra poco abbandonerà le sedi consolari alla ricerca di offerte di lavoro migliori.

Chi resterà poi a garantire i servizi statali sulla rete estera e ad assistere i connazionali afflitti da una crisi che non conosce precedenti nella storia moderna? Ci manderanno i membri della Commissione Bilancio?

In conclusione, i discorsi stile “sangue, fatica, lacrime e sudore” di churchilliana memoria, onorevole Ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, non sono credibili nel nostro Paese: se la Farnesina offrirà solo sangue, fatica, lacrime e sudore al proprio personale, dovrà presto individuare soluzioni alternative alla conduzione e gestione delle nostre sedi all’estero.

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