Nella foto: Rosa Giaccone

Gli alfieri della collettività italiana in Germania

Nei circondari di Calw, Böblingen/Sindelfingen, Weil der Stadt, Leonberg sarà difficile incontrare un connazionale ultratrentenne che non conosca il nome di Rosa Giaccone. A renderla così popolare è la sua instancabile opera di assistente sociale e di promotrice di numerosissime iniziative sociali, culturali e religiose, promosse con i diversi Consigli parrocchiali e di Missione Cattolica.

La popolarità delle feste religiose di tradizione mirabellese quali la processione per le vie di Calw del Cristo Morto (il Venerdì Santo) e la Festa della Madonna delle Grazie (la terza Domenica di Settembre) portano anche la sua firma, pur essendo lei di origini calabresi e non siciliane. Rosa Giaccone, infatti, è nativa di Grisolia, cittadina di 2.000 abitanti in provincia di Cosenza. La sua avventura è simile a quella di tanti connazionali , giunti in Germania per caso e che sono poi riusciti a radicarsi nel tessuto sociale e culturale locale. Dove c’è una comunità c’è vita e dove c’è vita vi sono gioie, ma anche problemi.

Nell’agosto del 1983 Rosa viene a Weil der Stadt, città natale del grande matematico ed astrologo Johannes Kepler, per prelevare da suo fratello la mamma che era stata operata a Tubinga ad un tumore cerebrale.

L’anno dopo riaccompagna la mamma per i dovuti controlli e viene a sapere dell’esistenza di una rete di servizi sociali per italiani, ramificati in molte città, Calw compresa.

Avendo lei fatto studi di Scienze sociali fu naturale un suo interesse per un impiego nell’ambito del sociale al servizio di connazionali.

“Come venni a conoscenza della richiesta di assistenti sociali italiani – ci racconta Rosa – presi contatto con il referente dei servizi sociali italiani, Roberto Alborino, che operava presso la Caritas di Friburg chiedendogli un colloquio, che ebbe luogo a giugno. Nel frattempo conobbi mio marito e quindi, più che il lavoro fu la freccia di Cupìdo a determinare la mia decisione di rimanere qui in Germania. Ci siamo sposati nel 1985; poi sono arrivati due figli e questo ha contribuito a rafforzare la mia decisione di rimanere in Germania e di iniziare nel 1987 a lavorare presso l’ufficio Caritas di Calw per gli italiani della zona”.

Che rapporto hai avuto o hai con il mondo associativo italiano e tedesco locale?

Il rapporto con l’associazionismo è sempre stato il ”fil rouge” della mia vita. Ho sempre fatto parte di gruppi e/o associazioni anche nel mio paese di origine: nella mia parrocchia di appartenenza come membro dell’Azione cattolica giovanile, dell’AGESCI gruppo Boyscout, associazioni culturali e folkloristiche, di cui sono stata anche la diretta promotrice. Tutto questo ha fatto sì che non avessi nessuna difficoltà a far parte anche di gruppi e associazioni varie in territorio tedesco. Sin dall’inizio, infatti, sono stata presente nella Missione italiana di Calw, sia come credente che come rappresentante della Caritas. Ricordo che allora la collaborazione con il missionario italiano era un „Muss“ per gli assistenti sociali. Da italiana, orgogliosa delle proprie origini, ho sempre sostenuto e abbracciato le iniziative volte a diffondere la cultura e le tradizioni italiane. Per cui quando a Calw nacque la prima associazione culturale, diedi il mio contributo a stilare il primo statuto insieme all’allora presidente Pierluigi Donadel. Grazie al mio lavoro presso la Caritas ho avuto poi modo di essere membro dell’Ausländerrat di Calw con lo scopo di favorire l’inserimento e l’integrazione degli stranieri, residenti nella nostra città. Ricordo, inoltre, con piacere la mia partecipazione attiva in seno all’associazione Donne Italiane della circoscrizione consolare di Stoccarda

Quali sono stati e sono ancora oggi i tuoi interessi sociali, politici e culturali?

Continuo a seguire gli interessi che hanno segnato i miei 40 anni di vita in Germania, anche perché dopo tanti anni di impegno sociale, può risultare difficile spostare di colpo la traiettoria della propria vita,. D’altro canto però può diventare anche legittimo il bisogno di fermarsi su una spiaggia, guardare all’orizzonte e non pensare assolutamente a nulla, se non ascoltare il piacevole rumore del mare, che ti parla…

Che importanza ha avuto ed ha ancora la buona padronanza della lingua tedesca?

La conoscenza della lingua della terra in cui si vive è fondamentale. È il trampolino di lancio per realizzarti e portare a fondo i tuoi obiettivi ed è alla base di una buona integrazione. Quando arrivai in Germania, ricordo che per me era tragico non poter dialogare e/o capire quello che mi veniva detto. Non ho purtroppo mai avuto il tempo di frequentare un corso di tedesco. E quando iniziai a lavorare, mi resi conto che senza la conoscenza della lingua non sarei andata lontano. Così cominciai ad imparare da autodidatta, leggendo molto e usando il vocabolario. Ascoltavo i programmi tedeschi radio-tv e quando tentavo di comunicare in tedesco chiedevo ai miei interlocutori tedeschi di correggermi. Capii l’importanza della la conoscenza della lingua quando i miei figli iniziarono a frequentare la scuola d’infanzia e durante tutto il loro percorso scolastico. Mantenere la conoscenza della lingua madre è importante per un’identificazione con le proprie origini, ma è altrettanto importante munirsi degli strumenti che ti permettono di essere parte integrante della società in cui vivi e non sei abitante di un’isola!

Fai o hai fatto parte di qualche consesso locale?

Tra le tante altre cose che ho fatto mi piace ricordarne una, di cui vado fiera. Dopo l’introduzione del diritto di voto amministrativo anche ai cittadini europei migranti residenti in Paesi dell’UE, fui la prima italiana a svolgere il compito di scrutatrice per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale della città di Calw.

Che cosa ti ha dato la Germania oltre alla opportunità di lavoro?

Poter vivere in Germania è senza dubbio una grande opportunità, soprattutto dal punto di vista umano. Qui ho conosciuto e imparato ad apprezzare la società multi-etnica, a confrontarmi con culture e religioni diverse che hanno contribuito a farmi notare che la diversità è una ricchezza, dalla quale poter attingere e crescere umanamente. E di questa opportunità ne hanno usufruito anche i miei figli, che anche per questo motivo sono diventati cittadini del mondo.

Con che occhi vedi questa terra che ti ha accolto e che è entrata a far parte attiva della tua vita affettiva, lavorativa, sociale e culturale?

Oggi posso dire, con molta franchezza, di avere due terre di appartenenza: l’Italia, che mi ha dato i natali, dove sono cresciuta, dove ho ricevuto l’istruzione, dove mi sono arricchita di valori che costituiscono il mio bagaglio culturale e la Germania, mia seconda terra di appartenenza, dove ho avuto modo di arricchire quel mio ingente bagaglio di cui oggi sono molto orgogliosa di possedere.

Ti senti parte della società ospitante?

Indubbiamente si!

Ti senti appagata o hai rimpianti per non essere riuscita a raggiungere qualche tuo importante obiettivo?

Non ho rimpianto alcuno. Credo che rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto!

Hai ancora un sogno nel classico cassetto?

Sì, viaggiare con mio marito e continuare ad accrescere le conoscenze ed il sapere.

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