Nella foto: Toni Vetrano con Wolfgang Schäuble. Foto di ©Iris Rothe

Toni Vetrano è stato l’unico Borgomastro, Oberbürgermeister, con origini italiane in Germania

Da qualche mese ha lasciato. Non deve più occuparsi dei circa 800 dipendenti e non deve più fare ogni mattina riunioni con i capiufficio, con i responsabili dei dipartimenti, con la polizia municipale per questioni legate al traffico e alla sicurezza, gestione delle scuole e degli asili, per poi affrontare questioni da portare al vaglio delle Commissioni e dell’Assemblea del Consiglio comunale.

Per Toni Vetrano, definito cavallo da tiro per il suo instancabile impegno e capacità di dialogo con tutti, è iniziato un nuovo segmento di vita. Ha sensibilmente abbassato l’asticella dello stress, senza rinunciare ad un sensato impiego del tempo libero. Grazie alla sua versatilità Toni Vetrano ha frequentato dei corsi per la mediazione di conflitti familiari in seno ad aziende e sta ultimando und libro autobiografico dal titolo “Antonio in Badner Land”. La pubblicazione è prevista per i prossimi giorni. www.mildenberger-verlag.de/Antonio.

Ma, ripercorrendo il suo cammino, non sarà stato certamente semplice riuscire, come figlio di emigrati siciliani, ad affermarsi nella vita pubblica tedesca, prima come sindaco di Durbach, un Comune di 4.500 anime nei pressi di Offenburg e poi come Oberbürgermeister di Kehl, una città di provincia ai confini con l’arcinota Strasburgo. L’ottimista Toni Vetrano ha trovato proprio nello status di figlio di migranti gli stimoli giusti per affrontare le sfide cui è sottoposto un eletto deputato alla gestione della vita pubblica dei cittadini, a prescindere dalla nazionalità del Paese di appartenenza o di origine.

Essere figlio di immigrati – ci dice Toni Vetrano- non è un criterio di esclusione. Come molti altri migranti, anche i miei genitori inizialmente volevano ritornare nella loro Caltabellotta (cittadina di 7mila abitanti in provincia di Agrigento), però non hanno mai escluso del tutto l’opzione di rimanere in Germania. Per questo hanno fatto di tutto, affinché noi figli imparassimo il tedesco. Siamo tutti d’accordo che la lingua è la chiave per poter crescere in una società, indipendentemente dalla provenienza. A portarmi alla politica locale e poi a diventare sindaco è stata la mia professione di Assistente Sociale.

Quali sono stati gli ostacoli maggiori che hai dovuto superare anche in seno ad un partito conservatore come la CDU?

Conservatore per me non era e non è una connotazione negativa. A parte questo, all’inizio della mia attività politica mi sono occupato esclusivamente di questioni comunali e locali. Il programma del partito ha avuto un ruolo piuttosto secondario, o meglio, subordinato.

Come è nata la passione per la politica locale tedesca?

È iniziata con il lavoro con i giovani, sfociato in una campagna per gli interessi di noi giovani. Questo mi ha portato al lavoro sociale. Il mio obiettivo era il lavoro di quartiere. Un tema che è politicamente carico. Nel corso del mio lavoro di assistente sociale ho capito che si può ottenere di più se si co decide. Da qui è scaturita la mia necessitá di entrare in lista per tentare di essere eletto in consiglio comunale.

Quale grado d’integrazione hai dovuto raggiungere per sconfiggere pregiudizi e candidati concorrenti?

Quando sono arrivato in Germania con i miei genitori, avevo nove mesi. Quando mi sono candidato per la prima volta alle elezioni politiche, avevo 30 anni. Nel frattempo mi ero diplomato e laureato in Germania. Questo significa che avevo raggiunto già un alto livello di integrazione. Le mie origini erano riconoscibili solo dal cognome.

Che peso ha avuto nel tuo percorso formativo e politico il servizio di Assistente sociale della Caritas, prestato negli Anni ’80 e ’90 a favore di nostri connazionali, residenti a Ludwigsburg e provincia nei pressi di Stoccarda?

A quel tempo la mia carriera scolastica era più o meno conclusa. Dopo gli studi per Assistente sociale ho proseguito gli studi in economia aziendale. Ma questo era indipendente dal mio lavoro presso la Caritas. Durante il periodo, relativamente breve, trascorso a Ludwigsburg, ho sicuramente imparato a conoscere il dibattito politico e ad affinare le mie capacità. Ho preso le difese dei miei connazionali presso varie istanze locali tedesche ed autorità, compreso il consolato italiano, poichè anche lì i nostri connazionali non sempre ricevevano risposte adeguate ai loro problemi o questioni. Il grande problema degli anni ‘90 erano le leggi sull’immigrazione e la ristrettezza del mercato immobiliare dovuta all’immigrazione dall’ex DDR.

Quale prezzo ti ha chiesto la discesa in campo politico in Germania?

Mi ha chiesto un prezzo molto alto, poiché allora ci voleva la cittadinanza tedesca per candidarmi al consiglio comunale (1996). All’epoca, la doppia cittadinanza non era ancora possibile quindi ho scelto consapevolmente di acquistare la cittadinanza tedesca pur di poter essere politicamente attivo. Non mi sono pentito, ma all’atto della restituzione del passaporto italiano ho avuto un colpo al cuore. Mi ha rattristato moltissimo.

Che cosa ti ha dato la militanza politica tedesca?

Il mio impegno politico ha fatto si che la politica diventasse un po’ una professione e quindi un costante lavoro quotidiano per risolvere o contribuire a risolvere i problemi del cittadino, a prescindere dal passaporto.

Che cosa hai potuto dare alle comunità di Durbach e Kehl?

Ho impiegato tutte le mie energie per lavorare per il bene dei cittadini. In questo compito, molto spesso non è stato importante il progetto o la questione del soggetto, ma il modo con cui ci si rapporta con i cittadini. In tutte le controversie politiche, il rispetto e l’apprezzamento per gli altri non devono essere mai trascurati. Penso che su questo abbia dato tanto. Un sindaco non é solo uno stratega politico, ma anche un moderatore e un mediatore di conflitti.

Di quali progetti sei particolarmente orgoglioso?

Quando si è sindaco per un totale di 21 anni, i progetti realizzati sono tantissimi, ma ne voglio citare solo qualcuno. Sono stati costruiti e rinnovati asili e scuole, ristrutturate strade e piscine, molti edifici sono stati collegati a Internet ad alta velocitá e molto altro ancora. Quello che mi rende orgoglioso è la costruzione e l’attivazione del TRAM Strasburgo – Kehl. Non solo per la dimensione finanziaria – si è trattato di 106 milioni di euro – ma anche per il valore politico di unire gli abitanti di due città , di due Stati : Francia e Germania. Il nuovo ponte simboleggia anche la pace e la libertà di un’Europa unita.

Rimpiangi le promesse elettorali non mantenute?

No! Innanzitutto sono riuscito a mantenere quasi tutte le mie promesse elettorali. D’altra parte, a volte cambiano le condizioni-quadro che richiedono la modifica di una promessa elettorale, fatta in origine. Inoltre, il sindaco è un organo comunale, ma l’organo più alto è il Consiglio. Ciò significa che anche il consiglio comunale può impedire al sindaco di onorare una promessa elettorale. Ma questa è la democrazia e quindi è una cosa buona.

Che fa oggi Toni Vetrano?

Attraverso corsi intensivi di formazione mi sono specializzato nella consulenza della successione in aziende a conduzione familiare. In questo periodo sto ultimando anch un libro autobiografico « Antonio in Badner Land ». Si tratta di una raccolta di storie e aneddoti sul siciliano Antonio (Toni) Vetrano, cresciuto e ambientato in Germania.

Sei riuscito ad entusiasmare e ad avvicinare un po’ alla politica anche la nostra comunità residente nel distretto dell’Ortenau (Offenburg) ?

Credo di sì, anche perché ho sempre lavorato con la gente e per la gente, sia come assistente sociale che come sindaco. In queste professioni si ha naturalmente molta pubblicità e quindi si possono raggiungere molte persone. Ho ricevuto molte testimonianze d’affetto, ma nessun connazionale ha purtroppo inteso seguire le mie orme.

A differenza della comunità turca che esprime molti politici nel panorama politico tedesco, come mai, secondo te, è difficile invogliare i nostri connazionali a fare altrettanto

Purtroppo è vero e non sono in grado di dare una risposta. Ci sono sicuramente alcuni italodiscendenti eletti in alcuni consessi comunali, ma siamo lontanissimi dai turchi (d’origine) che sono in posizioni chiave come Cem Özdemir, Ministro federale dell’Agricoltura, Muhterem Aras, Presidente del Parlamento del Baden-Württemberg e Danyal Bayaz, Ministro delle Finanze del Baden-Württemberg, per citarne solo alcuni. La comunità turca ha indubbiamente un peso maggiore. E non credo affatto che sia solo una questione di padronanza della lingua tedesca. Forse gli italiani non intendono entrare nei partiti e battersi per ideali e per il bene comune di una collettività.

Tu hai avuto modo di avere contatti anche con Wolfgang Schäuble, uno dei più grandi politici della CDU, venuto a mancare il 26 dicembre scorso. Che ricordo hai di questo grande Statista?

Offenburg, Durbach e Kehl, i luoghi della mia attività politica, si trovano nel collegio elettorale dell’appena scomparso Wolfgang Schäuble. Ho quindi avuto un rapporto molto stretto con lui. Anche se era sempre in viaggio come politico di fama mondiale, non ha mai trascurato i cittadini del suo collegio. Era vicino alla gente ed era un grande sostegno per noi politici locali. È stato un grande europeo e un promotore dell’amicizia tra la Germania e la Francia. Di tutti i suoi successi – e sono innumerevoli – ricordo il suo discorso molto accorato, allora ancora a Bonn, con cui convinse il Bundestag a fare di Berlino la capitale federale della Germania riunificata.