Nella foto: I Cappuccini della Fraternità di Betania ad Aschaffenburg. Foto di ©PCB

Fraternità francescana di Betania ad Aschaffenburg – Apertura dell’anno giubilare: 400 anni del convento, 40 anni della Fraternità, 10 anni di presenza in città

Si apre in questi giorni l’anno giubilare della Fraternità francescana di Betania ad Aschaffenburg. Il convento festeggia infatti i 400 anni dalla donazione del terreno, sul quale venne poi costruito il convento dei cappuccini; quest’anno inoltre ricorrono i 40 anni della Fraternità, fondata da padre Pancrazio (1926, Bari – 2016, Terlizzi). L’anno giubilare si concluderà nel luglio 2023 con il decennale della presenza della fraternità nella città bavarese.

Fra Nicola, il superiore della fraternità, fa una pausa per raccontarci questo intreccio di giubilei, prima di ritornare ai lavori in giardino e ai preparativi per la processione.

Come è nato questo convento, che sorge praticamente nel parco del castello di Aschaffenburg, sul pendio che scende sul fiume Meno?

Il 1622 viene considerato l’anno della fondazione del convento. Si narra che il 16 agosto di quell’anno il principe vescovo Johannes Schweigert invitò il padre guardiano dei cappuccini al castello per mostrargli dalla finestra quella parte del parco del castello che aveva intenzione di donare ai frati cappuccini per la costruzione del loro convento. Questo atto di donazione rientrava nel progetto politico del principe di creare una resistenza cattolica di fronte all’avanzata di Adolfo Gustavo II, re di Svezia, durante la guerra dei Trent’anni. Per creare un’onda di resistenza agli svedesi protestanti, il vescovo principe Johannes Schweigert chiese il sostegno dei cappuccini, molto vicini alla gente semplice. Donò quindi loro un nuovo convento e contemporaneamente fece costruire nel centro di Aschaffenburg un convento per i gesuiti, con annesse chiesa e una scuola per i nobili.

Un programma politico strategico. Ma da allora c’è sempre stata vita cenobitica nel convento?

Sì. Ultimato il convento (1627-28), i cappuccini vi entrarono e da allora c’è sempre stata vita conventuale, tra alti e bassi, a volte i frati erano 25, c’è stato un periodo a fine Settecento, in cui erano rimasti in tre. Oggi siamo in nove, tre volte in più. Il convento è sempre stato attivo fino al 2009 quando i cappuccini lo vendettero e già in quell’anno ci fu affidato ufficialmente con una celebrazione liturgica. Poi nel 2010 cominciarono i lavori di ristrutturazione dalle fondamenta e furono mantenute le sole pareti portanti. Appena conclusi i lavori di ristrutturazione della prima ala, nel 2013, entrarono i primi sette membri. La seconda e la terza ala furono ultimate nel 2015 poi fu completato il corpo ospiti.

C’è una continuità fra i cappuccini che vi hanno preceduto e voi?

I cappuccini hanno sempre nutrito il popolo di Dio che esprime una fede semplice. Hanno fatto molto in questa città, per esempio, dopo i bombardamenti su Aschaffenburg nel 1945, la città rimase per anni senza una rete idrica che arrivasse a tutti i cittadini e la gente veniva qui, in convento a prendere acqua, dal pozzo del XVI sec. I cappuccini inoltre davano da mangiare anche a molti indigenti in città. Hanno fatto tanto bene a questa città e con il giubileo dei 400 anni vogliamo ricordarlo e valorizzarlo. Noi della Fraternità di Betania abbiamo accolto questa eredità spirituale integrandola anche con la possibilità di venire a stare qualche giorno in convento con noi, a condividere la nostra vita di preghiera di fraternità. Con lo scopo di ricaricare le batterie spirituali. La città è molto contenta che ci siamo noi.

Passeggiata tra le mure del convento

Quando la diocesi di Würzburg acquistò il convento, come è arrivata a darlo a voi?

In effetti i cappuccini allora avevano predisposto tutto per venderlo a privati per farne appartamenti. Un ex presidente della Caritas locale si impegnò a mettere in contatto i cappuccini con la diocesi, pregandola di comperare il convento altrimenti questo patrimonio si sarebbe perso. Fortunatamente la diocesi comprese l’importanza e acquistò il convento. La diocesi cercava poi una comunità religiosa che potesse dare continuità a questo patrimonio spirituale e nel contempo cercava un missionario italiano per la diocesi. E qui entra in gioco una nostra consorella, Maria Francesca, che era amica dell’allora Domkapitular. Lei aveva studiato germanistica a Würzburg e durante gli studi aveva abitato presso una famiglia molto amica del Domkapitular. Poi lei tornò in Italia ed entrò in convento ma rimasero in contatto. In uno scambio epistolare lei gli parlò della Fraternità e, nel 2006, il Domkapitular insieme al vicario generale andarono a Terlizzi a conoscere la comunità che a loro piacque moltissimo. Ci avevano offerto due o tre conventi, ma a noi questo parve il più adatto, anche perché il nostro fondatore era cappuccino.

In questi anni vi siete inseriti nel tessuto sociale della città diventando un polo di spiritualità non solo per gli italiani della zona ma per tutti. Come sta cambiando il servizio che svolgete verso la comunità italiana ad Aschaffenburg e a Würzburg, alla luce dei cambiamenti in corso in tutte le diocesi?

Evidentemente ci troviamo in un periodo di crisi economica nella chiesa, soprattutto nella diocesi di Würzburg, stanno tagliando dove possono e uno dei progetti del vescovo Franz Jung è quello di tagliare le spese per le comunità di altra madrelingua. Dei nostri due stipendi per le missioni italiane di Würzburg e di Aschaffenburg ne rimarrà solo mezzo, il restante un posto e mezzo che abbiamo sarà per sostenere la parrocchia tedesca di Obernau, frazione di Aschaffenburg. Di fatto non ci tolgono nulla ma cambia il tipo di impegno, le energie devono convogliare verso questa parrocchia.

Come si traduce concretamente questa riduzione di risorse?

Per esempio a Würzburg, dove celebriamo tutte le domeniche, dopo l’estate faremo solo due messe al mese. Qui ad Aschaffenburg torneremo a celebrare in italiano una sola al mese, adesso sono due. È vero che chi viene alle messe parla tedesco e quindi continuerà a venire anche se celebreremo in tedesco. Abbiamo poi una vivace attività pastorale, il gruppo sposi, i cresimandi, che andrà ridimensionata. È un bel gruppo che ci segue ed è affezionato alla Fraternità. Vedremo come fare, se ci sono anche dei laici che si impegnano, sarà una via percorribile.

Ospitate in convento ogni anno centinaia di persone che cercano spiritualità e comunità. Chiunque può venire?

Non solo, può ma è invitato a farlo. Forse per chi cerca solo silenzio non è il posto adatto perché l’unica condizione per venire qui è la disponibilità a partecipare alla preghiera comunitaria, ai pasti che sono sempre molto movimentati, festosi. Chi vuole, ma non è obbligato a farlo, può dare una mano in cucina, in giardino, partecipando anche così alla nostra vita, proprio per il valore che ha la partecipazione di sentirsi parte.

A proposito di condivisione, da alcune settimane la Fraternità francescana ospita sei persone dall’Ucraina: due mamme con due bambine e due donne anziane. Sor Antonella della Fraternità racconta che le donne con le bambine sono riuscite a lasciare la loro città, Kramatorsk, prima che la stazione dei treni venisse colpita dai missili (9 aprile). In convento sono al sicuro anche se le bambine sono sempre allarmate quando sentono il rombo di un aereo che si sta dirigendo verso l’aeroporto di Francoforte. Fortunatamente vanno a scuola, per le donne anziane è più difficile, hanno abbandonato una vita intera e poi c’è la difficoltà della lingua. Una delle due mamme invece parla francese, sor Antonella conosce un po’ di russo, ma lei con modestia dice che si intendono con il linguaggio del cuore.

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