Foto ©Daniele Messina

Il superevento mondiale detto „Fiera del Libro di Francoforte“ si è svolto anche quest’anno come da molti secoli a questa parte. Fondata per decreto dell’imperatore svevo Federico II, nel 1454 ebbe tra i visitatori l’umanista Enea Silvio Piccolomini, appassionato bibliofilo e futuro papa Pio II, che in una lettera privata descrisse come fosse rimasto impressionato positivamente dai primi esemplari della Bibbia quivi esposti al pubblico, che erano stati prodotti nella vicina Magonza da un certo messer Gutenberg, con un suo nuovissimo metodo automatico, poi detto „stampa“.

L’ospite d’onore di quest’anno, la Norvegia, ha allestito il suo spazio espositivo in maniera molto sobria e l’accoglienza del pubblico è stata affidata a vaghe, quasi eteree wikinghe. Il disvelamento dei più tetri abissi dell’anima nordica è stato affidato invece allo scrittore di gialli Jo Nesbø. Nel 2023 toccherà invece all’Italia di essere l’ospite d’onore.

Come ogni anno, il centro del reparto italiano è stato costituito da uno spazio per le conferenze detto „Piazza Italia“, dislocata nel salone 5.0 al piano terra (costa di meno). L’inaugurazione ufficiale è avvenuta alla presenza dell’ambasciatore Luigi Mattiolo e della sottosegretaria ai Beni Culturali Anna Laura Orrico, oltre che del Console generale di Francoforte Andrea Estebàn Samà e della direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia dott.ssa Maria Mazza, nonché dal presidente dell’AIE (Associazione degli Editori Italiani) Ricardo Franco Levi. L’11 settembre scorso, con una cerimonia ufficiale a Roma, alla presenza del Presidente della Repubbilca Mattarella, l’AIE ha celebrato il 150mo anniversario della sua fondazione. Annessa a Piazza Italia, l’AIE ha avuto un largo spazio espositivo, aperto e di libero accesso, che ha messo a disposizione di tante piccole case editrici che vi hanno installato ciascuna un proprio ministand, spesso con pubblicazioni molto interessanti. Anche quattro regioni italiane: Piemonte, Veneto, Lazio e Sardegna, hanno presentato nel loro spazio una serie di ministand concessi ai piccoli editori locali che sono una risorsa tutt’altro che disprezzabile. Il Veneto ha organizzato una lettura scenica dalle „mie stagioni“ di Giovanni Comisso per il cinquantenario della morte. Nicola Lagioia, presidente della Fiera del Libro di Torino, ha tenuto una interessante relazione sui successi della cultura italiana nel mondo ed ha esortato gli italiani a non fare gli „sciovinisti all’incontrario“.

I problemi ambientali hanno avuto il massimo rilievo grazie all’intervento di due protagonisti italiani: il giovane biologo Carlo Sgarzi, curatore dell’esposizione „La nazione delle piante“ e Lorenza Baroncelli, direttrice artistica della 22ma Triennale di Milano intitolata „Broken Nature: Design Takes on Human Survival“, che hanno parlato dapprima nella sede della Deutsch- Italienische Vereinigung sul tema „Uomo, Natura, Arte“, ed il giorno appresso in fiera.

La Romanfabrik, ovvero „fabbrica dei romanzi“ è una ex-tipografia di periferia trasformata in salone bar e riunioni. Qui si è svolto il primo incontro fra gli scrittori italiani e il pubblico. Pur senza voler denigrare i bravi Andrea Molesini e Giosuè Calaciura, bisogna riconoscere che il migliore fra tutti i relatori è stato indubbiamente Gianrico Carofiglio. Del suo ultimo romanzo „Le tre del mattino“, di cui è appena uscita la traduzione tedesca „Drei Uhr Morgens“ egli ha saputo sceverarne il contenuto con tanta immediata chiarezza che ha fatto venire a tanti il bisogno di comprarlo. Ma purtroppo in sala c’era in vendita quasi solo la versione tedesca. Dulcis in fundo, il doppio intervento di Stefano Benni, che si è presentato con la sua tranquilla sfrontatezza prima a Piazza Italia, e poi, la sera, in un vivace incontro con gli scolari alla Scuola Europea.

La casa editrice Mondadori si è ripresentata a Francoforte col suo scatolone vuoto che non offriva alla vista del pubblico nient’altro che pareti bianche. L’unico stampato concesso agli occhi dei visitatori è stato il catalogo dei „Meridiani“, che naturalmente nessuno si è fermato a leggere. Il grande pubblico fluiva attorno allo scatolone come attorno a un inutile ostacolo, per andare a vivificare tutti gli altri stand circostanti e molto più accoglienti. Chi osava entrarci dall’unica apertura praticabile -e sorvegliata a vista da una vigliante in servizio- veniva accolto con sguardi così freddi e ostili, che ci si sentiva trasformati all’istante in un kafkiano Gregor Samsa. E cosa mai si trovava custodito nell’interno? Un insieme di tavolini e sedie, essi pure bianchi, non più eleganti che in qualsiasi bar del Giambellino, e disperatamente vuoti come in un dipinto di Edward Hopper. È lecito domandarsi: che se ne farà Mondadori di tanto spazio espositivo costosissimo e inutilizzato? Se forse credeva di fare presenza in tal modo, imponendosi col suo contenitore vuoto sui poveri editorini circostanti, si sbaglia: poiché se il prossimo anno decidesse di non venire più a Francoforte, nessuno ne sentirebbe la mancanza.

Controesempio a quanto sopra, lo stand poco lontano del Vaticano. Era un’ampia struttura elegante, essa pure in bianco, ma che si presentava completamente aperta ed accessibile da tanti angoli diversi, sopraelevata è vero sopra un gradino, ma che offriva agli occhi dei visitatori che lo salivano magnifici libroni d’arte da sfogliare liberamente, e che permettevano di osservare dettagli dei celebri affreschi che si possono vedere solo da lontano. Purtroppo era piuttosto sottosviluppata la narrativa moderna: qualche enciclica e qualche memoria d’una suora.

Copiosa narrativa moderna e assai interessante, l’abbiamo trovata invece nello stand di Sellerio, piccolo ma molto ben organizzato con una scelta dei suoi oltre tremila titoli. Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario della sua coraggiosa fondazione ad opera di Elvira ed Enzo Sellerio, ed è stata attesa la presenza dell’erede Antonio Sellerio in persona, che però non è potuto venire. Molto accogliente anche lo stand di Adelphi, piccolo ma ricco di titoli interessanti, amorevolmente custoditi da un personale esperto con cui si poteva discutere anche sui particolari contenuti. Il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol ha offerto ai suoi visitatori un’amplissimo spettro di libri, dai giallonoir di Donato Carrisi alle inchieste clamorose di Gianluigi Nuzzi, alle opere del Premio Nobel Peter Handke alle memorie scientifiche di Bollati-Boringhieri, alla filosofia contemporanea di Slavoj Žižek, ecc. ecc. Il suo personale, però, è sembrato più esperto in marketing che dei libri stessi.

Lo stand di Laterza si è fatto promotore d’una lodevole petizione indirizzata al presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ed intitolata „Fermiamo il massacro dei curdi“. Vogliamo segnalare altri due stand dislocati più lontano da Piazza Italia, nel salone 3.1. Nel piccolo stand dell’Istituto Italiano di Cultura si trovava una buona scelta di narrativa contemporanea italiana e si veniva accolti e indirizzati da gentili e coltissime signore, sempre pronte a rispondere alle domande del pubblico. Nella sezione degli antiquari segnaliamo l’unico stand italiano, del libraio Solmi di Bologna. Anche qui lo spazio era poco, ma la passione grande. Nelle due vetrinette erano offerti degli splendidi manoscritti colorati con rari pigmenti, edizioni in diverso formato risalenti all’epoca di Enea Silvio Piccolomini, e manoscritti arabi e persiani che si aveva paura di toccare per non sciupare tanta meraviglia.

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