Revocata la libertà su cauzione al porporato australiano riconosciuto colpevole di abusi su due coristi minorenni quando era vescovo di Melbourne nel 1996. La sentenza definitiva il 13 marzo. Revocato dal Papa l’incarico di Prefetto della Segreteria per l’economia. Il padre di una delle vittime intenta una causa di risarcimento

In prigione e non più prefetto dalla Segreteria per l’Economia della Santa Sede. Il cardinale australiano George Pell, a ventiquattro ore dalla condanna per pedofilia a danno di due coristi minorenni avvenuta nel 1996 quando era arcivescovo di Melbourne, dovrà aspettare in cella la sentenza definitiva prevista per il 13 marzo. Mercoledì, infatti, gli è stata revocata la libertà su cauzione su decisione della County Court di Melbourne, a conclusione di un udienza pre-sentenza di condanna dove i legali delle due parti hanno presentato le argomentazioni conclusive. Dalla notte scorsa, Pell sarà detenuto nella Assessment Prison di Melbourne, in attesa appunto della sentenza prevista tra due settimane.

Il verdetto unanime di colpevolezza dei 12 membri della giuria della County Court dello Stato di Victoria è stato emesso l’11 dicembre dopo oltre due giorni di deliberazione, ma reso pubblico solo martedì, una volta decaduto l’ordine di riservatezza emesso in proposito.

Nella serata stessa di martedì il portavoce ad interim della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha fatto sapere tramite un tweet che il cardinale non è più il prefetto della Segreteria per l’Economia, il “Ministero del tesoro” del Vaticano, istituito dal Papa nel 2014 per gestire i conti del Vaticano. Pell era in congedo dall’incarico dal giugno 2017, dopo aver accordato con il Pontefice di recarsi in Australia per difendersi al processo che lo vedeva imputato. Pell dal 2013 al dicembre scorso ha fatto parte anche del consiglio dei 9 cardinali (C9) voluto e istituito da Francesco per aiutare il Pontefice nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa universale.

Il papa vieta a Pell l’esercizio pubblico del ministero e il contatto con i minori

La questione della condanna del cardinale australiano, che ora ha 77 anni, dal 2001 al 2014 arcivescovo di Sidney, arriva a pochi giorni di distanza dal summit mondiale sulla pedofilia voluto da papa Francesco in Vaticano.

La reazione del Vaticano alla condanna di Pell è stata esplicitata in una nota del portavoce ad interim Alessandro Gisotti: «Una notizia dolorosa che, siamo ben consapevoli, ha scioccato moltissime persone, non solo in Australia.

Come già affermato in altre occasioni, ribadiamo il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane», ha dichiarato Gisotti, unendosi a quanto dichiarato dal presidente della Conferenza episcopale australiana, l’arcivescovo di Brisbane Mark Benedict Coleridge. In attesa del giudizio definitivo, «ci uniamo ai vescovi australiani nel pregare per tutte le vittime di abuso, ribadendo il nostro impegno a fare tutto il possibile affinché la Chiesa sia una casa sicura per tutti, specialmente per i bambini e i più vulnerabili».

«Per garantire il corso della giustizia», ha aggiunto Gisotti, il Papa «ha confermato le misure cautelari già disposte nei confronti del cardinale George Pell dall’ordinario del luogo al rientro dello stesso Pell in Australia. Ossia che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al card. Pell sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età».

Infine, nella giornata di mercoledì, Gisotti ha affermato che «dopo la sentenza di condanna di primo grado, la Congregazione per la Dottrina della Fede si occuperà ora del caso nei modi e con i tempi stabiliti dalla normativa canonica».

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