Ivan ha di nuovo dimenticato le note a casa. “No, così non va,” lo apostrofa il direttore dell’orchestra, ”non puoi suonare quello che pensi che vada bene per te, devi rispettare le note che avevamo deciso l’ultima volta… forza proviamo di nuovo!” Intanto il trombonista fa sbuffare il suo strumento in segno di sconsolatezza e la sassofonista leva gli occhi al cielo.
C’è anche chi sghignazza sottovoce, ma nessuno da in escandescenze. Ivan, intanto, sorride sornione e con calma riprova a soffiare nella sua tromba – due, tre volte, ok, ora va bene. Anche il direttore sorride. Poi da il segno d’inizio e improvvisamente tutti sono concentratissimi: due passaggi di pianoforte, one, two, three… e la musica inizia con determinazione. Il ritmo è trascinante, l’arrangiamento del brano è originale, creato insieme dal direttore e dall’orchestra. Il gruppo, questa sera, è formato da undici musicisti, ne mancano sette. “È normale,” mi dice Alessandro Palmitessa, “alcuni vengono da fuori Colonia, un paio non stavano bene… ma alla fine riusciamo sempre a mettere su un bel repertorio, dove ogn’uno trova il suo ruolo.”
Gli chiedo di Ivan… “Un ragazzo a posto, è un rifugiato che non ha lavoro (perché non può lavorare e studiare per la legge tedesca) e per lui fare musica è un mezzo per creare il suo nuovo mondo. È un bravissimo trombettista, solo che era abituato a suonare in un altro tipo di orchestra. Deve conoscere il nostro stile e non è semplice abituarsi, ci vuole tempo e tanta pazienza per lui e per l’orchestra.” Attenzione per chi ha problemi, ma in particolare tenacia e soprattutto voglia di creare: questi i concetti che sembrano caratterizzare quest’orchestra che di tradizionale non ha nemmeno il nome: MenschenSinfonieOrchester – orchestra sinfonica degli esseri umani.
L’idea di creare una simile orchestra l’ebbe Alessandro Palmitessa esattamente quindici anni fa. Per arrivare a metterla in pratica gli ci vollero due anni, ma alla fine, nel 2001, ecco il primo gruppo di “esseri umani” che suonavano insieme: erano tutti, per prima cosa, musicisti di talento. Però molti erano senza fissa dimora, cosiddetti senzatetto, altri avevano problemi di droga o di alcol, altri erano disabili.
C’erano poi anche dei musicisti di professione, spronati dal loro senso del sociale e dall’idea di metter su un qualcosa che non era mai esistito prima. “Fu possibile realizzare il progetto grazie all’appoggio e al sostegno del pastore Hans Mörtter della Martin-Luther-Kirche di Colonia, che ci mise a disposizione una sala adiacente alla chiesa dove provare, e ci aiutò a contattare artisti come per esempio Markus Stockhausen, Klaus der Geiger, Brings – artisti di fama nazionale e internazionale che hanno favorito il nostro ingresso nella scena musicale.” Racconta Alessandro Palmitessa. Lui stesso, tra parentesi, è un musicista professionista che gode di grande reputazione (è tra l’altro anche il direttore artistico del festival italo-tedesco “ITALIANA Kulturbrücke am Rhein” a Colonia).
“Quando arrivai a Colonia ebbi delle esperienze che mi misero a contatto con il mondo dei senzatetto, con quella parte della società formata da gente con grandi problemi sociali…” racconta Alessandro Palmitessa “Sentii la necessità di dover fare qualcosa, ma non sono un assistente sociale, non ho nessuna formazione in tal senso. Però sono un musicista e così notai che tra queste persone si nascondevano degli incredibili talenti musicali. Perché, allora, senza scadere nel pietismo, non dar loro una possibilità di esprimersi attraverso quello che meglio sapevano fare? Era una sfida con me stesso e l’accettai.” Nacque così, pian piano, la MenschenSinfonieOrchester, un’orchestra che nei suoi tredici anni di vita ha partecipato a innumerevoli concerti anche fuori della Germania e ha prodotto tre CD di alta qualità artistica. Nel 2005 l’orchestra vinse anche il premio della SparkassenKulturstiftung Rheinland.Köln-Bonn.
“La Menschensinfonieorchester si basa su un concetto di collettività,“ sottolinea Alessandro Palmitessa, “che non va confuso con quello della carità. Abbiamo musicisti che hanno studiato musica, altri suonano a orecchio. Importante è che si identifichino con l’orchestra stessa e che sappiamo essere ad essa funzionali. Il tutto viene ritagliato in modo che ognuno abbia una posizione importante nell’interno dell’orchestra.” Un concetto caro ad Alessandro Palmitessa è quello del sarto: “Non creo prima il vestito musicale e poi cerco di infilarci dentro l’orchestra, il vestito lo tagliamo insieme durante le prove e poi lo affiniamo rispettando le nostre capacità – è la differenza tra un vestito comprato già pronto e quello fatto su misura.” E la cosa sembra funzionale bene. Tutto ok, allora? Niente problemi? Naturalmente no. “Ci sono prove che scorrono perfette,” racconta Alessandro Palmitessa, “in altre si fa fatica a trovare un ritmo comune. In genere è più facile lavorare con musicisti che hanno problemi di alcol che con quelli che prendono droghe, ma molto dipende da come la persona sa gestire il suo momento.“
E naturalmente anche dalla motivazione che il musicista ha avuto per aderire all’orchestra. E i motivi sono molto diversi, almeno secondo la loro personale percezione: “Suono l’armonica e canto,” racconta Gerhard, “sono qui e voglio rimanerci perché trovo l’ambiente straordinariamente creativo.” Mathes, il trombonista, è nell’orchestra già dai primi anni: “È divertente, i viaggi che abbiamo fatto insieme, il caos di alcuni giorni, bah, ci vuol pazienza, ma alla fine ci divertiamo tutti.” Asle è di origine turca e suona il flauto traverso: “Qui s’incontrano persone così diverse tra loro, con tanti problemi diversi, ho pensato che in un gruppo così pazzesco ci sto bene anch’io, siamo tutti pazzi!” Asle ride di se e degli altri, ma è proprio questo che accomuna i musicisti dell’orchestra sinfonica degli esseri umani: ognuno ha comprensione per i problemi degli altri, nessuno giudica, vivono in una sana autoironia e questo li unisce.
“La MenschenSinfonieOrchester è unica,” sottolinea Alessandro Palmitessa, “perché è quasi impensabile in una società nella quale si tende a dividere e a mettere etichette – gli alcolizzati, i drogati, i senzatetto ecc. – realizzare un progetto che veda tutte queste figure lavorare insieme. Io ho pensato di abbattere queste barriere. Così chi viene con il suo problema in quest’orchestra, paradossalmente, vive un senso di normalità.” Se all’inizio l’orchestra vedeva un numero preponderante di musicisti senzatetto, oggi vi si trovano anche persone diversamente abili, come per esempio un sassofonista non vedente, e rifugiati di diverse nazionalità. E sono proprio l’eterogeneità culturale e gli interessi diversi dei musicisti che determinano la musica che contraddistingue la MenschenSinfonieOrchester.
In essa si ritrovano tutti i generi musicali, dal pop al jazz, dal rock alla musica classica. Wordmusic, Weltmusik, Musica dal mondo. Quindi generi che risentono dell’influenza europea, ma che rispecchiano anche accenti di altri continenti. Un simile progetto, è ovvio, non si regge senza finanziamenti: in passato esso è stato sostenuto dal Ministero degli affari sociali del Nordreno-Vestfalia e attualmente sono alcuni privati che ne rendono possibile l’esistenza. Ma la situazione è grave ed è necessario un sostegno finanziario immediato. Vogliamo sperare che anche nei prossimi anni si trovi il modo per far sì che una tale iniziativa – vera realizzazione di una umana comprensione oltre le frontiere delle nazioni e del sociale – possa ancora rimanere attiva e svilupparsi.
Foto: Alessandro Palmitessa nato ad Atina (Fr) nel 1969 – è clarinettista, sassofonista e compositore. Ha conseguito i diplomi di Musica Jazz e Saxofono Classico presso il Conservatorio “N. Rota” di Monopoli (Bari). Presso l’associazione Siena Jazz ha ricevuto una borsa di studio e ha frequentato il corso triennale d’Alta Qualificazione Professionale di Musica Jazz e Derivazione Contemporanea, conseguendo la qualifica di musicista jazz.