Professor Bolaffi, per parafrasare il titolo del suo ultimo libro, dove ha battuto il cuore elettorale della Germania?
Ha battuto su una idea di stabilità democratica, di europeismo convinto ma non utopistico, e ha premiato una leadership, quella di Angela Merkel, che ha governato un momento difficilissimo della vita europea, segnato dalla crisi dell’euro, una crisi che a un certo punto ha rischiato di far crollare l’edificio europeo.
In questa netta vittoria della Cdu-Csu, quanto ha pesato il profilo personale di Angela Merkel?
Nella società mediatica, il profilo del leader è fondamentale. Nel caso della Merkel, lei ha utilizzato un linguaggio rassicurante e comprensibile. È noto il famoso esempio di quando le fu posta una domanda sulla crisi dell’euro. Rispose che questa crisi dipendeva dalle politiche sbagliate di alcuni Paesi che avevano un debito eccessivo. Anche una casalinga di una regione del Sud della Germania, aveva sottolineato la cancelliera, sa che non si può spendere di più di quanto si guadagna….
A contrastare la cancelliera, ci ha provato Peer Steinbrück, il leader della Spd.
Steinbrück è stato un ottimo ministro delle Finanze nella precedente “Grosse Koalition”, ma da leader di partito non si è rivelato all’altezza. Ha mostrato una alterigia molto “amburghese”, che lo ha reso distante da tantissimi cittadini “normali” tedeschi. In più, c’è da dire, che Steinbrück non è riuscito a parlare, e a convincere, l’elettorato centrista, nonostante la sua biografia politica e il suo trascorso da ministro non lo indicavano certo come un pericoloso estremista. Questa non vittoria della Spd è tanto più grave se rapportata ad una situazione in cui tutti riconoscevano e riconoscono, compresa la Merkel, che in Germania, oltre che in Europa, esiste una grave questione di giustizia sociale. Ma evidentemente la Spd non ha saputo intercettare questa domanda di giustizia sociale».
Ed ora?
È evidente che la soluzione sembra essere quella della “Grosse Koalition”, ma con una differenza sostanziale con la volta precedente, quando i due partiti – Cdu/Csu e Spd – erano grosso modo alla pari. Oggi, invece, a dare le carte sarà comunque Angela Merkel, la quale, tutto sommato, potrebbe anche minacciare, sempre che non ottenga la maggioranza assoluta dei seggi, di allearsi, ad esempio, con i Verdi, mentre la Spd non potrà usare la carta di una possibile alleanza rosso-rosso-verde, per far pesare le proprie richieste».
Il voto tedesco visto in chiave-Europa.
Non credo che ci sarà un grande cambiamento di strategia. Ritengo che la Merkel continuerà sull’idea, che lei ha molto chiara, di costruzione dell’Europa; una costruzione che passi per un processo di progressiva omogenizzazione delle aree economiche. Ciò implica che la cancelliera dovrà puntare a un processo di riforme dei Paesi oggi in difficoltà economiche. Ovviamente, la Merkel sa che ci saranno momenti di difficoltà. Una delle possibili prospettive, potrebbe essere quella di un allentamento dei vincoli interni di bilancio, favorendo una domanda interna al Paese, con l’aumento dei salari e con l’introduzione del salario minimo garantito. E questo potrebbe aiutare i Paesi in difficoltà, e tra questi anche l’Italia, aumentando le importazioni da parte tedesca. Oggi è possibile sostenere che l’Europa di “germanizza” proprio e nella misura in cui la Germania si è completamente e convintamente “europeizzata”. Liquidare definitivamente la questione tedesca significa infatti costruire finalmente l’Europa. E la Germania, e lo stesso voto in qualche modo lo conferma, ha la forza, l’interesse e soprattutto la necessità storica e morale per farlo».
L’AfD non è entrata in Parlamento…
È il segnale che in Germania non esiste, diversamente da molti altri Paesi europei, un forte movimento populista anti-europeo. L’idea che la Germania sia il cuore dell’antieuropeismo, viene clamorosamente smentita dal voto. Cosa diversa è, invece, capire quale idea di Europa ha la Merkel, e in fondo anche la Spd, e se questa idea è la stessa che anima gli altri partner europei».
A questo proposito: il primo a congratularsi con la Merkel, è stato il presidente francese, Francois Hollande. Come leggere questo dato?
Come la conferma disperata che la Francia, un Paese in forte difficoltà economica, ha di non perdere un rapporto privilegiato con la Germania; un rapporto che negli ultimi tempi è stato sottoposto a forti tensioni».