Gentile cancelliera Angela Merkel, le invio una richiesta che è il frutto delle grandi difficoltà che incontra chi decide di fare cultura in Italia”. Inizia così la lettera che Antonio Manfredi, direttore del Contemporary art museum (Cam) di Casoria, nella periferia di Napoli, ha inviato l’1 febbraio scorso alla Cancelliera della Repubblica federale tedesca.
Stufo di “due anni di minacce, chiamate e atti vandalici per colpa della sua programmazione anti-Camorra”, Manfredi ha avuto un’idea originale: chiedere asilo politico-artistico alla Germania e portarsi lì il museo con le sue 1000 opere, dal valore stimato di 10 milioni di euro. La notizia potrebbe suonare strana se non fosse che si tratta di una richiesta disperata di aiuto. La lettera spiega che il museo si trova in “difficoltà economiche, tecniche e sociali” e rivela che le autorità locali, regionali e nazionali “hanno ignorato completamente” le richieste di aiuto ricevute.
“Solo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ci ha fatto caso. Questo certo consola, ma non basta”, ha confessato Manfredi. “So che chiedere asilo per un museo può sembrare un gesto estremista”, ha spiegato l’artista e Direttore, che decise di fondare il Cam cinque anni fa. “Alcuni lo vedranno come una mera provocazione; però per noi è l’unica possibilità di salvare il patrimonio di arte contemporanea di altissima qualità che contiene; patrimonio abbandonato dalle sue autorità, sottoposto a continue minacce e che noi non possiamo proteggere in maniera adeguata”.
Casoria è una piccola cittadina, sporca e sperduta, situata a circa 20 chilometri a sud di Napoli. È molto vicina a Pompei, diventata, con i suoi ricorrenti crolli, il simbolo della negligenza del Governo italiano nei confronti del patrimonio culturale. Come raccontava il romanzo-reportage di Roberto Saviano, Casoria è puro territorio “Gomorra” e forma parte del triangolo della periferia napoletana conosciuto per i clan della Campania. “Aprimmo qui proprio perché è terra di Camorra, per responsabilità morale di fronte ad un territorio malato”, ha ricordato Manfredi. La cittadina, un paio di anni fa, era già entrata nelle cronache internazionali perché lì viveva giustappunto Noemi Letizia, la ragazza che fece scalpore per aver invitato al suo diciottesimo compleanno il primo ministro Silvio Berlsuconi.
La missiva di Manfredi spiega alla Merkel che prima di scriverle ha chiesto “l’attenzione e protezione a tutte le istituzioni italiane: al ministero dei Beni culturali, a quello degli Interni, alle forze di polizia e ai prefetti. Però, disgraziatamente in Italia l’ultimo problema sembra essere quello della cultura”. Intanto, il museo va avanti senza sovvenzioni pubbliche: i suoi dipendenti sono volontari e riesce a rimanere aperto grazie ai contributi di “alcuni illuminati patrocinatori privati”.
Il suo fondatore racconta che la scelta della Germania è motivata dal fatto che “il Paese è l’unico in Europa a non aver fatto tagli alla cultura; è un Paese sensibile che cerca qualità nelle sue iniziative culturali e le sue Istituzioni e la sua società mantengono ancora una propensione al rispetto del bene pubblico”: Al momento, come ultimo gesto di speranza, i lavoratori del museo hanno appeso una bandiera della Repubblica federale tedesca nella facciata dell’istituto.