Va bene che il nostro “Corritalia” è abituato in nome del pluralismo ad ospitare le opinioni di tutti, ma una simile ricostruzione così accanitamente antirisorgimentale non me l’aspettavo. Poi, leggendo e rileggendo, ho capito che dietro ci doveva essere un positivo intento pedagogico: suscitare reazioni e polemiche e mostrare fino a che punto si possa manipolare la storia patria ad uso e consumo delle proprie ideologie e dei propri interessi partitici.
Ma procediamo con ordine: gli autori cominciano definendo l’unificazione nazionale avvenuta nell’Ottocento «una delle peggiori sciagure» capitate ai cittadini della Penisola. Danno per scontato che Garibaldi e Mazzini fossero legati alla massoneria inglese e sputano pure sul tricolore in quanto «simbolo massonico». Tutti i mali venuti dopo, dal brigantaggio alla mafia, dalla corruzione all’emigrazione di massa, dagli sprechi pubblici al fascismo, sono figli dell’impresa di Garibaldi.
I Savoia erano una dinastia di criminali che ha deciso di annettersi il Sud distruggendone l’economia. Da tempo gli storici hanno evidenziato i grossi limiti politico-strategici della dinastia sabauda, ma nessuno può arrivare al punto di definirli dei precursori del nazismo, attribuendo loro nientemeno che «l’invenzione dei Lager». Non è il caso ora di analizzare ogni affermazione estemporanea e non suffragata da alcuna dimostrazione che i due autori scrivono. Veniamo al nocciolo della questione, quello che ha a che fare con l’attualità politica.
Nell’ottica di questi leghisti vige la contrapposizione tra Stato unitario e federalismo. Il regno d’Italia nato nel 1861 si costituì come Stato unitario, negatore dell’ideale federalista. A quel modello contrappongono la Serenissima Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova, indicate come esempio di buon governo autonomista. Ma evidentemente gli autori non sanno che la Repubblica di Venezia era finita da un pezzo (1797) quando si compì il processo risorgimentale e che gli abitanti del Veneto vivevano sotto la dominazione dell’imperatore austriaco e non del loro doge. Infatti, per loro la lotta risorgimentale fu anche e soprattutto lotta per liberarsi dalla signoria straniera.
Confesso che quando ero ragazzino e i miei maestri a scuola raccontavano le vicende risorgimentali con tanta enfasi e retorica provavo un certo fastidio. Quel tipo di patriottismo suonava idilliaco e certamente mascherava i numerosi errori compiuti, le diverse linee d’azione strategica che erano in campo.
Ma quando ascolto interpretazioni come quella leghista, quando vedo che il federalismo per loro significa rimpiangere la divisione pre-unitaria della penisola in tanti Stati e Staterelli autonomi, più o meno grandi, ciascuno con la sua moneta, le sue leggi e i suoi vessilli, allora mi viene voglia di sventolare il tricolore e di cantare a squarciagola l’inno di Mameli.
Caro Gherardo, tu stesso lo dici. Il nostro Corritalia è abituato in nome del pluralismo ad ospitare le opinioni di tutti. Inoltre, come aggiungi tu ancora, dietro c’è sempre l’intento di suscitare reazioni e polemiche. Ciao mm