Egregi colleghi, ho appreso come tutti voi dalla relazione del governo che anche il Consolato generale di Amburgo verrà accorpato a quello di Hannover, mentre fino a due giorni fa le notizie erano diverse, e pareva che anche ad Amburgo fosse possibile la istituzione di uno sportello consolare come quelli approntati a Norimberga e a Saarbrücken.
La sorpresa è grande, e sottolinea ancora il metodo che l’Amministrazione adotta: prende decisioni unilaterali, non concordate, sulla testa del territorio e alla faccia del buon senso. Sono costernato anche perché penso alla buona volontà dimostrata dagli italiani del luogo, che avevano accettato una degradazione così radicale –da Consolato generale a sportello consolare- pur di mantenere in vita sul luogo i servizi essenziali.
Neppure di questo sono stati ritenuti degni dall’Amministrazione. E ciò nel segno della “modernizzazione” e nel segno del risparmio. Di “modernizzazione“ parleremo poi con quei connazionali costretti a farsi centinaia di chilometri per un documento, e questo vale in Germania tanto per Amburgo quanto per Mannheim. Ma vale anche per gli altri consolati in Europa e nel mondo, chiusi o in vista di chiusura. Quanto al risparmio, sappiamo che non c’è, e per dimostrarlo vorrei citare come esempio per tutti, alcuni dati relativi alla già Agenzia consolare di Mannheim. Lo cito come esempio perché vista la sorpresa di Amburgo non ho avuto la possibilità di raccogliere i dati relativi a quel Consolato.
L’Agenzia consolare di Mannheim ha operato dal 1976 con un organico di sette impiegati, tra cui un agente consolare, tre impiegati a contratto e tre di ruolo. I costi di affitto per la sede erano di 2.025 euro mensili, per un totale di 24.300 euro annui. 8.100 euro annui venivano spesi per oneri accessori. 2.024 euro annui per la luce; 1.920 per il telefono; 500 euro annui di assicurazione terzi, 3.000 euro all’anno per le pulizie; 1000 euro all’anno di manutenzione e cancelleria. In totale, l’Agenzia consolare di Mannheim costa al contribuente italiano la somma di 40.844 euro all’anno, e questo è anche il risparmio che lo Stato si può aspettare dalla sua chiusura, visto che il personale non viene licenziato. Una cifra che definire ridicola è poco. Per contro l’Agenzia serviva circa 20.000 connazionali (di cui 17.039 iscritti all’anagrafe).
L’Agenzia stava al centro di una regione –quella del Rhein- Neckar- tra quelle a più alto sviluppo industriale d’Europa, e tra i primi partner commerciali del Paese. Era il punto di riferimento di circa 500 tra imprenditori e liberi professionisti italiani, dei ricercatori delle università di Mannheim e Heidelberg e dei militari della Nato di stanza in loco, tra cui un Generale di brigata. In questo senso sono stati erogati dall’Agenzia nel 2009: 1085 passaporti, 1035 atti tra notarili, nascite e matrimoni.
Faccio presente poi che contro la chiusura dell’Agenzia si sono schierate le maggiori personalità del luogo, nella cultura così come nella politica locale nazionale tedesca, basti citare l’ex ministro per gli Affari esteri della Repubblica federale, Steinmeier. In più, si sono schierati contro tutti i partiti tedeschi: tanto la Democrazia cristiana tedesca, quanto il Partito socialdemocratico. Costoro, così come anche gli italiani della zona, si sono chiesti: Perché? La risposta venne fornita dal sottosegretario Mantica in una audizione il 4 marzo del 2009: di un provvedimento di risparmio.
Allora tutti si sono dati da fare per cercare di offrire un contributo a quest’Amministrazione, perché potesse risparmiare qualcosa di questi quarantamila euro e rotti. Il sindacato Dgb ha offerto una sede a sole 500 euro al mese. Un bel risparmio… Risposte dell’Amministrazione: zero. Allora anche la città di Mannheim ha offerto un contributo: una sede gratis, con solo l’onere delle spese di pulizia. Risposte della nostra Amministrazione: zero. Il senatore Mantica rimaneva nella sua prospettiva: bisogna risparmiare. Ma risparmiare che? Facciamo allora due conti delle spese fatte per “risparmiare”.
Il trasferimento a Francoforte di due unità di personale è costato all’Amministrazione 6800 euro. A Berlino è stata trasferita una unità: 2.900 euro. A Friburgo una unità: 5000 euro. A Stoccarda due unità: 10.000 euro. In tutto 24.700 euro sono andati solo per spese di trasferimenti, abbastanza per mantenere la sede a Mannheim per altri 10 anni, una volta accettata l’offerta della città. Allora qualcuno più esperto di me in finanze dovrebbe spiegarmi cosa intendeva il senatore Mantica quando nel marzo del 2009 parlava di risparmio.
Ci dev’essere qualcosa che non ho capito in tutta la questione, e vorrei capire meglio, perché quando tornerò a casa saranno proprio queste le domande che mi verranno fatte, e non solo a Mannheim, ma anche ad Amburgo, dove la situazione è analoga. Dov’è il risparmio? Vi ringrazio per l’attenzione.