I sacrifici sono «necessari » ma basta con lo spreco di denaro pubblico. È il monito del procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, durante la requisitoria nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2009.
«Se è necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche quelle più deboli, appare ancor più necessario affrontare con decisione e concretezza i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di pubblico denaro, come la gran parte del Paese, che conserva grandi capacità realizzative, forte impegno di lavoro, autentico spirito di solidarietà e di sacrificio e soprattutto assoluto e convinto rispetto dei principi della Costituzione e della democrazia e che quindi dispone di risorse vere per uscire dalla crisi, invoca da tempo». Inoltre la Corte dei Conti «boccia» la struttura «pletoriaca» di Regioni ed enti locali «ripartita in numerosissimi e spesso inutili centri di spesa» che «richiedono soprattutto erogazione di stipendi, gettoni ed emolumenti vari per una moltitudine di amministratori, manager pubblici, consiglieri e consulenti» e che hanno «un elenco di attività utili sovente a procurare unicamente opportunità di una comoda collocazione a soggetti collegati con gli ambienti della politica».
È quanto afferma il procuratore generale Mario Ristuccia nella sua requisitoria del giudizio di parificazione sul rendiconto dello Stato per il 2009 nella quale mette in risalto la struttura decentrata divisa spesso in numeresissimi «centri, autorità, enti, agenzie, commissioni, comunità, società miste, istituti, scuole ecc.». Poi passa agli esempi: l’apparato burocratico delle Province costa 43 euro per ogni cittadino, mentre in Calabria il costo è quasi il doppio (83,5).
«Tra le spese delle Province – afferma il procuratore – quella più rilevante attiene alla funzione di amministrazione generale, per cui in media il mantenimento dell’apparato burocratico delle Province costa al cittadino circa 43 euro pro-capite (nella Regione Calabria 83,5 euro)». Poi è stata la volta del presidente di Sezione della Corte dei Conti, Gian Giorgio Paleologo. Nel suo intervento, durante il giudizio di parificazione sul rendiconto dello Stato per il 2009, ha detto che con la manovra economica attualmente al vaglio del Senato è «elevato il rischio di un impatto di segno negativo sulla crescita economica».
Questa minor crescita stimata in uno 0,5%, da qui al 2013, porta al «rischio di un assottigliamento degli effetti attesi sul disavanzo soprattutto per via della flessione del gettito fiscale connessa ad un più basso livello di attività economica». Poi Paleologo stima nei cinque anni tra il 2009 e il 2013 il maggior gettito atteso dalla lotta all’evasione fiscale in circa 37 miliardi. «Si tratta di dimensioni rilevanti – dice Paleologo – che certamente non esauriscono gli ampi spazi che il fenomeno evasivo presenta nel nostro Paese»