La cosa è stata salutata da molti come progressista e nel segno dei tempi. Una questione piuttosto bizzarra, di fronte alla quale molti si sono domandati cosa è moderno, cosa è di rottura, come si diceva una volta; mentre pochi si sono domandati, mi pare, quale sia veramente l’interesse della bambina.
Ora, a me, personalmente, di essere giudicato progressista o conservatore, interessa poco. Questo mi permette forse uno sguardo più distaccato a tutta la vicenda. Partendo dalla mia esperienza personale. Io ho la fortuna di avere tre figli, il cui sviluppo psicologico, affettivo ed intellettuale ho seguito e seguo con passione. Ho scambiato con loro i miei momenti più belli. Ho imparato a conoscerli, a vedere le differenze nei loro caratteri; a capirli, per quanto un genitore può capire i propri figli. Ho parlato con loro quando erano piccoli e continuo a parlare con loro anche ora che sono più grandi.
Li ho osservati crescere; sono stato e sono tuttora orgoglioso di loro. Insomma, so cosa significa essere genitore, e di una cosa sono convinto. I miei figli hanno avuto bisogno, per crescere bene, di un padre e di una madre. Hanno potuto vedere le differenze tra i ruoli sessuali, tra le personalità. Hanno saputo da subito che c’è differenza tra un uomo ed una donna. Di questo, tra l’altro, non sono convinto soltanto io. Sfido chiunque a trovare un solo psicologo dell’infanzia, o un solo libro di psicologia dell’infanzia, che possa sostenere il contrario: e cioè che sarebbe la stessa cosa se un bambino ha due genitori dello stesso sesso, o se ha due genitori di sessi diversi.
Però di tutto questo: della normale esperienza di genitori; esperienza che, forse, anche i giudici del tribunale di Bologna hanno, o della normale scienza pedagogica; di tutto questo, dicevo, non si è tenuto conto nel corso della procedura. Il Procuratore della Repubblica di Bologna ha impugnato la sentenza, perché essa, a suo avviso, non rispetta alcune norme procedurali. Egli non fa alcuna questione morale o psicologica, ma contesta il procedimento con motivazioni esclusivamente giuridiche. Anzitutto –afferma- il tribunale da l’affidamento a due persone che vivono, o almeno hanno la residenza, in due posti diversi.
Quindi una coppia non è costituita. Il secondo dubbio procedurale riguarda il fatto che il permesso per l’adozione è stato richiesto soltanto alla madre naturale, non ad entrambi i genitori, e ciò perché il padre vive all’estero. Infine sembra che non sia stata fatta la ricerca su altre possibilità di adozione più adatte; cosa che invece è prevista dalle normative. Una bambina sana di tre anni non ha infatti assolutamente difficoltà a trovare una normale coppia di genitori adottivi, pur in presenza delle molte restrizioni normative vigenti. Insomma, l’impressione è che la sentenza sia stata notevolmente spinta; che non si siano cercate soluzioni alternative. Questo mi rafforza molto nell’idea che si sia trattato di una sentenza le cui motivationi hanno poco a che fare con l’interesse ed il bene della bambina.
Questo mi dispiace. Mi dispiace molto per quella bambina che diventa un mezzo in un gioco politico che non può capire. Mi dispiace che la sua fiducia nel mondo degli adulti venga così disattesa, tradita in nome del suo presunto benessere. Mi dispiace vedere tanta gente a cui non interessa niente di ciò che ella prova, pensa, proverà o penserà. Quello che conta è utilizzare una bambina di tre anni come manifesto del progressismo. Come leva di Archimede per cambiare una situazione sociale.
Questo sacrificio al Moloc delle primavere del progresso non mi pare molto diverso da quello che si faceva e si fa sugli altari sanguinari di tante religioni tribali. Qualcuno mi dirà che è meglio l’adozione in una coppia omosessuale piuttosto che nessuna adozione. Vorrei rispondere che sarebbe ancora meglio allentare le regole rigide della legge sulle adozioni per permettere a tanti più bambini di avere una famiglia, e a tanti più genitori che lo vorrebbero, di avere un bambino da allevare. Ma mi rendo conto che questi sono forse discorsi di un genitore; non sono certo discorsi politici.
A me interessa zero quello che persone adulte e consensienti fanno nel loro letto. Ma tirare dentro bambini in storie di solitudine esistenziale di adulti, lo trovo immorale. Farlo, poi, in nome del politicamente corretto, lo trovo disgustoso. Ma tant’è: c’era bisogno di una leva di Archimede, di un manifesto, di uno slogan, e i Talibani del progresso li hanno trovati.