Quando Marco Fedi nel suo intervento ha detto che "il nostro interlocutore non è il Governo, ma la Farnesina. E il Ministero degli Esteri non dico che è un avversario, ma lo sta diventando" non si aspettava di essere contraddetto dal Cgie. Quasi tutti i consiglieri, in pratica, hanno detto che la Farnesina è già l’avversario degli italiani all’estero.
Un dibattito partecipato, quello nella Sala del Mappamondo, seguito agli interventi introduttivi di Marina Sereni ed Elio Carozza e a quello dei parlamentari. Una sequenza che non è piaciuta ad Alberto Di Giovanni (Canada), secondo cui più spazio andava dato al Consiglio generale, che ha subito lasciato i lavori.
Gli altri sono rimasti, più o meno tutti, fino alla fine.
Critico con Marina Sereni, Carlo Consiglio (Canada) ha sostenuto che col suo intervento la vice presidente della Camera ha dimostrato di "non conoscere i temi cari agli italiani all’estero, né che le nostre battaglie sono altre. avrei voluto far notare alla Vice presidente (che ha dovuto lasciare l’audizione per partecipare al convegno sul femminicidio organizzato dalla Presidente Boldrini – ndr), lo schiaffo che la burocrazia del Mae ha dato al Parlamento: mi riferisco alla mozione approvata che disponeva che il Ministero non avrebbe più chiuso sedi consolari, senza aver prima ascoltato il Parlamento. Il Mae ha fatto proprio così". E che dire sul voto elettronico per il rinnovo dei Comites? Un’altra "imposizione" del Mae che farà sì che "andrà a votare il 3% dei connazionali". Un dato che Consiglio ha maturato dopo una recente riunione ad Ottawa: "un console si è rallegrato perchè in due mesi era passato ad avere da 540 a 740 indirizzi email. Peccato che nella sua circoscrizione ci sono 66mila iscritti all’anagrafe! Ci avviamo ad una partecipazione irrisoria! Diciamo al Parlamento che il Mae ci sta imponendo una strada per farci dire, alla fine, che il nostro voto non serve più".
Molto critica anche Silvana Mangione (Usa), vicesegretario dei Paesi anglofoni extra Ue: "non riusciamo a capire il criterio che sta alla base delle chiusure consolari, non se ci dicono che chiudono consolati per aprirne altri di valenza economica: Edmonton è stata chiusa dopo la scoperta del giacimento petrolifero più esteso del Nord America. Ora altri Paesi hanno aperto consolati e addirittura ambasciate! Durban è l’unico porto importante dopo Suez; Newark è il secondo porto commerciale dove approdano navi con prodotti italiani per la costa Est degli Usa; stessa cosa potrei dire per Brisbane in Australia. Perché aprire in Vietnam deve significare chiudere tre consolati parimenti importanti? Al Ministero pensano che la presenza già radicata all’estero può essere sostituita tout court dalla nuova emigrazione, che invece stanziale non è più. Sollecito dunque Cgie e Parlamento a rivolgersi al Cnel su un’analisi economica come quella dell’88: allora si parlava del valore delle rimesse. Oggi dobbiamo fare il conto su indotto, importazioni, turismo, costruzioni chiavi in mano all’estero, investimenti".
Farnesina sotto accusa anche da Valter Della Nebbia (Usa) secondo cui il Ministero "ha impostato un discorso burocratico per proteggere i propri interessi. Allora i nostri input devono essere trasportati in Parlamento, ecco perché importante essere qui. La nostra sede – ha rilanciato – non deve essere più il Mae, perché la battaglia è già iniziata anni fa, la nostra sede naturale deve essere questa. Abbiamo delegato l’informazione ai parlamentari, forse abbiamo avuto interlocutori sbagliati. Dobbiamo contattare più persone possibile, soprattutto non eletti all’estero. Lo vediamo alle Continentali: ogni volta che viene un parlamentare non eletto all’estero arriva scettico e poi va via come un nostro fervente sostenitore". D’altra parte, ha aggiunto, "Tremgalia la sua battaglia l’ha fatta qui, in Parlamento, mica al Mae". quindi, un ringraziamento "a tutto il Pd, che oggi è presente e coopera con noi. Ma vi ricordo che voi oggi siete il Governo. Se siete dalla nostra parte, potete fare qualcosa di concreto".
Parte da lontano Michele Schiavone (Svizzera) che cita l’illuminismo e la nascita "dell’Italia moderna, nella forma costituzionale che oggi conosciamo, grazie alle idee maturate fuori dai confini del nostro Paese". Oggi "servono idee lungimiranti sul ruolo del nostro Paese" nel lungo periodo. "A questo deve pensare il Parlamento quando discute di rappresentanza. Non credo che nessuno voglia fermare la modernità con le mani. Andiamo al di là delle promesse spicciole e mettiamo in campo le sfide per rilanciare il Paese. Siamo qui per proporre un dialogo non al ribasso, ma un rilancio forte delle nostre potenzialità".
Walter Petruzziello (Brasile) ha sostenuto che l’audizione di oggi era "l’opportunità giusta per parlare con tutti e 12 i deputati all’estero. non li vedo tutti, dove sono gli altri?". per Petruzziello "non è il Cgie che ha una sfida da vincere ma il Parlamento e gli eletti all’estero: noi abbiamo sempre fatto il nostro dovere, e non abbiamo avuto una risposta. Voi siete 12, gli altri sono 618. Ma a tutti i 630 deputati dobbiamo chiedere: siamo importanti o no? Ditelo una volta per tutte".
Come per Consiglio, anche per Augusto Sorriso (Usa) l’intervento di Marina Sereni "ha dimostrato che non c’è cognizione di causa sui nostri problemi. Così come sulle cifre. I tagli non sono stati lineari. Noi siamo stati tagliati del 70% per lingua e cultura; senza contare i consolati". Quanto al Mae, "è già nostro nemico. Per noi Bonino è un ministro di facciata, per noi e per i marò". Secondo Sorriso "quella del Ministero non è inefficienza, ma proprio una precisa politica".
Secondo Bruno Capaldo (Francia) "l’Italia è masochista" perché abbandona il buono che ha. "Il consigliere dei francesi all’estero – ha raccontato – è venuta all’ultimo nostro Intercomites per vedere come funzionava, perché si sono accorti che mancava un collegamento con i loro parlamentari eletti all’estero".
Ultimo ad intervenire, Franco Narducci (Svizzera), parlamentare nelle ultime due legislature. "Il Cgie – ha detto – oggi ha fatto quello che deve fare e ha sempre fatto: interloquire con le istituzioni. Assolve al suo ruolo. L’occasione l’hanno persa le forze politiche di questo Paese. Se qualcuno ha protestato lo ha fatto a ragione. Il Cgie ha interloquito con i gruppi parlamentari. Senza il loro consenso non si ottengono risultati".
"L’Italia – ha aggiunto – è un paese bloccato da anni. Non riesce ad affrontare i problemi e lo stesso Cgie è stato trascinato in questa logica. Se gli organismi non si rinnovano è evidente che ripiegano su se stessi". Quanto ai Saggi, con le loro proposte per Narducci hanno dimostrato di "ignorare la realtà".
Quindi, il richiamo all’internazionalizzazione: "è il punto forte della rete degli italiani all’estero. Quando Tremaglia divenne Ministro raccolse la elaborazione del Cgie che confluì nella Conferenza per gli italiani nel mondo. Si parlò di internazionalizzazione e istituimmo una cabina di regia. Si produsse un documento sulla internazionalizzazione fatto proprio dal sottosegretario dell’epoca e si aprirono gli sportelli".
"Oggi il concetto di internazionalizzazione è più ampio: significa creare un sistema paese di forze che dialogo con una rete che va oltre i confini nazionali. In Italia non viene più nessuno a investire: le tasse, i tempi biblici per fare tutto".
Sul fronte – Farnesina per Narducci il Ministero "è deteriorato perché ci sono persone che lavorano a smantellare tutto ciò che è stato costruito. Oggi al Mae c’è una vera e propria avversione verso chi vuole darsi da fare per un Sistema Paese che vada oltre i nostri confini".
"Il paese vive situazione drammatica: lavorare alla internazionalizzazione – ha aggiunto Narducci – significa dare uno sbocco alle imprese. Ma come farlo? Il Cgie riprenda i lavori di quella cabina di regia e sintetizzi le soluzioni per offrire oggi una sponda alle imprese, tenendo conto che molto c’è già, perché se aumenta l’export significa che qualcosa funziona". Per Narducci è sintomatico che in "Destinazione Italia" ci sia poco sulle nostre comunità, e se nell’anno dell’Expo non si dà ruolo alle comunità italiane all’estero, significa voler perdere in partenza. Concentriamo le forze del Cgie nella elaborazione di una proposta di legge che aiuti l’Italia all’estero e – ha concluso – consegniamola al Parlamento.
Chiudendo i lavori, Porta ha definito quella di oggi una "seduta storica del Cgie, riunito qui in plenaria. Potevamo organizzarlo meglio, ma resta significativo sia formalmente che sostanzialmente. E non sarà l’ultimo. I capigruppo del Partito di maggioranza hanno detto cose importanti e non è poco. Non sono solito biasimare gli assenti, ma valorizzare chi c’è", ha concluso Porta, augurando buon lavoro al Cgie, che domani bisserà in Senato.