L’Europa vive un momento di pressione notevole ai suoi confini da parte di profughi e richiedenti asilo di varia provenienza – sia per motivi umanitari sia per palesi violazioni dei diritti umani, politici e religiosi – soprattutto dal Vicino e Medio Oriente e dall’Africa. Ma le politiche dei Paesi dell’Unione europea non sono armonizzate. La Germania è il primo Stato dell’Ue ad aver affrontato direttamente il problema: ma recenti proteste a Berlino e lo sciopero della fame a Monaco hanno reso palese all’opinione pubblica nazionale la disperazione di molti profughi. Massimo Lavena, Sir Europa, ha intervistato sulla questione padre Frido Pflüger, da un anno responsabile per la Germania del Jesuits Refugee Service.
Qual è la situazione dei profughi e richiedenti asilo in Germania?
Certamente i richiedenti asilo non sono condannati a essere senzatetto, come avviene in altri Paesi europei, e beneficiano di un’assistenza di base regolamentata dallo Stato. Ma esistono molte regole che rendono loro difficile la vita in Germania e che in parte sono vere e proprie angherie: di fatto, non hanno il permesso di lavorare, l’obbligo di residenza limita pesantemente la loro libertà di movimento, non hanno diritto a frequentare corsi di lingua tedesca; in Baviera ricevono razioni di alimentari, il che viene considerato da molti come una forma di tutela degradante. Fino a un anno fa i richiedenti asilo ricevevano denaro in misura inferiore all’entità del reddito minimo e c’è voluta una sentenza della Corte costituzionale federale per muovere la politica a garantire almeno il reddito minimo. Le regole sono fatte in modo da trasmettere ogni giorno il messaggio: qui non siete graditi".
Avete delle proposte?
"Da molto tempo chiediamo che vengano rimossi questi divieti e limitazioni. Le procedure di asilo devono essere accurate ed eque e devono essere concluse entro tempi ragionevoli. Deve cambiare l’atteggiamento della politica e di molti cittadini e cittadine. Molti considerano i profughi come una minaccia, mentre sono un arricchimento per il nostro Paese e la nostra società, apportano talenti, esperienze e spesso forza interiore. Proprio in quanto cristiani siamo chiamati ad accoglierli con cortesia e calore come ci è richiesto in modo inequivocabile dal Levitico: ‚Amerai il forestiero come te stesso‘. Perciò è tremendo il fatto che i profughi e i migranti vengano spesso rifiutati in ambienti cristiano-conservatori".
La Germania è una delle porte dell’Europa: come si articola l’attività del Jrs?
"Il Jesuit Refugee Service opera a Berlino, in Brandeburgo e in Baviera fornendo assistenza spirituale e legale alle persone che si trovano in detenzione in attesa di espulsione. Offre consulenza e sostegno ai profughi e ai migranti che sperano di avere il diritto di permanenza a Berlino in quanto ‚casi gravi‘. Facciamo lavoro di lobby e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui diritti dei profughi e dei ’sans-papiers‘. Ci preoccupa molto il fatto che il regime di detenzione in attesa di allontanamento riguardi sempre più profughi che devono essere riportati in un altro Paese europeo competente per la loro procedura di asilo. Ma le persone che cercano protezione in Europa, che in parte sono traumatizzate e hanno bisogno di protezione non devono andare in prigione! Nei casi singoli offriamo aiuto con i nostri fondi destinati al patrocinio legale, e ci diamo da fare affinché la detenzione in attesa di espulsione venga applicata solo come ultima ratio e non verso i richiedenti asilo".
Qual è il rapporto tra la Germania e i profughi del Medio Oriente?
"Faccio un esempio. È un fatto positivo che la Germania, unico Paese in Europa, abbia dato la disponibilità ad accogliere 5mila profughi provenienti dalla Siria. Si tratta di un esempio positivo che speriamo venga imitato da altri Paesi. Ma è altrettanto chiaro che questo numero è tutto sommato modesto, se si considera che dalla Siria fuggono ogni giorno almeno 5mila persone! Nel complesso, abbiamo la sensazione che la popolazione tedesca stia seguendo con grande partecipazione l’emergenza della Siria".
Come si pone la Germania nei confronti dei flussi dall’Europa orientale?
"Nei media e nella politica si discute soprattutto di rom provenienti da Bulgaria e Romania. Da ciò, purtroppo, emerge che il razzismo che spesso si sprigiona nei confronti di questo gruppo etnico è diffuso anche in Germania. Anche il dibattito sul presunto ‚abuso dell’asilo‘ da parte di rom provenienti dalla Serbia e dalla Macedonia non tiene conto in modo adeguato della discriminazione di cui sono vittime i rom in quei Paesi, sotto tutti gli aspetti esistenziali. Perciò chiediamo che ogni richiesta di asilo venga verificata in maniera approfondita ed equa".