La posizione geografica dell’Italia, e una nostra politica non proprio “coerente”, s’è rivelata una delle concause che hanno determinato i luttuosi eventi correlati alle fughe dall’altra sponda del mediterraneo. Il principio dell’accoglienza dovrebbe essere regolato da norme d’interesse comunitario.
Il nostro Paese non è nelle condizioni d’assistere una fitta umanità che chiede asilo per tentare di riprendere una vita normale che, nelle terre d’origine, è stata spazzata via.
L’Europa s’è dimostrata impreparata a un’emergenza che, invece, doveva essere meglio monitorata. L’Africa, non solo del nord, e i Paesi del Medio Oriente hanno delle democrazie non solo instabili, ma anche gestite impropriamente.
Quando, per una serie d’eventi storico/politici, ”cade” la testa del Capo di uno di questi Stati, il seme delle rivendicazioni represse e delle avventure speculative ha facile spazio. Ora, dovrebbe essere, fisicamente l’Europa, ma moralmente ed economicamente tutto il mondo, a farsi carico di una realtà drammatica che non può essere gestita, pur con la migliore buona volontà, dal nostro Paese che, tra l’altro, già si dibatte in una crisi economica che non ha da trasformarsi in una “guerra” tra i poveri.
Il diritto alla sopravvivenza non conosce confini; ci vuole, però, l’esigenza di un coinvolgimento più organizzato e coeso e non solo del Vecchio Continente. L’emergenza umanitaria, che non è possibile disconoscere, non può, però, essere mezzo per incrementare polemiche che hanno lasciato, e ancora lasceranno, parecchia amarezza.
Il dramma dei profughi, indipendentemente dall’origine, ha da essere affrontato concretamente; ma anche disciplinato da normative comunitarie. Diversamente, non se ne esce.