Il Dossier statistico Immigrazione di Caritas/Migrantes fotografa quest’anno il fenomeno migratorio alle prese con la crisi economica attraversata dal nostro Paese, richiamando nello stesso tempo i dati di un contesto globale che mostrano come la mobilità sia divenuta progressivamente un fattore strutturale della realtà contemporanea, piuttosto che episodico.
Ad introdurre la presentazione del 21° Rapporto, avvenuta stamani presso il Teatro Orione a Roma, il saluto di mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana e componente del Comitato di presidenza del Dossier Cartitas/Migrantes, il quale ha ricordato le numerose collaborazioni che hanno reso possibile la realizzazione dello studio. “Il Rapporto affianca da anni le istituzioni pubbliche, secondo il principio della sussidiarietà, offrendo un quadro indipendente del fenomeno migratorio e tuttavia guidato da valori che dovrebbero costituire una base condivisa per la costruzione delle politiche migratorie nel nostro Paese – ha detto mons. Nozza, augurandosi un maggior impegno da parte della pubblica amministrazione nella sensibilizzazione relativa alle tematiche analizzate nel Rapporto. Una sensibilizzazione che la Caritas sollecita presentando il Dossier in diverse occasioni – sia oggi che nei mesi prossimi mesi –  su tutto il territorio nazionale. “La conoscenza del fenomeno migratorio nel nostro Paese è ancora insufficiente e il Dossier intende fornire una riflessione ed un confronto a partire dai dati reali e dall’esperienza diretta in materia – ha ribadito il direttore della Caritas italiana. Erano presenti, quali membri del Comitato di presidenza del Dossier, anche mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, e mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma.
Una sintesi dei dati è stata fornita ai presenti attraverso un video realizzato da Rai News 24. Il Rapporto invita a riflettere su come la difficile situazione economica influisca sulla presenza straniera in Italia, incidendo sulle modalità della permanenza nel nostro Paese degli immigrati, piuttosto che sulla loro consistenza numerica. Il numero degli immigrati regolari presenti in Italia alla fine del 2010 si stima infatti essere quasi uguale a quelli registrati l’anno precedente (4.968.000 persone che costituiscono il 7,5% dei 60.626.442 residenti nel Paese). Le nuove presenze sono comunque quantificate in oltre mezzo milione di stranieri, tra regolarizzati e nuovi venuti, a fonte di altrettanti (684.413) la cui autorizzazione al soggiorno e venuta a cessare, a prescindere dal fatto che siano rimpatriati o scivolati nell’irregolarità.
Questa rotazione sarebbe quindi la caratteristica che più ha connotato la recente presenza di immigrati nel nostro Paese, mentre continua a crescere il numero di migranti registrati nel mondo dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: attualmente sono 214 milioni, 4.2 milioni dei quali italiani. L’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo (UNHCR) quantifica invece in 43,7 milioni le persone in fuga dalla propria terra di origine nel 2010, in 15 milioni circa i rifugiati e in 850 mila i richiedenti asilo, accolti prevalentemente negli Stati Uniti, Francia e Germania. In Italia le 10 mila domande d’asilo presentate nel 2010 risultano dimezzate rispetto all’anno precedente, a seguito – si legge nel Dossier – dei respingimenti in mare previsti dall’accordo italo-libico del 2009 (nel 2011, con la ripresa degli sbarchi, sino a settembre sono 60 mila gli arrivi via mare in Sicilia).
L’immigrazione proseguirà dunque a crescere, nonostante crisi finanziaria ed economica, considerando che il reddito dei Paesi sviluppati è ancora di 6 volte superiore a quello registrato nei Paesi in via di sviluppo. L’Italia si conferma incontrovertibilmente un Paese di immigrazione, osservando i dati del Dossier che tracciano quest’anno un paragone non solo con i risultati dei Rapporti precedenti, ma anche i dati relativi al 1861, data di inizio del percorso di unità nazionale (allora gli stranieri erano 89 mila su 22.182.000 abitanti, lo 0,4% della popolazione totale, passati nel 1951 a 130 mila su 47 milioni circa di abitanti).
Dal 1991 si registra un incremento costante e importante dei flussi migratori verso il nostro Paese, presenza che è destinata a contrastare il calo demografico della popolazione italiana, contribuisce alla crescita del Pil nazionale e la cui prevalente stabilità sul territorio è attestata dal grande numero dei minori stranieri registrati, il 21,7% dei minori in Italia. A metà secolo, secondo l’Istat, gli straneri potrebbero essere 12,4 milioni, con un’incidenza del 18% sui residenti.
A porre l’attenzione in particolare sulla caratteristica della accresciuta rotazione delle presenze straniere in Italia è stato Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico, che ha paragonato il fenomeno a quanto avvenuto in passato con l’emigrazione di italiani in Germania, nel corso degli anni ’50. Un percorso faticoso, quello dei Gastarbeiter italiani, che non ha giovato all’integrazione degli stranieri in loco e che lo stesso governo tedesco ha cercato progressivamente di correggere. “Allo stesso modo, dobbiamo capire che coloro che sono costretti a rientrare nei loro Paesi d’origine, spesso avevano già appreso la nostra lingua e la nostra storia – avverte Pittau, – avevano costruito qui, anche faticosamente, un tessuto sociale e amicale che viene distrutto con la perdita del lavoro e la precarietà e questo non giova a nessuno”.
Ma non è solo la crisi economica ad incidere sulla precarizzazione degli stessi percorsi migratori: “anche norme introdotte dal legislatore appaiono dettate più dall’ostinazione di non comprendere come l’immigrazione sia una dato ormai acquisito della nostra realtà – prosegue il coordinatore del Dossier statistico. – Se non ci fosse l’immigrazione, non potremmo far fronte all’invecchiamento progressivo della popolazione italiana. Il nostro isolamento produrrebbe pauperizzazione invece che ricchezza, per questo compito del Dossier è anche quello di contribuire per quanto possibile ad un cambiamento di mentalità, utile a tranquillizzare gli animi di fronte ai numerosi interrogativi e alle paure che spesso vengono strumentalmente alimentate nei confronti della presenza straniera” (per l’intervento di Franco Pittau vedi anche Inform di oggi: http://www.mclink.it/com/inform/art/11n20008.htm).
Anche Amara Lakhous, scrittore italo-algerino, segnala la sua volontà, attraverso i suoi romanzi, di “lavorare sull’immaginario degli italiani”, “un immaginario spesso condizionato da termini come clandestino, utilizzati come uno spauracchio per alimentare pregiudizi e discriminazioni”. Lakhous ripercorre la sua esperienza dal suo arrivo in Italia nel 1995, “sono nato un’altra volta – dice, – ho  avuto la fortuna di avere una seconda vita e poter scegliere, mentre in Algeria non avevo potuto scegliere niente”, al suo impegno nel centro di accoglienza della Casa dei diritti sociali a Roma, percorso in cui ha incontrato don Luigi Di Liegro, sino al momento in cui ha acquisito la cittadinanza italiana, 3 anni fa. “E’ un errore considerare gli immigrati come persone di passaggio, vuol dire non vedere la realtà che ci circonda – afferma, ricordando come la storia dell’emigrazione italiana, anche quella dal sud al nord Italia, dovrebbe renderci più consapevoli dei pregiudizi e più solidali.
Mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana, si è soffermato sul titolo del 21° Rapporto, “Oltre la crisi, insieme”, e rivolgendosi agli operatori sociali e pastorali, ha affermato: “Siete voi la base indispensabile perché si avvii un nuovo corso, che congiunga il nostro passato di emigrazione con il presente che stiamo vivendo come paese di immigrazione. Impariamo insieme a essere aperti ma non approssimativi e senza principi, a farci carico dello sviluppo del nostro paese senza trascurare gli altri, a vivere una globalizzazione all’insegna dei diritti e di uno sviluppo autentico. Impariamo a vivere con gli immigrati e chiediamo gli immigrati a collaborare. Uno sforzo che deve coinvolgere anche istituzioni centrali e enti locali”.
Per gli enti locali è intervenuto il sindaco di Padova e delegato Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) per l’immigrazione, Flavio Zanonato, che ha ribadito l’importanza del Dossier quale strumento per contrastare un atteggiamento che considera l’immigrazione come “fenomeno verso cui riservare buoni propositi di solidarietà”. “L’immigrazione è invece una risorsa e va considerata tale sotto tutti i punti di vista – ha detto Zanonato, manifestando la necessità di coinvolgere gli stranieri residenti in Italia alla vita politica delle comunità locali riconoscendo il loro diritto di partecipazione attraverso il voto amministrativo. “Non si tratta di una concessione, – ha aggiunto – perché è interesse di tutti il vivere in una comunità ordinata e coesa, in cui ciascuno si riconosca quale corresponsabile della vita collettiva perché contribuisce alla sua regolamentazione”. “Allo stesso modo è necessario riconoscere la cittadinanza italiana ai figli di cittadini stranieri che nascono in Italia e frequentano le scuole dell’obbligo: un allargamento del principio dello ius soli è indispensabile per cementare la collettività e questi giovani sono un ponte indispensabile tra le culture – ha concluso Zanonato, augurandosi un’attenta riflessione anche sul coinvolgimento e l’integrazione dei rom e dei cittadini senza fissa dimora nel tessuto sociale in cui risiedono. “La politica degli enti locali in questi casi dovrebbe essere guidata dal tentativo di offrire loro un percorso di inclusione, per quanto lungo e complesso possa rivelarsi – afferma Zanonato, – e non di allontanamento”.