Il distruttivo fenomeno meteorologico che ha provocato l’esondazione del torrente Bisagno, e di altri corsi d’acqua nella provincia, ha ridotto in ginocchio la “Superba” come già era capitato in passato. Non è, infatti, la prima volta che un simile disastro capita nella Provincia ligure. Auspichiamo, però, che si almeno l’ultima. Ci saranno, comunque, delle responsabilità d’accertare, da analizzare provvedimenti idrogeologici non presi.
Intanto, la città è in ginocchio da giorni e il tempo sembra non essere intenzionato a migliorare. Neppure nell’intera regione. Soprattutto, il centro storico della città, il più grande d’Europa, è stato colpito al cuore. Tutte le attività artigianali sono state spazzate via dalla furia degli elementi. C’è stato anche un decesso. Ma le vittime del nubifragio hanno poco da sperare per il futuro. Nella città, anche per incuria, il fenomeno delle esondazioni non è nuovo.
Gli effetti, però, sono sempre quelli: distruzione e ritardi negli interventi riparatori. In tanto squallore, solo il volontariato, giovanile e non, s’è attivato, da subito, per salvare ciò che era ancora salvabile e consentire alla città di riprendere a “vivere”; anche se a scartamento ridotto. I danni sono stati enormi e non ancora globalmente quantificati. Piccoli laboratori d’artigiani e rivendite il minuto non riapriranno più. I sacrifici di una vita se li sono portati via la furia dell’acqua. Che cosa sarà della città?
Gli amministratori hanno promesso interventi che, comunque, già risultano tardivi ed insufficienti alla bisogna. C’è gente che ha perso proprio tutto. Un concittadino anche la vita. Intanto, continua a piovere ed il cielo, imbronciato, non consente d’escludere il perdurare dell’Allerta-2; che è quella più alta prevista dalla Protezione Civile. Siamo andati direttamente a renderci conto del disastro. Non ci sono parole per descriverlo in tutta la sua drammaticità.
Per molti, non è rimasto che il ricordo dei sacrifici cancellati da un’onda di piena inarrestabile. Negli occhi dei genovesi tanta tristezza, ma anche rabbia per ciò che si sarebbe dovuto fare prima dell’evento. Anche in provincia la situazione non migliora. Tanti piccoli centri urbani, intorno a Genova, sono ancora isolati e gli interventi limitati per le disastrose condizioni delle vie d’accesso. Nonostante tutto, però, abbiamo recepito, negli occhi di coloro che abbiamo avvicinato, la forte volontà ligure. La voglia di combattere contro una natura ostile; anche se non affinata da chi l’avrebbe potuto fare. Genova tornerà a vivere. Com’è successo per il passato.
Terminiamo, guadando un cielo ancora gonfio d’acqua che potrebbe reiterare il dramma che la città e la sua provincia ancora sta vivendo. Anche dai liguri nel mondo confidiamo in una mano tesa.