È scomparso all’età di 79 anni il poeta e scrittore genovese Edoardo Sanguineti. L’intellettuale è morto nell’ospedale Villa Scassi, nel capoluogo ligure. Poeta, scrittore e critico, Sanguineti era nato a Genova il 9 dicembre del 1930. Sanguineti è stato una figura di letterato a 360 gradi, fuori e dentro il mondo accademico. Poeta, intellettuale, professore di letteratura all’Università di Torino, Salerno e Genova, ma anche autore di teatro, critico, saggista. La sua attività è stata sempre caratterizzata da una battaglia culturale iniziata con l’esperienza avanguardistica degli anni Sessanta.
Insieme ad Angelo Guglielmi, Edoardo Sanguineti fu infatti il teorico più famoso del Gruppo 63. Capofila della neoavanguardia poetica, partecipò alla raccolta collettiva di poesia "I nuovissimi" (1961) da dove approdò con un ruolo determinante e fondativo al ‚Gruppo 63‘. La sua poesia sperimentale – è stato detto – rappresenta la «dissoluzione» del linguaggio quotidiano, come dimostrazione dell’impossibilità del comunicare nella società dei consumi. Le prime raccolte poetiche di Sanguineti, Laborintus (1956) Opus metricum (1961) poi comprese in Catamerone (1951 –71) portano fortemente questa impronta ideologica. La palus putredinis di Laborintus è da attraversare per permettere al poeta di uscirne, per permettergli un nuovo cammino, una nuova direzione; il labirinto moderno è la metafora di un nuovo orientamento, del caos come contraddizione necessaria in cui muoversi.
Gli anni ‘70 vedono l’opera di Sanguineti più orientata ai giochi linguistici, all’uso ironico della parola. Wirrwar (1972) Postkarten (1978) fino a Stracciafoglio (1980) e Scartabello (1981) sono il frutto di questa impronta. Rimane l’idea di straniamento del soggetto che nel pastiche ironico mette in luce quella trasgressione di discorsi e parole ormai logore che Giuliani, Pagliariani, Balestrini e Porta avevano espresso nella rivista «il Verri». Anche nei romanzi, Capriccio italiano (1963) e Il gioco dell’oca (1967) Sanguineti procede a un uso ludico della parola smontando le forme di narrazione tradizionale, sovvertendo l’uso della punteggiatura e interrompendo continuamente il corso narrativo con ricordi e sogni. Capriccio italiano ne è l’esempio, 111 capitoli brevi per rappresentare la crisi tra l’io narrante, frammentato e diviso dalla continua alternanza tra sogno e realtà, e la moglie Luciana in attesa del terzo figlio.
È qui presente un uso della lingua bassa e colloquiale come a rendere a portata di tutti le esperienze della neoavanguardia. Vediamo rappresentate le esperienze erotiche del narratore, i sospetti di tradimento, la malattia, la paternità, il corpo, ma soprattutto il gioco, delle carte, delle sedie, che è poi il gioco del romanzo. Nella produzione artistica di Sanguineti le opere narrative hanno sicuramente rappresentato un ulteriore tentativo di esplorazione della lingua ma è stato poi l’esercizio poetico quello che meglio si è adattato alla visione delle “umane faccende” dello scrittore, per il valore di occasioni inesauribili che hanno da subito rappresentato. Anche la produzione saggistica mette in evidenza la visione tagliente dell’esistenza dello scrittore e la nuova figura dell’intellettuale Nella saggistica, andando a ritroso negli anni troviamo: Il chierico organico.
Scritture e intellettuali (2000), l’ultima raccolta di saggi che in maniera coerente con gli studi precedenti, ripercorre l’attività letteraria svolta in 50 anni di storia attraverso figure rappresentative quali Boccaccio, Foscolo, Leopardi, Montale, Calvino fino ad arrivare al plurilinguismo nelle scritture novecentesche. Ma è soprattutto Il chierico organico a rappresentare l’intellettuale. Sulla scia di Gramsci, infatti Sanguineti afferma che l’intellettuale, lo voglia o no, è «organico» a un «gruppo sociale» per cui l’atto artistico è un atto sociale, per la realtà che, seppur parziale e relativa, presenta. Sempre di questa impronta era l’opera Ideologia e linguaggio presentata in tre edizioni 1965, 1978, 2001 e continuamente arricchita e rivista. Anche in questo caso lo sguardo di Sanguineti si posa in maniera critica sulle esperienze letterarie comprese quelle dell’avanguardia poetica.