A livello mondiale, il fenomeno della globalizzazione ha inciso negativamente sull’integrità ambientale e sulla qualità e quantità degli alimenti disponibili per la popolazione. Sempre più la questione alimentare e quella ambientale s’intrecciano a livello internazionale con le grandi scelte strategiche e di geopolitica mondiale. La caduta dei regimi comunisti negli anni ’80, hanno provocato lo sviluppo delle relazioni socio-economiche tra società con modelli organizzativi diversi e la conseguente apertura dei mercati economici dei Paesi dell’ Est e della Cina e quindi, l’avvento della “globalizzazione”.
Causa ed effetto: così sono aumentati in modo esponenziale gli scambi commerciali fra aree regionali prima belligeranti, diminuendo il rischio di conflitti “tradizionali” a base di bombardamenti, distruzioni, deportazioni e quanto altro la perversa fantasia umana possa inventarsi, per auto distruggersi. No, la minaccia non è comunque scomparsa, ma si è solo diversificata provocando l’emersione di nuove e diverse esigenze di sicurezza a tutti i livelli. E quando si parla di sicurezza, non necessariamente si evoca l’immagine di eserciti in armi; ma per sicurezza può intendersi quella economica, finanziaria, energetica, ambientale ed alimentare.
La sicurezza agroalimentare e quella ambientale, rappresentano dunque le due priorità irrinunciabili per garantite ai cittadini di soddisfare i propri bisogni di un ordinato vivere quotidiano, quali: la salute, la vivibilità e salubrità dell’ambiente e la sana alimentazione. A tal proposito, forse non tutti sanno o peggio, preferiscono ignorare, che l’ Italia a livello internazionale è uno dei Paesi che possiede il più ricco e variegato patrimonio agroalimentare con produzioni tipiche nazionali di eccellenza la cui ricchezza e varietà costituiscono un punto di forza economico e di qualità per il nostro Paese; infatti, su 891 DOP, IGP, STG, vantati dall’ UE, oltre il 21% dell’intera fetta europea, è di origine italiana; ci sarebbe di che vantarsi! Ciò significa, il 13% alla produzione agricola Europea, con un contributo di ca. 25 miliardi di euri, sulla bilancia dei pagamenti del nostro Paese.
L’enogastronomia italiana è quindi un tratto distintivo dello stile italiano rappresentando uno dei fattori di successo e di identificazione del “made in Italy”; quel “distintivo” che troppo spesso calpestato e scarsamente tutelato anche dalle nostre Istituzioni oltre che dagli stessi operatori italiani del settore (ristoratori, importatori, commercianti, etc…), attratti dagli effimeri vantaggi di “cassetto” rivenienti dai prodotti “taroccati”. Motivo per cui, i nostri prodotti sono troppo spesso oggetto di sofisticazioni , di evidenti falsificazioni , d’ingannevole utilizzo dell’origine geografica e di contraffazioni fino a giungere ad imitazioni di nomi, d’immagini, di marchi e di colori che richiamano la nostra bandiera. Se consideriamo che la produzione alimentare è l’unica attività produttiva con la quale si trasformano le materie prime e contemporaneamente si tutela il territorio, l’ambiente ed il paesaggio, noi tutti abbiamo il dovere e diritto di pretendere concreti interventi che ci garantiscano un più alto livello di sicurezza agroalimentare.
Ai consumatori, devono essere assicurati prodotti di alta qualità e salutistici e quindi pretendiamo il controllo di ogni singolo anello della catena alimentare, nel percorso dalla terra alla tavola, con una precisa e trasparente tracciabilità dei tragitti di produzione e rintracciabilità degli alimenti. Chiediamo solo serietà, inflessibilità e tolleranza “zero”, verso coloro i quali lucrano illecitamente sul cibo delle nostre tavole ponendo a repentaglio il sacrosanto diritto alla salute ed alla qualità. Come sempre, noi del “Corriere” continueremo a renderci parte attiva, nel denunciare l’illegalità, convinti della nostra “missione” nel voler contribuire con umiltà ma con forte determinazione, al prestigio del nostro Paese, salvaguardando implicitamente la salute di tutti. Vi sembra poco?…