I cittadini sono tutti uguali, con pari diritti e doveri. È scritto così nella Costituzione italiana. Si tratta certamente di una bella frase, ma perché allora questo non vale per gli italiani residenti in Europa? In altre nazioni europee tutti i cittadini, compresi quelli che vivono fuori dal loro Paese, vengono trattati allo stesso modo quando si tratta di pagare le tasse. Perché noi che viviamo fuori della nostra patria, paghiamo di più dei nostri connazionali in Italia?
In Italia i nostri governanti non hanno mai rispettato l’articolo 3 della Costituzione che riconosce pari diritti per tutti. Se il Governo ha abolito l’Ici in Italia per la prima casa, a maggior ragione avrebbe dovuto eliminarla per gli italiani all’estero che raggiungono e vivono l’Italia solo per pochi mesi all’anno.
C’è chi dice che sia un’abolizione facoltativa da parte delle Regioni e dei Comuni. Questo equivale a dire che il governo se ne è lavato le mani in maniera pilatesca, lasciando gli italiani all’estero in balia dei Comuni che li "spremono" con elevate tasse.
In Germania sia chi vive in patria sia chi vive all’estero paga le medesime tasse. Ed è questo che porta a chiederci quanto valiamo noi per il Governo italiano. Non veniamo considerati, pur essendo figli di questa Italia che non ha potuto dare lavoro e futuro a tanti di noi e alla quale sentiamo di appartenere più che mai vivendo in terra straniera.
Noi che diventiamo importanti quando i politici vogliono il nostro voto, ma che veniamo dimenticati subito dopo. Noi che crediamo ancora negli ideali predicati dal Governo, che abbiamo ancora fiducia che possa cambiare qualcosa in positivo. Dunque, non riesco proprio a capire per quale ragione ci siano differenze tra gli italiani in Italia e quelli che vivono nel mondo. Qualcuno ci ha confidato che i parlamentari eletti all’estero non vengono ascoltati a Roma e che addirittura il presidente del Consiglio, Berlusconi ci porta ancora il "broncio" per non aver preso abbastanza voti nel 2006. Ma si è mai domandato il perché della sua sconfitta all’estero nel 2006? Quando mai ha avuto in mente di fare visita almeno una volta alle diverse Comunità italiane in Europa?
Siamo gente scomoda, ebbene si, abbiamo problemi che vanno risolti non solo con chiacchiere, abbiamo la necessità di sentirci accolti quando rientriamo in Italia, vogliamo sentirci uguali a tutti gli altri, quando esercitiamo i nostri diritti e invece veniamo benserviti con un “Ritorna da dove sei venuto, se non sei contento”, come è già accaduto a molti di noi.
Il prossimo 27 e 28 marzo siamo richiamati anche noi italiani all’estero, di nuovo, alle urne per le votazioni regionali e amministrative: non è strano che proprio ora si ricordino di noi? Solo perché vogliono i nostri voti e per due giorni torniamo a essere tutti italiani. Se il Governo, le Regioni e i Comuni non cambiano linea e strategia, alle prossime votazioni di marzo gli italiani residenti in Europa questa volta sapranno cosa fare, magari non andando per niente a votare.
Pretendiamo troppo? Allora chiudiamo i battenti, facciamocene una ragione e continuiamo a vivere come sempre. Almeno noi nel mondo ci viviamo con o senza i deputati e senatori eletti all’estero.
Ma che stiano alla larga da noi, anche quando vogliono il voto, perché l’italiano all’estero non si comporterà più da fesso.