E la crisi sembra tutt’altro che finita. In Grecia è cominciata la corsa agli sportelli delle banche, almeno così informano i giornali economici, mentre anche le banche spagnole risentono del forte indebitamento. In un corsivo sul Corriere della Sera, l’economista e giornalista Francesco Giavazzi consigliava una garanzia europea sui depositi bancari che dia ai depositanti la certezza che i loro risparmi (almeno fino a un certo limite, circa 100 mila euro) sono al sicuro. „Un’assicurazione di questo tipo già esiste, come in Italia dove la copertura è appunto di 100 mila euro.
Ma si tratta, finora, di garanzie nazionali, il cui valore dipende dalla condizione dei conti pubblici di ciascun Paese“. Così Giavazzi. Se questo fosse sufficiente a garantire la fiducia dei cittadini europei nell’Euro, i problemi sarebbero facili da risolvere. Ma è davvero così? Chi scrive non è un economista, ma sembra a molti che i problemi siano più profondi, a cominciare dal dato di fatto che la strategia politico- monetaria fino a qui messa in atto dai singoli Stati per salvare la moneta europea si è rivelata catastrofica.
Da una parte, per rientrare negli schemi di debito previsti dai trattati, i governi hanno messo a punto una politica di tagli durissima, soprattutto in quei Paesi fortemente toccati dal debito (Grecia e Italia in primis). Dall’altra parte non si è ancora vista una strategia, un concetto. La politica ha detto al cittadino: paga e stai zitto. Peraltro dando larghi esempi di „furberia“, per salvare i molti privilegi che si è assicurata con l’andare degli anni. Paga e stai zitto. „Ma perché“ -si chiede il cittadino? „A quale scopo devo pagare? Chi mi garantisce che tutto questo porti a dei progressi collettivi e -soprattuttochi mi garantische che a pagare non siano sempre i soliti?“.
A queste domande la politica non risponde se non con promesse al vento e con chiacchiere. La politica dell’aumento delle tasse ha colpito soprattutto le classi e il reddito dipendente (come al solito). Si sgretola sempre più la Middle Class che, secondo molti sociologi, è la depositaria delle regole della democrazia rappresentativa e alternante. Predono corpo in tutta Europa, ma soprattutto al Sud, i fantasmi della politica populista che in passato hanno portato non a caso l’Europa al disastro.
Mentre molti esponenti pubblici di primo piano, capi di governo, ministri, si scappellano per tranquillizzare i cittadini elettori, le banche hanno già da mesi iniziato a disegnare scenari per la fuoriuscita dall’Euro, il quale, dal maggio del 2011, cioè da un anno, ha perso oltre venti centesimi sul dollaro. Di fronte a tutto questo le politiche nazionali sembrano addormentate, quasi drogate dalle loro stesse chiacchiere. Non saprei dire cosa accadrà nel prossimo futuro. Anche se questa crisi passera, tuttavia, ho l’impresione che sia necessario anzitutto un forte ripensamento della struttura.
Se l’Europa la vogliamo, dobbiamo essere in grado di agire di conseguenza e di dare al Continente quelle strutture politiche di cui ha bisogno per funzionare. Altrimenti saremo costretti a passare da una crisi all’altra.