L’ultimo G8, infatti, si è occupato anche della Grecia con un primo spiazzamento della linea Merkel al momento in cui è stata sancita davanti agli occhi del mondo intero la volontà di mantenere il Paese degli antenati di Achille nell’eurozona. Una Merkel non solo spiazzata ma anche imbarazzata perché poco prima del G8 erano trapelate le voci sull’auspicio della Cancelliera di un referendum popolare in Grecia sulla permanenza nell’eurozona. I Greci per primi hanno intravisto in questa notizia un’ingerenza nelle loro questioni nazionali e un tentativo di scaricare le sorti di quel Paese in una pseudo espressione di volontà popolare, per poi liberare l’Unione Europea da qualsiasi responsabilità.
Insomma, pare che la Cancelliera volentieri avrebbe asserito, dopo un referendum greco gravido di drammatica emozionalità: Fuori dall’Euro, beh, l’hanno voluta loro! Il G8, con un onnipresente Barak Obama, ha sventato il tentativo e dopo Barak Obama ci ha pensato il neo eletto presidente della Repubblica Francese Hollande a mettere gli ultimi puntini sulle “I” in occasione del vertice dell’Unione il 24 maggio scorso. Hollande, l’ultimo arrivato sul ponte di comando dell’UE, ha subito preteso lo spazio che gli compete e lo ha fatto in netto contrasto con le posizioni tedesche. Ha chiesto la creazione degli Eurobond.
Ma cos’è l’Eurobond e come funziona? Dopo un corso accelerato, navigando in Intenet, scopriamo una definizione operativa. Per Eurobond s’intende generalmente un’obbligazione europea in grado di unificare i debiti Paese di tutte le nazioni partecipanti all’Eurozona. Gli Eurobond sono stati ipotizzati, ora anche da Hollande, come possibile soluzione alla crisi dei debiti sovrani avvenuta in Europa dal 2008. Il termine indica l’emissione di un’obbligazione la cui solvibilità è garantita da tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea, in modo da sgravare le Nazioni più deficitarie dal pagamento d’interessi non sostenibili nel medio e lungo termine.
Hollande, e non solo lui, sembra essersi accorto che le casse tedesche godono sfacciatamente di una crisi che attanaglia mezza Europa in maniera vitale e l’altra metà in misura sostanziale. Privi di rischi a medio e lungo termine, le obbligazioni statali tedesche Bund sono, infatti, un richiamo irresistibile per gli investitori che li acquistano e che disertano le obbligazioni statali degli altri paesi, le cui casse lamentano un doloroso calo di capitali esterni. Unione Europea non può significare uniti nella crisi e disuniti nei guadagni.
La Germania, dal suo canto, continua a difendersi, alzando la bandiera delle proprie virtù e spiegando la propria stabilità economica con la parsimonia messa in atto nella gestione dell’economia nazionale. Tutti gli altri? Beh, o sfaticati o imbroglioni. Secondo lo Spiegel, anche l’Italia, oltre la Grecia, avrebbe fatto carte false per entrare nell’eurozona. Ma il vento cambia. Imbroglioni o no, al vertice dell’unione Europea, Italia e Spagna si sono affiancate alla Francia di Hollande che ora contende i riflettori europei alla Merkel. Finita la simbiosi Merkozy.
Per la prima volta la Francia si presenta a un vertice europeo senza aver prima concordato col partner tedesco una posizione comune. Hollande ha buoni motivi per definirsi nel contrasto con la Merkel. Dopo le presidenziali sono imminenti in Francia le elezioni del nuovo esecutivo e il Presidente francese ha ben capito che non può presentarsi ai suoi elettori come il nuovo vassallo della Germania. La parola d’ordine è crescita, crescita e nuovamente crescita. Hollande ha individuato nella creazione dell’Eurobond lo strumento necessario per sollevare dal pagamento d’insostenibili interessi Francia, Spagna e Italia.
Interessi che una volta risparmiati andrebbero subito investiti nella crescita economica. Spina nei fianchi europei, ad eccezione di quello abbondante della signora Merkel, è l’occupazione giovanile. In Europa marcia un esercito di giovani in età compresa tra i venticinque e i trentacinque anni che non produce reddito e non consuma. La parte più dinamica delle società moderne europee è annichilita. I più coraggiosi vanno all’estero. Il loro coraggio e intraprendenza sono cosí sottratti ai loro paesi d’origine. Sembra tornare ai tempi delle emigrazioni in massa dal meridione d’Italia. I più forti andavano via lasciandosi alle spalle vecchi e bambini ad assistere al degrado dell’economia di origine.
Il discorso era però all’epoca molto più semplice anche se brutale. Vai all’estero a lavorare e mandi il denaro a casa. E per l’Italia le rimesse degli emigrati sono state per decenni una voce in entrata del bilancio dello Stato. La situazione di oggi e ben più drammatica perché chi ha ottenuto una qualifica in Italia la mette ora a disposizione in altri paesi dove cresce e investe tutto quello che ottiene. G8 e vertice europeo del 24 maggio hanno comunque stabilito che il vento cambia e che bene o male la nostra Unione Europea dovrà tenere conto maggiormente dei paesi in crisi. Il benessere tedesco è in minoranza.
La fine del connubio Merkel-Sarkozy segna la svolta. Adesso bisogna solo vedere i tempi e i modi del cambiamento. A noi non resta altro che costatare, con un occhio che piange e uno che ride, che peggio di cosi non potrà finire.