Il 5 maggio scorso è stato approvato l’Italicum che ha mantenuto il nome prescelto al Nazareno da Renzi e Berlusconi, ma non le modalità all’epoca previste: l’eliminazione dei partiti in coalizione che non raggiungono il 4,5% dei voti ed un premio di maggioranza del 18% per chi ottiene il 35% di suffragi.
Era necessario avere una nuova legge elettorale, dopo che la Consulta aveva sancito la parziale incostituzionalità del Porcellum a causa delle liste bloccate e dell’attribuzione di un premio di maggioranza eccessivo e calcolato in maniera differente nelle due Camere.
Il nuovo testo è valido per la sola Camera dei deputati, dato che si parla anche di togliere al Senato il compito della doppia votazione delle leggi. Riforma per la quale è prevista una doppia deliberazione dai due rami del Parlamento “ad intervallo non minore di tre mesi”.
Motivo per cui l’Italicum entrerà in vigore il 1° luglio 2016. La nuova legge elettorale prevede la divisione dell’Italia in 100 collegi, ognuno dei quali eleggerà da 3 a 9 deputati, ad eccezione della Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige, dove si voterà in 9 collegi. Il totale dei deputati rimane invariato rispetto a quello odierno: 630. La lista che incasserà il 40% dei voti godrà di un premio di maggioranza, voluto per dare al Governo la possibilità di governare con 340 deputati a suo favore e sancire, così, la fine definitiva degli Esecutivi basati sulle coalizioni che spesso si sono sfasciate.
Se nessun partito ottiene la percentuale richiesta, si voterà di nuovo per scegliere il vincente tra i primi due preferiti. La soglia di sbarramento è al 3%, il che permette ai piccoli partiti di sopravvivere. Nelle liste elettorali, il primo candidato, scelto dal partito, può presentarsi in 10 collegi, cui seguirà, ad elezioni avvenute, la scelta di quello preferito e, di conseguenza, la vittoria dei secondi arrivati negli altri.
Gli elettori potranno esprimere due preferenze di sesso diverso, per garantire il 50% delle quote rose, pena la nullità della seconda. Ciò ha suscitato molte critiche, in nome della “sovranità popolare” sancita dalla Costituzione.
Critica cui aggiunge la contrarietà al premio di maggioranza, ritenuto “sproporzionato”, addirittura valutato come un “attentato alla democrazia”, in quanto elimina i piccoli partiti. Che, tuttavia, spesso hanno influito negativamente sull’Esecutivo. Qualcuno ritiene, perciò, che la nuova legge potrebbe essere ritenuta dalla Consulta “anticostituzionale”, perché il previsto “bipartitismo totale e assoluto è in contrasto con la Costituzione”.
Sta di fatto che, alla presentazione in Parlamento del nuovo testo, molti parlamentari hanno minacciato di votare contro. Motivo che ha spinto Renzi a porre la fiducia, convinto che sia “il momento di vedere se si fa sul serio o no”, altrimenti “tutti a casa”, di fatto, però, esautorando il Parlamento dal suo ruolo di legislatore su un tema chiave per la tenuta democratica come quello della legge elettorale.
Non a caso nella storia patria sono solo due quelle precedentemente votate a colpi di voti di fiducia imposta dall’Esecutivo, quella del 1923 voluta da Mussolini, l’altra, cosiddetta “truffa” imposta, nel 1953, dal Governo De Gasperi. Decisione che ha spinto molti del Pd a scrivere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale non ha reagito. Ma che ha sortito l’effetto dell’approvazione, benché ottenuta senza l’appoggio dell’intera maggioranza governativa e delle opposizioni, compatte nel denunciare lo strappo del Premier e ad uscire, per protesta, dall’Aula.
Così l’Italicum diventa legge, avendo ottenuto, nella votazione finale, 334 sì, contro i 61 no ed i 4 astenuti. Certo, offre agli avversari un’arma per contestarne la legittimità, magari chiedendo alla Corte Costituzionale di dichiararla incostituzionale. Sentenza che probabilmente non ci sarà, a giudicare dal fatto che il Capo di Stato la ha controfirmata, non ravvisando una manifesta incostituzionalità nel testo.
Il rischio più grave è di avere un Governo forte ed un’opposizione debole, ridotta ad una congrega di individui politicamente impotenti. La nuova legge elettorale – che, tra l’altro, piace poco anche agli Italiani -, non sarà perfetta, però, raggiunge l’obiettivo che Renzi si era prefissato, cioè dare stabilità ai Governi, in quanto il premio di maggioranza sancisce la fine definitiva di quelli basati sulle coalizioni che spesso si dissolvono. Sarà la lista vincente a governare da sola, anche se in essa confluiscono più partiti.
Garantisce, comunque, una maggiore solidità, dato che ha un solo leader, un solo programma, un solo simbolo e un solo gruppo parlamentare. Nel complesso, una legge elettorale con alcuni limiti e difetti; ma che rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto al Porcellum che, negli ultimi dieci anni, ha garantito solo ingovernabilità