Diverso significato concreto ha il termine se lo si ribalta sul fronte della politica nazionale. In quest’ipotesi, la “strada” sembra non essere tracciata per raggiungere una finalità. In quindici anni, l’Italia ha subito mutamenti significativi nella rappresentatività a tutti i livelli di potere.
La “strada” italiana continua tra i limiti di una crisi economica che la rende inadeguatamente percorribile. Se è vero che non ci sono, al momento, altre scelte per modificarne il tracciato, è anche palese che da questo percorso, perennemente in salita, non se ne esca. Nessuno, anche il più ottimista, è più in grado di presentare differenti percorsi.
I Partiti, col Nuovo Millennio, hanno cambiato pelle e, per conseguenza, anche i loro “ideali” che fecero propri nel secolo scorso. Ora il Parlamento, culla della Democrazia, resta un mercato. Le concretezze restano sempre marginali e le “grida” soffocano chi, forse, potrebbe ancora avere qualche buon principio da presentare. La questione “Maggioranza” e “Opposizione” continua a sfumare. Dato che il raziocinio dei numeri non corrisponde più a un’univocità d’obiettivi.
Insomma, se l’”Opposizione” s’è dequalificata, la “Maggioranza” è sulla strada per seguirne le infauste sorti. La Penisola è sempre più in balia d’eventi esterni che, però, condizionano quelli interni. Ne risulta una realtà alterata nella quale non è facile, sotto il profilo dell’obiettività, distinguere il percorso principale da quelli secondari.
Guidare un Paese, scosso da violenze teppistiche e provvedimenti temporanei, è deprimente; anche per noi che tentiamo di commentare i fatti del Bel Paese da ben oltre mezzo secolo. La nostra Costituzione Repubblicana è entrata in vigore il 1° gennaio del 1948. In tempi recenti, già se ne sono aggiornati dei contenuti. Ora, dopo sessantasette anni di vita, ne saranno aggiornati altri.
Tutto si adegua ai tempi; quindi, anche la nostra Costituzione. Quello che ci preoccupa è il profilo di tanti politici che sono emigrati da un partito a un altro. Non solo, ci siamo stupiti anche per la fine di formazioni politiche che, nel bene o nel male, sono state di riferimento per l’elettorato italiano. Le prossime consultazioni saranno differenti. Per ora, preferiamo sospendere la nostra riflessione; anche perché la “strada” da seguire potrebbe cambiare ancora. Non vorremmo “perderci”.