La gestione Renzi, piaccia o no, andrà ancora avanti e la politica avrà difficoltà nel ripresentarsi con la necessaria obiettività. Non ci sentiamo d’ipotizzare come sarà gestito il “nuovo” Parlamento. Però, non siamo, per natura, inclini alle “novità” unilaterali. Se, veramente, si dovessero tracciare solo due grandi schieramenti, anche il futuro Esecutivo potrebbe essere assai diverso da quello che c’eravamo, necessariamente, adeguati.
Saranno, di conseguenza, i movimenti d’opinione ad assumere differenti parvenze anche politiche. Potrebbe prendere vita anche un movimento capace d’offrire all’Italia una prospettiva meno scontata e più attuabile. Noi siamo per il “nuovo”, ma non per quello di mera apparenza. Sarebbe un errore disastroso per un Paese che tenta d’uscire dalla più grave crisi economico/sociale dal varo della Repubblica. Ci premono, invece, uomini disposti a condividere l’impegno per l’evoluzione del sistema politico e per intraprendere il “cambiamento”. I “polarismi” hanno, sempre, confuso e diviso la nostra realtà. Cambiare non sarà facile ma, necessariamente, possibile. Con Renzi ce ne siamo resi, ulteriormente, conto. Col nuovo anno, bisognerebbe essere meno dispersivi e iniziare a dare segnali di nuova maturità politica. La Penisola è pronta ad assumersi un ruolo meno marginale. Non riteniamo impossibile che nei “vivai” politici già ci siano uomini capaci d’attivare ignorate iniziative.
Anche se i recenti eventi potrebbero averne frenato gli intenti. Dopo la riforma parlamentare, vedremo come si collocheranno i partiti, vecchi e nuovi, che già hanno evidenziato i loro limiti operativi. In seguito, il nostro interesse sarà rivolto alla “chiamata” elettorale. Solo il 2018, forse, potrebbe essere quello del riscatto per le coscienze e qualificante per le mete maggioritarie d’Italia.