Oggetto del contendere è l’affidabilità di questi italiani, che il voto non lo prendono evidentemente sul serio e le schede elettorali se le scambiano, le vendono, le fanno compilare al capofamiglia quando non se le mangiano. L’immagine che la stampa nazionale oggi crea, è quella di un italiano all’estero straccione, disinformato, che abita in qualche slang alla periferia di Stoccarda, disinteressato a tutto ciò che non è il suo tornaconto particolare.
Se fosse questo l’italiano all’estero, potremmo dire, un po’ amaramente, che somiglia molto all’immagine che la stampa europea -tedesca, inglese, francese- ci dà dell’italiano in Italia. Ma c’è poco da ridere, il problema è serio. Il sistema elettorale non funziona e quello che sta emergendo è solo una piccola parte di quelle che effettivamente è successo.
E non solo alle elezioni per il parlamento, ma anche a quelle per i Comites. I sussurri di raccolte di schede e di complicità nei consolati, di impiegati che avevano una attenzione particolare per i sacchi di posta non consegnata, si sono sprecati in passato qui da noi in Germania, e in generale in Europa e in Sudamerica. Il voto per corrispondenza mostra tutto il suo limite, questo è il fatto. Se ne è accorto perfino il padre della legge per il voto all’estero, Tremaglia, che ora sembra consigliare la istituzione dei seggi elettorali. È una proposta valida in Europa, meno valida dove le distanze da coprire sono grandissime, come in Australia o in Sudamerica. La istituzione dei seggi taglierebbe fuori una buona parte degli aventi diritto. Ma, a questo punto, il voto per corrispondenza non è più credibile; bisogna sperimentare strade diverse.
Con il forte rischio di un indebolimento delle rappresentanze, già oggi assolutamente impotenti a frenare il dilagare di misure punitive contro gli italiani all’estero messe a punto dalla maggioranza in Parlamento. Essere ottimisti è difficile, anche tenendo conto che così come oggi funziona, con la scheda che ti arriva a casa soltanto da compilare e rispedire, le percentuali di voto sono ridicole: attorno al 30%. Peraltro tre volte superiori a quelle relative al voto comunale in loco che, in Germania, non arrivano mediamente al 10%.
In questo modo la comunità continua a non contare niente, né di là e né di qua; né nella patria di origine né in quella di adozione. Questo lo stato tragico delle cose. Che tutti conoscono e che il caso “Di Girolamo” ha messo in evidenza.
Questo giornale si è sempre adoperato per favorire il voto degli italiani, e continueremo tenacemente a farlo, in particolare per ciò che riguarda il voto comunale. Ma, certo, con quello che si viene a sapere adesso, ti cadono a terra quelle che a Natale stanno invece appese all’albero.