Più di un anziano su due è affetto da ipertensione arteriosa e deve perciò assumere la relativa terapia antipertensiva. Con l’invecchiamento, le arterie divengono meno distensibili e in conseguenza la pressione che si sviluppa al loro interno a seguito della contrazione del ventricolo sinistro del cuore tende ad aumentare. L’ipertensione in questo caso è detta ‘essenziale’. Numerose sono le cause dell’ ipertensione secondaria, tra le più comuni possiamo citare le malattie renali o l’ipertiroidismo. Si parla di “Ipertensione arteriosa” quando i valori pressori sono superiori a 140/90 mm di mercurio (unità di misura in cui viene espressa la pressione) che corrispondono a quelli che più tecnicamente sono definiti “valori pressori sistolici” (pressione massima) e diastolici (pressione minima). La pressione sistolica è quella che esprime la forza con la quale il cuore pompa il sangue nelle arterie. La pressione diastolica è quella che si misura alla fine della contrazione del cuore. I livelli alterati e prolungati di pressione generano in primo luogo sofferenza al cuore, ai reni, al cervello che rappresentano gli “organi bersaglio” principali.
PRIMA PARTE: COSA OCCORRE SAPERE
Quali sono i fattori di rischio?
Come già da noi riportato in un precedente numero del Corriere d’Italia, l’introito dietetico di sale (sodio) è già stato ampiamente dimostrato come fattore di rischio. La riduzione dell’apporto sodico porta ad una riduzione dei livelli pressori sia in soggetti già ipertesi che in soggetti normotesi. Un altro fattore di rischio importante è l’eccesso di alcol e l’obesità, spesso associata ad una vita sedentaria. Un uomo obeso ha un rischio doppio rispetto a un non obeso della stessa età di sviluppare la malattia. Lo stress della vita quotidiana, l’abuso di caffè, il fumo sono tutti co-fattori che concorrono ad incrementare la pressione arteriosa. Giocano un ruolo sicuramemte determinante la predisposizione genetica e la familarità per la malattia.
Sintomi
L’elevata pressione arteriosa spesso non produce alcuna sintomatologia, ed è proprio la sua natura subdola a renderla più grave. Un anziano scopre spesso di essere affetto da ipertensione nel corso di una visita di routine presso il medico di base dopo anche parecchi anni che ne soffre. Quando si manifesta, il sintomo più frequente è il mal di testa (cefalea), che viene banalmente curato con un farmaco analgesico. Meno frequent sono le vertigini, la presenza di ronzìo o sìbilo nelle orecchie, alterazioni nella visione o addirittura svenimenti.
Complicanze dell’ipertensione
Il primo bersaglio dell’ipertensione a lungo termine è il cuore. Questo organo è responsabile della circolazione del sangue ed in caso di Ipertensione, per riuscire a portare fino alla periferia del corpo la quantità di sangue necessaria, deve compiere uno sforzo in più. Il maggiore carico di lavoro si traduce in un ispessimento del muscolo cardiaco che viene chiamato dai medici “ipertrofia”. Questo sviluppo è tuttavia negativo, in quanto richiederà un maggiore afflusso di ossigeno, che le arterie coronarie, magari anche già compromesse non saranno in grado di fornire. Per questo motivo un anziano iperteso sarà più soggetto ad angina (dolore retrosternale), soprattutto durante sforzo. A lungo termine il cuore non sarà più in grado di compiere questo sforzo e comincerà a dilatarsi. Arriveremo così allo stadio successivo, chiamato dai medici “compenso cardiaco”. Durante questa fase la pressione arteriosa potrà essere anche molto bassa, ma purtroppo non è un segno positivo, in quanto indice di un cuore non più efficente. Un altro organo “bersaglio” dell’ipertensione sono le arterie che, sottoposte a continuo stress da una pressione a cui normalmente non sono abituate sono suscettibili di un fenomeno increscioso conosciuto come aterosclerosi. Il cervello può soffrire le conseguenze più gravi di una ipertensione elevata, l’emorragia cerebrale, con rischio di vita che, se superata, può comunque lasciare lesioni permanenti (emiparesi). Infine, non meno grave è la complicanza renale. Nel lungo termine l’ipertensione non controllata può generare una insufficenza renale. Non potendo vivere senza la funzione depurativa e di riequilibrio dei reni, sotto una certa soglia sarà necessario iniziare un trattamento dialitico.
SECONDA PARTE: CONSIGLI PRATICI OVVERO…. ISTRUZIONI PER L’USO
Il percorso diagnostico dell’ipertensione
Come detto, molto spesso il riscontro della pressione alta è occasionale durante una visita medica di routine. Occore però sapere che spesso la vista del camice bianco del medico o dell’infermiera può causare un incremento della pressione temporaneo anche di 10 mm di mercurio, falsandone la stima. Inoltre, i valori pressori cambiano durante la giornata, essendo più elevati al mattino e più bassi nel corso della notte. La misurazione della pressione arteriosa da parte dell’anziano stesso, con più misurazioni nel corso della giornata, da registrarsi in un diario unitamente all’orario, sono sicuramente un elemento di giudizio molto importante per il medico che dovrà stabilire se il controllo sarà sufficiente o meno. Infine, l’applicazione di una apparecchiatura da parte del medico per monitorare nel corso delle 24 ore il profilo completo fornirá ulteriori elementi di efficacia terapeutica. Nella situazione ottimale, la pressione arteriosa durante il sonno dovrà scendere in modo significativo. La seconda parte del percorso diagnostico dell’ipertensione verifica la presenza di possibili complicanze, in primo luogo a livello cardiaco. Una semplice e non invasiva ecografia cardiaca sará in grado anche di dare utili elementi per capire se nei mesi e negli anni passati il controllo pressorio sia stato buono. L’elettrocardiogramma (ECG) è un altro elemento importante, e ci potrà fornire altre importanti informazioni sullo stato di sofferenza del cuore. Un altro organo da verificare é la retina, ben visibile in un esame eseguito dall’oculista chiamato normalmente in latino ‘fondus oculi’ (fondo oculare). Il fondo dell’occhio è l’unico punto dove il microcircolo arterioso é facilmente visibile. Infine, un altro esame importante riguarda la funzionalità dei reni, valutabile con un esame del sangue chiamato ‘creatinina’. Con una espressione matematica è possibile stimare la funzione renale dalla concentrazione nel sangue della creatinina.
Come si cura l’ipertensione?
Come spesso abbiamo riportato in questa rubrica, la terapia non inizia dal farmaco ma da abitudini di vita più salutari. In primo luogo il sale: la quantità di sale che abitualmente mangiamo, consapevolmente o meno, è eccessiva, ed esiste una relazione chiara fra l’abuso di questo prezioso alimento e l’ipertensione. Già nel gennaio 2013 abbiamo dedicato un numero della nostra rubrica sul Corriere d’Italia a questo importante tema. Vi invitiamo a rileggerlo! In secondo luogo, il mantenimento di una regolare attività fisica è molto importante, non solamente per evitare di diventare obesi, che come abbiamo visto è un fattore di rischio, ma anche di per sè al fine di ridurre il rischio di pressione arteriosa elevata. Non occorre nemmeno ricordare che la pessima abitudine del fumo va interrotta senza esitazioni.
…ed infine, la cura farmaceutica
La cura farmacologica dell’ipertensione arteriosa è basata su alcune classi di farmaci che operano sui reni, come i diuretici, sul cuore, sui vasi arteriosi o su sistemi metabolici. In principio, anche se dotati di diversa efficacia anti-ipertensiva, sono tutti validi. Un tempo, l’approccio prescrittivo era per gradi, iniziando con una classi di farmaci ritenuto meno potente per poi passare a quelli più efficaci ed eventualmente associare farmaci antipertensivi di classi differenti. Ora l’approccio è diverso, e fondamentalmente si prescrive il farmaco a seconda dei problemi di salute associati all’ipertensione già presenti. Ad esempio, in caso di insufficienza renale cronica numerosi studi hanno dimostrato come il farmaco più adatto sia della classe che agisce sul sistema ormonale ‘renina-angiotensina’, ovvero i cosidetti ACE inibitori o gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II. In presenza di patologie cardiache spesso il farmaco di scelta è della classe dei beta bloccanti. I farmaci antipertensivi, una volta ricevuta la prescrizione, vanno assunti in modo regolare. Tenendo conto delle variazione della pressione arteriosa durante il giorno, il medico raccomanderà un orario per l’assunzione del farmaco, ad esempio alle 8 del mattino. Occorre essere precisi e costanti nella somministrazione, ricordando di prendere il farmaco tutti i giorni e all’ora prescritta. Qualche volta per l’anziano può essere difficile ricordare tutti i farmaci da assumere nel corso della giornata. Per questo motivo nell’ottobre 2012 abbiamo pubblicato proprio in questa rubrica un articolo dedicato alla corretta assunzione dei farmaci, dove davamo consigli pratici su come gestire terapie anche complesse con più farmaci da assumere ad orari diversi. ..e in conclusione L’ipertensione arteriosa spesso non dà segnali, nel senso che non si viene allarmati da sintomi evidenti ed il mantenimento di valori pressori fuori controllo per molto tempo, porta a delle conseguenze molto gravi nel medio-lungo termine, soprattutto per il cuore e l’apparato vascolare ma non solo. La buona notizia è che oggi si può controllare, evitando così le temibili complicanze. La cura inizia dalle buone abitudini e continua con il farmaco specifico per la situazione dell’anziano, che però a sua volta deve essere molto preciso ed accettare e seguire la terapia dietetica e farmacologica prescritta dal medico curante.