Mai tanti sberleffi, mai tanti lazzi, mai! Perché? Strano! Non parlo soltanto delle penose performance grillina al Parlamento („… sei un figlio di Troika“. Questo abbiano ascoltato da un deputato eletto dal popolo! Chi li ha votati in buona fede, dovrà pur porsi qualche domanda!). Non parlo neppure delle altrettanto penose esternazioni di un comico come Crozza, che senz’altro ha visto giorni migliori.
Parlo piuttosto di un clima generale di avversione nei confronti di chi, il presidente incaricato, non ha ancora cominciato il suo lavoro. Già, perché? Gli italiani sono un po’ così. Amano spesso stare in poltrona a far nulla, e il tempo lo trascorrono a criticare chi fa qualcosa. In questo non si differenziano molto, Destra e Sinistra.
Eppure neanche a Berlusconi era stato mai riservato un fuoco di fucileria tanto radicale, che va dallo sberleffo all’offesa personale, dall’annuncio di scandali che nessuno vede, agli ammiccamenti pesanti sui familiari. Il fuoco nemico, si sa, è prevedibile, ma quello che Renzi nelle scorse settimane ha dovuto temere di più è stato il fuoco amico, secondo il motto Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io.
Tutto hanno fatto le vecchie compagini del partito per impedirgli di vincere o di governare. Le vestali di una -non meglio precisata- purezza ideologica, preferirebbero di gran lunga chiunque altro, ma non un giovane che insegna loro come si fa per vincere. Ora, è vero che non tutto quello che, di Renzi, si è visto fino ad ora, è convincente. Soprattutto, in pochi hanno capito perché, dopo avere abbozzato una riforma della legge elettorale che il Paese aspettava da dieci anni, il giovane segretario del Pd non sia andato al voto ed abbia preferito piuttosto accettare l’incarico a governare con una maggioranza risicata e con l’alleanza con un partito, il Ncd, che non ha alcun interesse a farlo ben figurare.
Forse Napolitano temeva una campagna elettorale all’insegna dell’antieuropeismo che rischiava di consegnare il Paese al caos? Forse il partito, dopo le sconfitte di Veltroni e Bersani, e proprio nel momento in cui sembrava avessero già in tasca il biglietto per il trionfo, è rimasto vittima di una sorta di angosciata idiosincrasia verso ogni elezione, specie se viene data come vincente?
Forse Renzi preferisce semplicemente presentarsi di fronte agli elettori tra qualche anno, cioè soltanto quando potrà dimostrare al Paese di cosa è capace? Forse tutto questo messo insieme. Di Renzi sono inoltre sospette le molte promesse. Detto questo, però, via! quali altre possibilità ha ancora il Paese per uscire da un buco nel quale sta da oltre vent’anni? Quali altre possibilità ha ancora di figurare nei prossimi tempi ancora nel club dei Paesi industrializzati.
O forse c’è qualcuno che pensa che un governo Grillo o una riedizione del governo Berlusconi rianimerebbero il malato ormai cronico? Personalmente, sono convinto che neppure tra le fila dei grillini o dei berlusconiani siano in molti a crederlo. Semplicemente, gridare in piazza è più semplice che risolvere i problemi. Proprio mentre scrivo queste note, mi telefona una collaboratrice che ha ascoltato il discorso programmatico di Renzi di fronte al Parlamento. “Un bel discorso. Mi è piaciuto…” – mi dice con molta circospezione, viste anche le tonnellate di critiche di ogni colore che piovono addosso al Premier nominato da ogni parte, da Destra come da Sinistra.
Devo dire che il discorso è piaciuto anche a me. Renzi parla alla gente dei problemi reali, sa essere convincente. Di fronte ai senatori ha detto: non ho l’età per stare qui tra voi, ma sono venuto per mandarvi tutti a casa. Grande! E infatti le grandi riforme strutturali cominciano proprio da lì. Dal ridimensionamento della casta, dalla riduzione delle spese della politica, da una legge elettorale maggioritaria che ponga l’alternanza come sistema.