Prosegue al Senato il dibattito sul disegno di legge costituzionale che prevede il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della Costituzione. Nell’ambito dei lavori odierni l’Aula ha respinto l’emendamento n. 2.2026 proposto dal senatore Aldo di Biagio (PI), eletto nella ripartizione Europa, e sottoscritto anche dal senatore Zin (Maie), eletto nella ripartizione America Meridionale.
L’emendamento chiedeva il mantenimento della rappresentanza della circoscrizione Estero, composta da sei senatori, nell’ambito del nuovo Senato. “Questa proposta emendativa – ha affermato Di Biagio nella sua dichiarazione di voto sull’emendamento – è tesa a superare una lacuna che a mio parere rischia di creare un vulnus costituzionale che magari in un secondo momento spetterà alla Corte Costituzionale dirimere. E francamente ritengo che certe impasse meritino di essere evitate con tutti gli strumenti ad oggi disponibili. Quindi invito i colleghi ad affrontare la proposta emendativa al netto di qualsiasi pregiudizio.
Ma analizzare la questione per quella che è, vale a dire un potenziale vulnus costituzionale… È in questa prospettiva che si evidenzia il mio voto a favore della proposta e dunque in dissenso rispetto al mio gruppo”. Il senatore ha poi evidenziato come con il mantenimento solo alla Camera dei deputati della circoscrizione Estero si finisca per delineare un disarmonico livello di rappresentanza presso le due Camere. “Voglio sottolineare – ha spiegato Di Biagio – che la circoscrizione Estero, al pari di qualsiasi altra circoscrizione elettorale, si configura come uno dei distretti elettorali in cui è suddiviso il territorio di uno Stato ai fini dell’elezione di un organo collegiale.
La circoscrizione estero vive nel nostro ordinamento come 21sima regione elettorale italiana. Pertanto il superamento dell’elettività diretta dei rappresentanti del nuovo Senato, non mi sembra che si debba tradurre inevitabilmente in una cancellazione della circoscrizione Estero. Ma piuttosto con la sua ricontestualizzazione entro i parametri della nuova Camera. Se non sbaglio, Stiamo configurando il nuovo Senato come rappresentanza di realtà territoriali specifiche, ponendolo come struttura di raccordo. Bene. Questa nuova configurazione non deve prescindere dalla presenza di una rappresentanza della circoscrizione Estero.
Ovviamente Non più intesa come distretto elettorale ma come 21sima regione italiana, dunque struttura territoriale. Perché, se è vero che le comunità degli italiani all’estero sono caratterizzate da un rapporto del tutto peculiare con i territori, è altrettanto vero che esse devono essere considerate parte integrante della comunità nazionale. E in quanto tali, sono anch’esse meritevoli di una rappresentanza e di uno specifico raccordo con le istituzioni dello Stato. A maggior ragione – ha proseguito di Biagio – se consideriamo che il nuovo Senato, dovrà partecipare alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea…
Senza trascurare il fatto che le comunità di italiani presenti soprattutto in Europa, attraverso una loro rappresentanza, potrebbero apportare un patrimonio di esperienza e di partecipazione non trascurabile. Venendo meno, nel nuovo Senato, la ‘conditio’ di elettività diretta dei rappresentanti, ritengo si legittimi di fatto una transizione del concetto di ‘area di rappresentanza’, dalla circoscrizione elettorale di tipo regionale alla Regione vera e propria.
L’abolizione di una rappresentanza della circoscrizione Estero al Senato, equivarrebbe ad ammettere una sua subalternità rispetto alle altre circoscrizioni elettorali italiane, che equivalgono oggi alle singole regioni Italiane”. “Posto, infine, – ha concluso Di Biagio – che la rappresentanza parlamentare della circoscrizione estero venga mantenuta nella composizione rappresentativa della Camera dei Deputati, in legittima ottemperanza a quanto sancito dalla norma costituzionale del 2001, trovo che l’equilibrio di Rappresentanza dei due rami del parlamento dovrebbe essere perfettamente garantito. Anche se i due rami non sono più espressione di un bicameralismo perfetto. Altrimenti si rischia di rendere parziale, oserei dire ‘monca’, la legittimità delle funzioni di verifica e di controllo riconosciute al nuovo Senato”.