Egregio sig. Governatore. Ci incontriamo ininterrottamente da 10 anni. Lei in qualità di Presidente del Saarland ed io in qualità di redattore della Mezz’ora Italiana. Non sentirà segni di noia?
No, al contrario: è sempre appassionante. Viviamo un’epoca interessante, per certi versi difficile, ed è anche per questo che i compiti da assolvere sono avvincenti come il primo giorno.

Non a caso, Lei ultimamente ha voluto citare Dante Alighieri: “L’uno attende che i tempi cambino….
….l’altro li afferra e agisce!”

Alle ultime elezioni, Lei non è riuscito a conseguire la maggioranza assoluta. Ora vive una nuova realtà politica che, però è riuscito ad afferrare e a trasformare in una nuova forza di governo.
Naturalmente si tratta di una nuova sfida. È chiaro che c’eravamo augurati un risultato elettorale diverso. Ma, in politica, nulla è così costante come il cambiamento. Uno di questi cambiamenti si è avverato durante le ultime elezioni regionali. Adesso viviamo in una costellazione diversa con un compito ed una sfida diversi. Ma il mandato di lavorare per i cittadini, per la creazione di nuovi posti di lavoro, per la sicurezza della nostra Regione non è cambiato in un’epoca che è per altro contrassegnata da una profonda crisi economica.

Lei ha parlato della trasformazione demografica, del deficit pubblico, della tutela del creato. Non è certo un quadro semplice quello che si prospetta …
Io credo che non esistano “tempi facili”. Ogni epoca ha i suoi problemi e le sue difficoltà. E, naturalmente, questo riguarda anche i giorni nostri con i loro particolari problemi economici. D’altro canto, bisogna considerare che viviamo in una delle epoche più felici della storia tedesca e mitteleuropea. Da decenni non conosciamo guerre con una buona crescita economica e con un benessere mai visto. Ciò significa che, nonostante tutti i problemi, la situazione di partenza per risolverli è buona e per tornare a Dante Alighieri bisogna afferrare i tempi per risolvere problemi.

Per quanto concerne la Sua capacità di riconoscere i problemi, gli italiani l’hanno percepita in prima persona. Quando è stata resa nota la decisione di chiudere il consolato a Saarbrücken, Lei ha reagito subito con uno spiccato senso di responsabilità, dimostrando di conoscere i problemi della collettività italiana. Lei crede che sia stata detta l’ultima parola?
Spero di no… spero che non sia stata detta l’ultima parola! Noi abbiamo subito reagito, con un largo consenso di tutte le forze della Regione, chiedendo la difesa dell’esistenza del Consolato. Siamo convinti che il Consolato sia necessario, con particolare riguardob alle esigenze delle italiane e degli italiani che vivono in questa Regione. Abbiamo offerto locali gratuiti per ospitare in futuro il Consolato, dimostrando così la nostra volontà di affrontare anche degli sforzi concreti per la sua salvaguardia e non solo degli auspici astratti. Spero per questo che sia revocata la decisione di chiusura e che sia trovata un’altra soluzione. Spero in ogni modo che si tratti di una soluzione che garantisca agli italiani del Saarland la possibilità di poter fruire dei servizi consolari nella nostra regione, evitando loro di doversi recare a Francoforte.

Possiamo citarla così, Peter Müller dice: “salvate almeno i servizi consolari nel Saarland”?
La cosa migliore sarebbe se tutto restasse cosi com’è. Ma, ad ogni modo, dovrebbe essere salvaguardata una rappresentanza consolare.

I rapporti economici tra il Saarland e l’Italia continuano ad essere importanti. Nonostante la crisi economica, l’Italia mantiene il terzo posto nella lista dell’Import-Export.
Naturalmente anche questo è un aspetto importante dei rapporti tra il Saarland e l’Italia, da cui per altro traggono profitti entrambi. Una situazione di Win-Win, come si usa dire ultimamente.  Un vantaggio per ambedue le parti che in futuro sarà maggiormente sviluppato.  Questo elemento fa parte dei nostri rapporti come la cultura, lo sport e come gli intrecci umani. Tutto insieme forma il quadro dei nostri rapporti. L’economia è importante. Ma, l’economia non è tutto.

Certamente no, e gli italiani lo hanno dimostrato, quando vennero in questa regione spinti da motivi economici e non vollero più andare via, spinti da motivi umani. Signor Ministro Presidente, a Lei l’augurio di tanta forza e di una mano felice nella guida del Suo, del nostro Land.
Grazie. Io auguro a Voi, agli italiani, a chi ha radici italiane un buon anno 2010, una buona salute e fortuna. Io mi auguro che la collettività italiana continui come sino ad ora a giocare un ruolo attivo nell’edificazione della vita pubblica, arricchendola e contribuendo a costruire un Land in cui valga la pena vivere. Ogni bene per il 2010.