Di fronte ad un pubblico di circa cinquanta persone (ma a detta degli organizzatori, in loco non si riesce comunque a raccoglierne di più) ha avuto luogo il meeting organizzato dal Corriere d’Italia, dalla Delegazione nazionale Mci, da Radio Colonia, con il sostegno locale delle Acli BW e dell’IIC sul tema Quale informazione per gli italiani in Germania? Ha salutato p. Tobia Bassanelli, delegato nazionale Mci, con un breve testo sull’importanza dell’informazione di comunità anche per il futuro. Serve ancora un giornale come questo? E perché?
“L’informazione comunitaria, infatti, è la vera scommessa” -ha detto Mauro Montanari, direttore responsabile del Corriere d’Italia,.- “Essa ha senso soltanto se si inquadra nel progetto sociale di una comunità emigrata. Bisogna sempre chiedersi- ha proseguito-  perché noi come operatori esistiamo e quale è il senso di fare informazione fuori lingua e fuori dai confini nazionali. Dobbiamo poi chiederci come sarebbe questa comunità se la stampa non esistesse. Chi darebbe visibilità; chi darebbe voce; chi sarebbe il rappresentante, nei media, di questa gente senza rappresentanza e senza voce? Questa la domanda. Da una parte, i media sono un archivio vivente che permette alla minoranza di mostrarsi, di entrare nella dinamica della storia tedesca come di quella italiana; d’altra parte il progetto ha senso soltanto se costruito dentro la comunità emigrata. Soprattutto con una funzione di stimolo alla partecipazione politica, sociale, culturale, e non soltanto in direzione italiana, ma, in primo luogo, nella società in cui si vive. Perché questo il punto. Gli italiani non fanno comunità, non partecipano se non sporadicamente alla vita politica tedesca se non come ospiti invisibili.
Montanari ha poi tuonato contro il disfattismo preventivo, così tipico tra gli emigrati italiani. Contro la mentalità del „tanto non cambia niente“ e del „tutto come sempre e come prima“; un atteggiamento che nasconde troppa furbizia intellettuale. Questa la vera malattia italiana: l’indolenza dello sconfitto; il menefre-ghismo, l’individualismo che giustifica tutto. Sono comportamenti  che diventano ancora più distruttivi di fronte all’ignavia dell’Amministrazione e alla mancanza di progetto della politica. In questa condizione, l’informazione ha il compito principale di fare comunità; di creare le regole della identità di una minoranza ed indicarne le potenzialità. La comunità italiana ha la forza di uscire dal ghetto e di farsi partecipe attiva della della storia di questo Paese, anche se non lo sa e soprattutto non lo crede.
Al discorso di Montanari è seguito l’intervento di Franco Siddi, segretario generale della federazione nazionale della stampa italiana. Di corsa tra Atene e Roma, Siddi ha inserito nella sua agenda l’incontro di Stoccarda proprio per poter incontrare la comunità italiana. Siddi ha evidenziato l’attività positiva che la Federazione della stampa ha messo in essere negli anni passati in favore dell’informazione per gli italiani all’estero; a cominciare dall’appoggio ad associazioni di operatori. Anche al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), della cui commissione Informazione Siddi è presidente, si sono registrati successi, visto che la nuova normativa sui contributi raccoglie in gran parte le richieste del Consiglio stesso. D’altra parte- ha sottolineato il relatore- la stampa italiana in Italia su-bisce una flessione notevole sul piano delle tirature, che sono calate di un terzo negli ultimi anni, passando da sei milioni a quattro milioni di copie; un numero superato in Germania da una sola testata: la Bild.
In questo quadro di povertà culturale, il Paese si affaccia in Europa con l’intenzione di chiudere molti degli Istituti italiani di cultura. Segno di una incompetenza gestionale mista ad una incapacità di vedere il futuro che fanno cadere le braccia. L’Italia ha molto altro da esportare oltre la sua storia, la sua lingua, la sua cultura? Questa nota, che ha raccolto un applauso a cuore aperto della rappresentante dell’Istituto di Cultura di Stoccarda, Cristina Rizzotti, è caduta in contesto in cui l’incertezza del futuro rende spiacevole il lavoro di molti operatori culturali, ai quali invece dovrebbe andare il ringraziamento del governo italiano. Certo, gli Istituti vanno riformati; certo vanno resi più efficaci; certo vanno fatti rientrare nei meccanismi locali della gestione della cultura. Ma non vanno certo chiusi. Del resto, ha sottolineato un Amministratore presente, spesso chi amministra la cosa pubblica non ha veramente il senso di cosa voglia la politica, e se essa voglia veramente qualcosa, oltre a sopravvivere.
Sono intervenuti il console generale a Stoccarda, Francesco Catania, e il presidente del Comites, Salvatore Virga. Ha diretto l’incontro con gioiosa competenza il presidente delle Acli del Baden Württemberg, Pino Tabbì. Ha compitamente organizzato il missionario locale p. Daniele Sartori.
I prossimi incontri sono il 5 aprile a Francoforte con Laura Garavini ed il 3 maggio a Colonia con una partecipazione attiva di Radio Colonia