Egregio sen. Mantica,
in qualità di presidente del Comites/Saarbrücken sento il dovere di farla partecipe di alcune mie riflessioni sugli ultimi eventi, dai quali potrebbe essere stata rafforzata ancor di più la Sua decisione di ridurre il Consolato d’Italia di prima classe di Saarbrücken ad un semplice sportello consolare. La prego innanzitutto di non offendersi ed accettare questa mia forma di lettera aperta, in quanto mi sembra l’unico mezzo idoneo per coinvolgere le numerose persone interessate. Infatti, è sotto gli occhi di tutti la reazione provocata da presunte dichiarazioni di alcuni politici del Saarland, così come le sono state riferite dal responsabile dell’Ufficio Consolare italiano di Saarbrücken, secondo la stampa locale, in una missiva del 30 dicembre del 2009.
Il nostro Console ha fatto certamente soltanto il suo dovere nel fornirle importanti informazioni sulle tendenze e sulle preferenze dei suoi interlocutori presso la Cancelleria di Stato di Saarbrücken. Sembra per tanto evidente che l’avvertimento fatto dal nostro Console, di non “offendere” i politici locali con la chiusura del Consolato, sia stato interpretato come una sorta di imposizione, a cui Lei naturalmente non poteva sottostare. Il 6 gennaio di quest’anno, anche io ho avuto l’onore di essere stato ricevuto dal Capo del Governo Sarrese Peter Müller. Il Governatore ha voluto conoscere personalmente il nuovo presidente del Comites dopo le elezioni avvenute nella primavera del 2009. Durante il colloquio, egli ha voluto assicurare anche il Comites della disponibilità di ospitare nei locali della Cancelleria di Stato sarrese un “Ufficio consolare” che permetta ai connazionali di poter fruire dei servizi in loco, senza doversi recare a Francoforte. Per quanto concerne le dichiarazioni del Capo della cancelleria, ministro Rauber, in merito ad un “Ufficio consolare” che sia indipendente da Francoforte, era stato inteso come concetto di indipendenza amministrativa che permetta semplicemente di fruire direttamente sul posto dei servizi consolari.
Il governatore Müller ed il suo ministro Rauber, sanno benissimo che non esistono, sia in Germania che in Italia, Uffici consolari indipendenti. Le loro osservazioni sono state più ragionevoli, così come riferite dal nostro Console che ha giustamente diramato le necessarie informazioni per evitare eventuali polemiche diplomatiche e che non ha riferito di “offese di fronte all’apertura di un’agenzia consolare”. Al nostro console dott.ssa Susanna Schlein vanno i ringraziamenti del Comites di Saarbrücken per aver tutelato gli interessi della collettività italiana e dello stesso Governo a Roma, indicando doverosamente e con coraggio possibili reazioni dovute ad eventuali decisioni di chiusura.
Concludo, egregio Senatore, richiamando alla sua attenzione lo spessore politico dei nostri interlocutori in questo Governo regionale. L’Italia deve molto al governatore Peter Müller. Infatti fu proprio Lui a trattare la stesura definitiva della legge tedesca sull’integrazione del 2002, che introduceva di fatto il concetto della doppia cittadinanza. La legge fu approvata all’unanimità quando Peter Müller ne trattò la stesura a nome del suo partito Cdu, all’epoca partito d’opposizione nel Bundestag.
Deve anche sapere, egregio Senatore, che chi le scrive milita da parecchi anni nella fila del partito Spd e che da diverse legislature fa parte del Consiglio comunale di dove risiede ma che non ha problemi nel riconoscere i grandi meriti di Peter Müller nel processo d’integrazione degli italiani in Germania. Pertanto, a nome di questo Comites, la esorto a volere rivedere la decisione della chiusura del nostro Consolato, volendo nuovamente prendere in considerazione la possibilità di apertura di una “Agenzia consolare” come auspicato dalla collettività italiana qui residente, da tutti i politici locali e dalla sua stessa amministrazione prima dell’errata interpretazione di reazioni mai esternate. Con l’augurio di buon lavoro nella gestione della riforma della nostra rete consolare, tanto delicata quanto necessaria, Le porgo, egregio Senatore, i miei più cordiali saluti.