Lo scorso anno, avevamo salutato, con prudente fiducia, il Governo Renzi. Il giovane fiorentino sembrava “gradito” a tutti o quasi. Siamo nella primavera 2015 e la sensazione, che corrisponde a una realtà più generale, si è modificata. I problemi d’Italia non si sono ridimensionati e il Capo del Governo, forse, l’ha capito. Questo esecutivo, quindi, dovrebbe fare mosse più opportune o desistere.

Ciò premesso, come si può, solo supporre, che la crisi sia in flessione?

Il numero dei senza lavoro è ancora calato e chi tuttora svolge un’attività, non riesce più, nella maggioranza dei casi, a fronte ai tanti, troppi, impegni quotidiani. La fiducia nell’Italia è calata e recuperare il terreno perduto appare arduo. Le strategie di Renzi ci hanno allontanato dalle speranze di un futuro meno difficile. È fattibile incrementare il carico fiscale, meno lineare è giustificarne i motivi. Tra tante “novità” è restata lettera morta la rivisitazione dei redditi; soprattutto quelli da lavoro dipendente. Non siamo economisti, né saremmo in grado d’improvvisarci tali. Però, qualche conto è presto fatto. Se l’imposizione fiscale, diretta e indiretta, serve per non bloccare la mastodontica macchina dello Stato che prende molto e non restituisce nulla, bisognerebbe anche rivedere alcuni parametri necessari per garantire un incremento di quella liquidità che proprio ci manca. Perseguire l’evasione fiscale è una delle strade da perfezionare, ma non è la sola. L’imponibile tassabile dovrebbe essere modificato. Sino a 14.000 (al lordo delle trattenute previdenziali) Euro l’anno nessun prelievo fiscale (tetto massimo).
Dopo tale somma applicare le aliquote già note. In pratica, si andrebbe a favorire le prospettive di vita di chi è costretto a tirare avanti con poco più d’Euro 1000 il mese o, purtroppo, anche con meno. Stesso ragionamento per quanto attiene i canoni di locazione ad uso abitativo. Dato che aumenta il numero degli inquilini che non riescono più a tener fede ai loro impegni contrattuali, gli affitti dichiarati e registrati dovrebbero essere totalmente detraibili ai fini fiscali dal conduttore e tassati solo al 30% al locatore.
La recente proroga degli sfratti (non per morosità) resta un provvedimento “spuntato”. Per far fronte alle necessità alimentari, si potrebbe “riscoprire” una tessera sociale (a scalare) per un importo annuo di 1000 Euro. Poco più di 80 Euro al mese per nucleo familiare di “base” (moglie e marito). Il tutto con sanzioni penali certe per chi fa il “furbo”. Si supporterebbe così un primo esperimento da estendere, poi, anche alle utenze energetiche (luce e gas) con trattenute direttamente alla fonte. Insomma, non ci vorrebbero “miracoli” per frenare la crisi economica delle famiglie nell’attesa di tempi migliori. Il fatto è che la realtà si discosta sempre più dalle nostre considerazioni. Uno dei tanti paradossi di un Paese alla deriva.