La Farnesina ha accolto oltre 50 scienziati italiani, impegnati in Italia e all’estero, insieme a rappresentanti di aziende, enti di ricerca, università ed esponenti delle istituzioni per un incontro sul tema “Gli scienziati italiani nel mondo e la crescita del Paese”, iniziativa promossa dal ministero degli Affari Esteri e da quello dell’Istruzione, Università e Ricerca per elaborare strategie che consentano l’effettiva circolazione di talenti nel nostro Paese.
L’incontro nasce anche per dar seguito alla proposta maturata in un confronto avvenuto con l’Aspen Institute Italia, visti i risultati emersi nella ricerca sul “Brain drain, brain exchange, brain circulation” realizzata da un gruppo di lavoro della comunità Aspen dei Protagonisti italiani nel mondo: per colmare il ritardo del nostro Paese su questo fonte, si propone la costituzione di una task force di esponenti del mondo scientifico, ministero degli Esteri e dell’Istruzione capace di rafforzare la rete internazionale di scienziati italiani nel mondo ed elaborare così azioni concrete per l’internazionalizzazione del sistema dell’università e della ricerca italiana.
Ad aprire i lavori il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che ha evidenziato “la centralità che i temi della ricerca e dell’innovazione hanno assunto nelle politiche del governo, e in particolare nelle strategie del Mae a sostegno della crescita e della competitività”, sottolineando come il Paese abbia superato i momenti di più aspra difficoltà con l’investimento in scienza e conoscenza. “Se i tassi di crescita sono stati bassi per anni – ha aggiunto Terzi, – è anche perché si sono a lungo trascurate la scienza e la ricerca quali componenti imprescindibili del dinamismo economico”, un errore che egli definisce “un irragionevole spread di cui oggi paghiamo le conseguenze”.
Il Ministro insiste quindi sulla necessità di “un cambiamento strutturale del nostro sistema economico”, attraverso la realizzazione di politiche intelligenti a favore della conoscenza” e nella consapevolezza che “l’innovazione si stimola anche con nuovi approcci culturali che coinvolgano le componenti più vitali della società”. Terzi ribadisce quindi l’importanza del networking tra istituzioni e operatori del mondo economico e scientifico, già sperimentato in più forme dai ricercatori italiani all’estero: “fare rete è fondamentale perché i contatti moltiplicano le opportunità sia per singoli attori – spiega – sia perché nella società globale la competitività di un Paese è sempre più definita in termini di connections, ossia dalla capacità di trarre idee innovative dalla comunità della conoscenza con cui si è in contatto”.
Tra le reti già attive, il progetto Davinci, gestito dal Mae, che conta oggi più di 2400 iscritti e costituisce uno dei presupposti utili a “superare il concetto negativo e obsoleto della fuga dei cervelli e per cogliere le opportunità offerte invece dalla mobilità dei talenti – precisa Terzi, ribadendo quanto i talenti italiani contribuiscano alla crescita delle nostra economia, dato attestato anche da un’indagine svolta in proposito dal Consolato generale di San Francisco, e quanto essi incidano “sul prestigio e l’immagine del Paese nel mondo”.
L’incontro nasce però dalla consapevolezza che occorra oggi “fare di più per attrarre in Italia anche i talenti stranieri”, attraverso azioni di “assistenza ai ricercatori stranieri qui presenti” e per migliorare le “interazioni tra scienziati, istituzioni e mondo economico”. Terzi richiama gli sforzi già messi in campo su questo fonte, con le borse di studio Invest your talent in Italy, la creazione in corso di una piattaforma informatica su programmi e opportunità di studio e ricerca in Italia, con un’applicazione pensata anche per tablet e smartphone, il collegamento della rete degli addetti scientifici italiani – la cui nomina e selezione seguiranno inoltre nuove linee guida – a ExTender, sistema informativo per l’acquisizione di informazioni sulle opportunità di business all’estero.
Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, ha sottolineato come “i nuovi strumenti che oggi abbiamo a disposizione ci consentano nuovi modi di fare ricerca e nuovi modi di fare rete tra ricercatori italiani all’estero”, così da creare “una comunità che possa contribuire in modo determinante alla crescita del nostro Paese”. “L’Italia ha bisogno di trovare modalità di studio e ricerca che vadano oltre i canali tradizionali – ha rilevato il ministro, richiamando l’opportunità di discutere di strumenti “capaci di dare concretezza immediata allo sviluppo dell’internazionalizzazione che questa task force si propone di promuovere”: tra essi la realizzazione di programmi di ricerca scientifici che consentano a docenti e ricercatori di operare all’estero e in Italia con maggiore continuità, il coinvolgimento degli scienziati italiani al sistema di valutazione della ricerca scientifica in Italia e per la qualifica e l’inserimento del personale accademico nelle università italiane, le creazione di una rete che non sia puramente virtuale, ma preveda occasioni di incontro “fisico”.
Profumo concorda inoltre con Terzi sulla necessità di “investimenti strutturali” in ricerca e sviluppo, richiamando l’importanza di diffondere attraverso strumenti adeguati le informazioni sul sistema universitario italiano e sulle opportunità che il settore scientifico nel suo complesso offre. Definisce importante, infine, l’iniziativa del Politecnico di Milano sull’offerta formativa in lingua inglese: “un segnale forte e che identifica un ben preciso percorso, un’iniziativa – conclude – che sono certo incontrerà una risposta molto positiva da parte degli studenti”. Ha concluso la sessione di lavori introduttiva l’intervento di Cesare Romiti, presidente onorario di Aspen Italia, che ha segnalato come la collettività scientifica a cui si rivolge l’Istituto non sia solo quella più strettamente legata alla tecnologia, ma quella attiva su tutta la cultura”.