Diversi motivi impediscono di formare il nuovo Governo. Necessaria una nuova legge elettorale e indispensabili alcune riforme costituzionali

Sono passati due mesi dalle elezioni del 4 marzo e l’Italia è ancora in attesa di sapere chi provvederà ai bisogni della popolazione, del territorio e della Repubblica. Il Rosatellum, sistema misto proporzionale e maggioritario con cui si è votato, certamente non è idoneo per esprimere il partito ed il programma preferiti dagli Italiani. Dei quali solo il 73,1% si è recato alle urne, con un 2% in meno rispetto alle elezioni del 2013, fatte con la Legge Calderoli.

Sappiamo anche quanto sia problematico cambiare, sia pure solo in parte, la Costituzione nazionale, in quanto le eventuali modifiche devono essere approvate, due volte con un intervallo, tra la prima e seconda votazione, non minore di tre mesi, a maggioranza assoluta dai 316 Deputati e 161 Senatori. Salvo ricorrere ad un referendum per accettare o respingere la riforma effettuata dal Parlamento.

Ne consegue che il nostro Stato è notevolmente lento nello svolgimento delle proprie funzioni, bloccato da tante leggi bizzarre, danneggiato da un debito pubblico e da un tasso di crescita bassissimo in alcune Regioni. Differenze provocate a volte da motivi economici, ma anche dallo scopo elettorale di ottenere un ampio consenso politico. Motivo, quest’ultimo, alquanto diffuso e, purtroppo, inarrestabile. Come successo durante l’ultima campagna elettorale che ha provocato, in un mese, un aumento di 23,8 miliardi, portando il costo a 2300 miliardi, del 130% superiore del Pil. Una crescita negativa che comporta pure annullamenti e rinunce da parte di chi vorrebbe creare nuove aziende.

Stando così le cose, non c’è da meravigliarsi che il Capo dello Stato, preoccupato per le “diffidenze e tensioni” come scrive Marzio Breda sul Corriere, non abbia ancora dato l’incarico di formare il Governo, nonostante che, secondo Repubblica, “Il tempo e la pazienza cominciano a esaurirsi”.

Recentemente Mattarella, benché a più di un mese dal voto “non sono stati fatti passi in avanti”, ha detto che si prenderà ancora qualche giorno per tentare di risolvere il problema della mancanza di una maggioranza che possa votare la fiducia al nuovo Esecutivo. Questo è dovuto anche al fatto che tutti i partiti hanno ricevuto, da uno o più dei suoi possibili sostenitori, un veto ad un’alleanza, con il risultato di non permettere la formazione del nuovo Governo.

Discordie che non hanno impedito al Movimento 5 Stelle e al Centrodestra di trovare un accordo su quasi tutti gli incarichi parlamentari, dando al M5S la presidenza della Camera e al Centrodestra quella del Senato. Spartendosi anche quasi tutti gli incarichi degli Uffici di Presidenza, lasciando al PD ed agli altri partiti solo pochissimi posti. Risultato positivo ma insufficiente per dare all’Italia un Esecutivo.

Il che non permette di affrontare al più presto i problemi nazionali e, soprattutto, di dedicarsi alle riforme assolutamente necessarie. Tra le quali una più valida e comprensibile legge elettorale, essendo l’attuale tanto complicata da spingere molti Italiani a non votare o a farsi annullare il voto. E rallenta l’inizio di quelle modifiche della Costituzione che, secondo alcuni politici ma anche parecchi cittadini, sono indispensabili. Modifiche rispettose dei problemi della Penisola che spesso soffre dei tempi oltremodo lunghi, costituzionalmente previsti, per l’approvazione di una legge, anche se dagli Italiani è sentita necessaria ed urgente. Specialmente se influisce su economia, giustizia, istruzione e sottomissione territoriale. Cambiamenti che richiedono, tra l’altro, un forte consenso popolare.

Necessaria, quindi una legge per eleggere un’Assemblea costituzionale, indipendente dal Parlamento e senza alcuna incidenza sul Governo, formata solo da 100 componenti, scelti con il sistema elettorale proporzionale, per modificare ed ammodernare, in 24 mesi, la Costituzione, senza, poi, esporla a referendum.

La Nuova Carta Costituzionale dovrebbe, per esempio, imporre la riduzione da 630 a 400 dei Deputati e da 315 a 200 dei Senatori, nonché le loro eccessive retribuzioni alle quali si aggiungono le gratuità dei trasporti aerei, ferroviari, autostradali, dell’informazione giornalistica, l’assistenza sanitaria ed altri servizi. Si parla da decenni di queste modifiche costituzionali, senza mai effettuarle. Per motivi che tutti conosciamo.

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