Foto: ©Nmdc/China Cdc

È allarme ormai in tutto il mondo, il coronavirus “2019-nCov” questa la sigla che lo identifica, continua a mietere vittime giorno dopo giorno. Il bollettino dei contagiati e dei morti purtroppo, sale di giorno in giorno, i ricercatori da ogni parte del globo sono al lavoro incessantemente per delle soluzioni, per frenare ed eliminare il pericolo. La preoccupazione è alle stelle, è una corsa contro il tempo. Attualmente, a chiusura redazionale, i casi confermati sono circa 17.400, mentre i decessi sono saliti a 360. La maggior parte dei contagi si registra in Cina, ma il virus è stato rintracciato anche in altri Paesi come Francia (3 persone), in Australia e Stati Uniti con 5 persone infette ognuno, in Thailandia (8 persone), e in Germania sono stati confermati 10 casi.

La correzione dell’Oms (organizzazione mondiale sanita´) : “rischio globale alto”

Il crescente ed esponenziale numero di contagi ha indotto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a correggere la valutazione del rischio che l’epidemia si diffonda, passando dal livello moderato ad alto. “Il rischio è molto alto per la Cina e alto a livello regionale e globale”, si legge nel rapporto rilasciato il 27 gennaio.

Cronistoria del “2019-nCov” e sua evoluzione.

Dalle notizie emerse, dapprima contrastanti ed incerte, sembrerebbe accertato ormai, che la città focolaio è Wuhan, il capoluogo della provincia dello Hubei e la più popolosa città della Cina centrale; La città si trova alla confluenza del fiume Azzurro e del fiume Han. Finora si pensava che il primo caso di infezione da coronavirus fosse stato nel mercato ittico di questa città. Eppure, uno studio appena pubblicato sul Lancet ha dimostrato che il primo caso di infezione risale al primo dicembre e che la persona infettata non si sarebbe recata in quel mercato. Secondo le analisi, inoltre, dei primi 41 casi, 27 erano stati al mercato ittico di Wuhan a partire dal 10 dicembre, mentre altri 13 non hanno avuto alcun collegamento con il mercato. L’ipotesi più accreditata, quindi, è che il virus possa essere stato portato nel mercato ittico di Wuhan da una persona già infetta.

Similitudini con lo sviluppo e diffusione della “SARS” (Sindrome Acuta Respiratoria)

Il virus “aggressivo ma non inarrestabile” secondo alcuni ricercatori, si sta diffondendo vertiginosamente nelle ultime ore. Sul sito di Nature, la più autorevole delle riviste scientifiche al mondo è riportato che il tasso di diffusione del coronavirus è paragonabile a quello del virus della Sars (sindrome acuta respiratoria) nelle prime fasi dell’epidemia che come molti di voi ricorderanno tra il 2002-2003 tenne con il fiato sospeso il mondo intero.

Con gli ultimi casi di contagio registrati in Cina il nuovo coronavirus ha superato il numero di persone che erano state contagiate dalla SARS tra il 2002 e il 2003. È però opportuno segnalare che il tasso di mortalità del nuovo coronavirus è decisamente inferiore a quello della SARS e della MERS: attualmente, il nuovo virus si è rivelato mortale nel 2,2 per cento dei casi, mentre la SARS aveva avuto un tasso di mortalità del 10 per cento e la MERS del 34 per cento. Bisogna specificare inoltre che i pazienti dichiarati finora dalla Cina riguardano solo i casi confermati, e che potrebbero essercene altre migliaia in relazione al fatto che molti potenziali contagiati non hanno ancora sviluppato sintomi. Al momento il nuovo coronavirus ha un tasso di mortalità simile a quello dell’influenza stagionale, per cui ogni anno muoiono centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo e che in Cina si aggira tra l’1,6 per cento e il 2,6 per cento. Leggendo i dati relativi alle ultime stime fatte dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, che stanno collaborando con l’Oms, ogni persona che viene contagiata da “2019-nCov” può infettarne a sua volta altre 2,6 in media, con un tasso che varia tra 1,5 e 3,5. Un valore, quindi, leggermente più alto di quello pubblicato dall’Oms una settimana fa, che andava invece da 1,4 a 2,5.

Quali sono i sintomi principali?

Tutti devono sapere quali sono i sintomi allarmanti che possono orientare verso una diagnosi adeguata di questa infezione ma altrettanti, devono anche non allarmarsi troppo se non ci sono condizioni sospette dirette o indirette di contagio. La polmonite, la febbre, la tosse, episodi di stanchezza, mal di testa, come per la precedente ed allarmante Sars sono i segnali principali anche per i contagiati dal corona virus ma secondo uno studio pubblicato sul Lancet, infatti, potenzialmente le persone che non hanno sintomi possono ugualmente trasmettere il virus. “Per questo è essenziale isolare i pazienti e rintracciare e mettere in quarantena le persone venute a contatto quanto prima”, hanno commentato gli autori, “ed educare le persone ad una corretta igiene personale, all’igiene del cibo e allertare gli operatori sanitari all’adozione di regole per controllare l’infezione ed evitare eventi di sovradiffusione del virus”. Molti giornali stanno rincarando la dose in questa fase affermando che il coronavirus può diffondersi più rapidamente di quanto pensato finora, ma gli addetti ai lavori sanno benissimo che non è nulla di così strano per una malattia infettiva.

Le prime foto del coronavirus

In Internet gira da qualche ora una foto realizzata dal National Microbiology Data Center cinese, che evidenzierebbe il Virus isolato al microscopio elettronico. Secondo alcune notizie aggiornate al 29.01.2020, in Germania 4 persone al momento sono state colpiti dal coronavirus . Il primo caso tedesco, un manager, è stato contagiato da una collega arrivata dalla Cina, ma senza sintomi. Poi altri tre suoi colleghi si sono ammalati. Con i tre casi in Francia, in totale sono 7 i contagiati in Europa. In Francia, dopo i primi due malati, un uomo anziano (un turista cinese della provincia dell’Hubei) è stato ricoverato in ospedale «in condizioni cliniche gravi», come ha riferito il direttore generale del ministero della Sanità francese, Jérôme Salomon. Quel che più preoccupa è che il primo malato in Germania, un ingegnere, non era mai stato in Cina e sarebbe stato contagiato da una persona che non presentava i sintomi della malattia. Il tedesco, manager di una multinazionale della Baviera con sede a Starnberg, non sarebbe più in pericolo di vita, ma il virus gli è stato trasmesso da una collega che invece era reduce da un viaggio in Cina. E dopo di lui ad altri tre impiegati della sua azienda si sono ammalati. Per precauzione, circa 40 colleghi del nuovo contagiato sono stati sottoposti a test. Nonostante le condizioni del Manager siano sotto controllo ora, in Baviera sono scattate diverse misure preventive, a cominciare degli asili. In tutta la Germania, inoltre sono sotto osservazione altre persone «sospette» ma la cui malattia non è ancora conclamata. La società del dirigente ammalato, infine, ha sospeso tutti i viaggi dei suoi dipendenti in Cina.

Strategie di riduzione dei contagi

In Europa ormai tutti i sistemi sanitari stanno lavorando senza tregua per ridurre al minimo i contagi. La prima ed importante fase prevede la costruzione di procedure per intercettare subito eventuali contagi. L’Europa cerca casi sospetti di persone colpite dal virus Wuhan tra coloro che arrivano dalla metropoli cinese dove è scoppiata l’epidemia di Coronavirus. Si lavora inoltre per diffondere a tutto il personale sanitario le indicazioni dei ministeri alla Salute su come contrastare la diffusione. Tutti i professionisti e i cittadini italiani per esempio, sono invitati a controllare il sito ministeriale dove verranno via via inseriti gli aggiornamenti sull’andamento dell’epidemia. Tutti in Europa sono dotati della professionalità, competenze ed esperienze adeguate per affrontare ogni evenienza.

Per chi parte verso la Cina, Vademecum per ridurre il rischio di contagio.

Il primo suggerimento è quello di evitare l’area della metropoli dove si sono manifestati la maggior parte dei casi. Se il viaggio non è strettamente necessario, meglio evitare. Per chi non può rinviare il viaggio, si consiglia di consultare il medico di famiglia “per essere informati sulle misure di igiene da applicare per prevenire le malattie respiratorie” e di vaccinarsi “contro l’influenza almeno due settimane prima del viaggio”; Anche se il coronavirus che sta provocando l’epidemia è diverso dall’agente responsabile dell’influenza è sempre meglio essere coperti contro questa seconda malattia. Arrivati in Cina, è consigliabile lavarsi frequentemente le mani ed utilizzare una mascherina per coprire la bocca e il naso. Evitare luoghi affollati, in particolare i mercati, il contatto con persone colpite da malattie respiratorie e con animali e prodotti di origine animali non cotte. Inoltre si invitano i viaggiatori a rivolgersi a un medico o a una struttura sanitaria se compaiono sintomi di infezione respiratoria come febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie. È chiaro che se siete già influenzati, sarebbe preferibile non mettersi in viaggio.

Evitate ad ogni modo allarmismi inutili e controproducenti.

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