Manifestazione Monaco di Baviera. Foto di ©Salvatore Bufanio

Il lungo flirt fra EU e Russia è bruscamente finito come un sogno che era troppo bello per essere vero.  Come succede in questi casi, molti dei sognatori fanno resistenza al brusco risveglio perché vorrebbero continuare a sognare; ma la tragica realtà finisce sempre per prevalere.

Come ha reagito la Germania

Questo è il caso della politica tedesca, che ha faticato un bel po’ prima di decidersi alla svolta avvenuta nella seduta del Bundestag del 27 febbraio scorso, mentre la bandiera ucraina sventolava davanti al Reichstag e l’ambasciatore ucraino riceveva applausi e ovazioni dai deputati.

È stata senza dubbio una seduta storica, che segna un punto di non ritorno nella politica europea. Il nuovo governo tedesco ha annunciato decisioni inusitate ed insperate vista la sua composizione. Che proprio il liberale e liberista ministro delle finanze annunciasse l’investimento di ben cento miliardi di euro in un sol botto per la difesa, nessuno l’avrebbe mai creduto.

Che la SPD rinunciasse di colpo a tutta l’ideologia pacifista che aveva perseguito e difeso per decenni, ad onta di tutti i segnali avversi e premonitori, non c’era da sperarlo. Che perfino i verdi, colti alla sprovvista dal problema concreto dell’approvvigionamento energetico immediato, fossero disposti a fare deleghe sulle centrali nucleari, era semplicemente impensabile. E non era mai successo che la CDU, respinta all’opposizione, votasse all’unanimità con il governo. Alcuni commentano ironicamente che bisognerebbe ringraziare Putin per un tale miracolo.

Dal canto suo il cancelliere Olaf Scholz, dopo aver richiamato la storicità del momento, ha accusato Putin di aver attaccato a sangue freddo una guerra d’invasione contro un paese pacifico: “La guerra è una catastrofe per l’Ucraina. Ma sarà anche una catastrofe per la Russia”. Ma in realtà sta diventando una catastrofe per tutti. Inoltre Scholz ha annunciato che per la Difesa Federale (Bundeswehr) sono da subito messi a disposizione 100 miliardi di euro e che danno dopo anno verrà investito più del 2% del prodotto interno lordo nella difesa. Dopo aver dichiarato la sua piena solidarietà con il governo in questo momento di crisi, il capo della CDU Friedrich Merz ha dichiarato su Putin: “Da democratico senza macchia, che non è mai stato, è diventato davanti a tutti un criminale di guerra”. Veramente già nel 2014, con l’occupazione della Crimea, i governi europei avrebbero dovuto aprire gli occhi sulla realtà e cambiare atteggiamento e strategia nei riguardi del Cremlino. Invece la Germania aveva continuato ostinatamente a portare avanti il suo gasdotto sotto il Baltico che la metteva in dipendenza ancora maggiore dal despota russo. Adesso è tutto perduto: sia il gas russo, sia gli investimenti per riceverlo.

Un altro miracolo di Putin si è manifestato a Bruxelles, dove improvvisamente tutti e 27 membri dell’EU si sono trovati subito d’accordo all’unanimità, cosa mai verificatasi prima d’ora. In realtà, su scala mondiale, l’operato di Putin non è stato approvato da nessuno, al massimo ci sono state dichiarazioni di neutralità, ma nessuno ha osato dire che avrebbe fatto bene.  Neppure la Cina e neppure il Brasile di Bolsonaro, che hanno rilasciato giudizi differenziati e un po’ ipocritelli, ma non di chiara approvazione del fatto compiuto.

La fine dei Putin-Versteher

Un altro effetto rilevante ed immediato è che non c’è più nessuno che abbia il coraggio di difendere Putin. Fino alla data del 24. 02. 2022 esisteva in Germania una frazione di intellettuali che cercavano in tutti i modi di difendere l’operato e le motivazioni del presidente russo, i cosiddetti “Putin-Versteher” che invocavano la comprensione per lui da parte della politica, della stampa e della gente comune. Adesso si è dissolta come nebbia (intellettuale) al sole.

Alcuni hanno avuto il coraggio di ammetterlo apertamente: la deputata Sarah Wagenknecht del partito di sinistra (Die Linke) ha dichiarato in un’intervista al quotidiano Die Welt: “Che Putin andasse davvero così oltre come ha fatto, non lo avrei ritenuto possibile. Purtroppo mi sono sbagliata nella valutazione della sua persona e della sua prevedibilità. Per questa guerra contraria al diritto dei popoli non c’è alcuna giustificazione”.

Anche suo marito Oskar Lafontaine si è dovuto ricredere: “La brutale rottura del diritto dei popoli da parte di Vladimir Putin non si può giustificare ricorrendo alle guerre contro il diritto dei popoli degli Stati Uniti e dei suoi alleati”.

Mentre l’ex-cancelliere Gerhard Schröder, che da anni lavora con ottimo stipendio per i colossi russi Gazprom e Rosneft, si è espresso in maniera diplomatica: “La guerra e il risultante dolore per gli esseri umani in Ucraina deve finire al più presto. Questa è una responsabilità del governo russo”, ma ufficialmente non si è distanziato da Putin. Tantoché nella Spd lo si vuole espellere e che il suo editore svizzero ha rotto il contratto.

In Italia si trova al centro delle polemiche l’ANPI (Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani) la quale ha bensì condannato in maniera dura e inequivocabile l’invasione dell’Ucraina, però nei giorni precedenti aveva espresso dei giudizi taglienti contro l’allargamento della NATO all’Est come matrice della crisi attuale.

Lo sport e la cultura

Il campo dello sport è in subbuglio. La FIFA e la UEFA hanno escluso tutte le squadre russe edai campionati internazionali. Presa di posizione anche da parte dell’IOC, con l’esclusione temporanea di tutte le squadre russe e bielorusse: ma è forse un puro caso che Putin abbia aspettato la conclusione dei giochi olimpici, prima di partire all’attacco?

Però la decisione della FIFA escluderebbe la squadra nazionale russa dal prossimo campionato mondiale nel Khatar. Il comitato esecutivo della UEFA, riunito nella svizzera Nyon, ha spostato la finale della Champions League da San Pietroburgo a Parigi. L’attesa partita fra le squadre Spartak e Leipzig è annullata e la squadra tedesca entrerà automaticamente nei quarti di finale.

Anche la Lega Europea del Basket ha sospeso tutte le squadre russe. La squadra di calcio tedesca Schalke 04 si è separata dal suo sponsor russo Gazprom, benché ciò le costasse molto economicamente. Markus Gisdol, allenatore della squadra Lokomotive di Mosca si è dimesso dal suo incarico. Andriy Voronin, allenatore della squadra Dinamo di Mosca, ha abbandonato il suo incarico fuggendo con la sua famiglia in occidente. Il campione olimpico Oleksandr Usyk, che si trovava a Londra il 24. 2, si è precipitato in patria per imbracciare le armi contro i russi.

Secondo il quotidiano The Times, i fratelli Vitali e Wladimir Klitschko, campioni mondiali di boxe, sarebbero sulla lista di morte di Putin assieme al presidente Wolodymyr Selenskyi ed agli altri membri del governo democraticamente eletto. Umiliazione personale anche per Wladimir Putin, che era presidente onorario dell’Associazione Mondiale del Judo, e adesso non lo è più. Gli è stata annullata anche la cintura nera del Taekwondo, mentre l’associazione internazionale dichiarava ufficialmente: “I brutali attacchi a vite innocenti in Ucraina che si dirigono contro la visione del Taekwondo di pace più preziosa del trionfo e contro i valori di rispetto e tolleranza”. 

Anche nel capo della musica si registrano duri contraccolpi: ad esempio il celebre direttore d’orchestra Valery Gergiev, amico di Putin nonché direttore stabile della prestigiosa Orchestra Filarmonica di Monaco, è stato cacciato dal podio dall’oggi al domani dal sindaco di Monaco di Baviera Dieter Reiter (SPD); lo stesso è avvenuto con l’ancora più prestigiosa orchestra dei Wiener Philharmoniker che aveva programmato una tournée negli U.S.A. sotto la sua bacchetta, il Festival di Lucerna gli ha annullato il contratto ed il nostro Teatro alla Scala di Milano gli ha tolto l’incarico di dirigere l’opera di Ciaikowsky “La dama di Picche”. Tutto questo perché il nostro si è rifiutato di prendere posizione contro l’invasione dell’Ucraina. È possibile che tutti gli appassionati di musica classica si mettano a boicottare il suo mercato discografico, ricco di numerose incisioni – peraltro di grande valore artistico.

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