Nelle foto: Alcune immagini che presentano iniziative dei comitati No AD. Foto di ©NO AD

Che cosa contiene la legge quadro che sarà forse approvata prima della chiusura estiva

L’autonomia differenziata (AD) sta andando avanti e circola la bozza della legge-quadro dell’azzurra Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali. Il testo che consta di cinque articoli sintetici verrà presentato al Consiglio dei ministri entro la pausa estiva. L’AD prevede, in base all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che le regioni potranno in futuro, previe intese con il governo, decidere su 23 materie, alcune delle quali sono finora di competenza esclusiva dello Stato. I comitati di cittadini contro l’AD (si veda Corriere d’Italia, febbraio e marzo 2022) temono una frammentazione dell’unità della repubblica italiana con il conseguente aumento della sperequazione fra Nord e Sud, fra regioni ricche e povere. Ma vediamo da vicino i punti principali di questo testo e della modalità con cui sta procedendo l’AD e se esiste un’opposizione al disegno di legge. Ne parliamo con Maurella Carbone, del direttivo del Coordinamento Donne di Francoforte e socia della sezione Anpi della città sul Meno.

Come Coordinamento Donne di Francoforte Lei ha partecipato fin dalla prima assemblea dei comitati contrari all’AD. Ora che circola la bozza della legge quadro Gelmini quali sono gli aspetti più critici di questo testo?

Il testo innanzitutto non esclude alcuna delle 23 materie richieste dalle Regioni. Questo va contro il parere della stessa Commissione Gelmini, che invitava invece a lasciar fuori la scuola, anche dietro intervento della Corte dei Conti, e la sanità. Per alcune materie concorrenziali fra regione e stato si tratterebbe addirittura di una immediata regionalizzazione. Queste materie sono: il governo del territorio, la tutela dell’ambiente, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione; la tutela e la sicurezza del lavoro; i rapporti internazionali e con l’Unione europea; il commercio con l’estero ed altre ancora. Per materie socialmente sensibili come scuola, sanità, assistenza e trasporti, il Ddl, nell’attuale versione, precisa che si debbano prima definire i LEP (cioè i livelli essenziali di prestazione), ma nelle righe seguenti lascia poi spazio all’avvio dell’AD anche senza i LEP.

Nella foto piccola al centro: Maurella Carbone al presidio davanti al Consolato generale d’Italia a Francoforte lo scorso 22 giugno. Foto di ©Coordinamento donne di Francoforte

Ci può ricordare che cosa sono i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) e che cosa vuol dire che verranno definiti in riferimento alla spesa storica?

Si tratta di quei servizi e quelle prestazioni che lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, consentendo il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadini (istruzione, sanità, assistenza, trasporti, sono quelle più importanti). Dal momento che questi LEP, per la rilevazione dei fabbisogni e del loro finanziamento, non sono ancora definiti, viene allora reintrodotta la spesa storica. La spesa storica, prevista dalla Legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, ha stabilito che le risorse dello Stato siano distribuite ai cittadini delle varie regioni non secondo la percentuale di popolazione, cosa conforme ai dettami costituzionali, ma sulla base della spesa sostenuta precedentemente per erogare i servizi. Questo significa che per molti servizi di natura sociale (ad es. gli asili-nido) questa spesa, per ragioni socio-economiche, è storicamente inesistente in alcune regioni. Di conseguenza dove non c’era un servizio in passato non ce ne sarà nemmeno in futuro e questo in controtendenza anche con quanto dovrebbe invece essere attuato con il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr).

C’è il rischio che con l’AD si dia forma a venti repubblichette italiane?

Si viene ad attuare in primis una lacerazione del Paese, una forma di federalismo ingiusto, perché continua a penalizzare ulteriormente le Regioni del Sud ed altre zone in difficoltà del Paese, pensiamo al Centro Italia, con l’Appennino che si spopola e le aree terremotate di tre regioni, ancora lontane da una ricostruzione. È un federalismo che sa di egoismi e sovranismi locali, molto lontano dal dettato costituzionale che parla di altri valori, come la solidarietà e la coesione.

Si potrebbe dire che si sta portando avanti un cambiamento in senso federale della repubblica italiana senza le protezioni del federalismo tedesco?

Qui in Germania l’unica grande materia esclusiva dei Länder è l’istruzione, purtroppo (anche se con alcuni ultimi progressi) mentre materie come trasporti, ordine pubblico, governo del paesaggio ecc. sono di competenza regionale, ma sottostanno a norme più generali di tipo federale. La Sanità poi, nella parte che riguarda le prestazioni e la tutela della salute, è esclusivamente federale. Inoltre esiste un fondo finanziario di compensazione (Länderfinanzausgleich), dove le regioni ricche versano affinché quelle meno ricche possano fornire ai loro cittadini le stesse prestazioni delle altre. Nel Ddl Gelmini non se ne fa un minimo accenno, anzi si parla di trasferimenti di gettiti tributari nazionali su tributi maturati nella regione (come per esempio l’IVA, n.d.r) come pure di tributi propri per sostenere il finanziamento dell’autonomia differenziata. Quindi saranno in questo caso anche le regioni più fragili a dover dare una parte alle tre regioni più ricche, come pure è possibile che i residenti nelle tre regioni siano sottoposti ad ulteriore tassazione. In questo modo, con una compensazione che procede in modo inverso, dov’è rintracciabile una visione comune anche se federale del Paese?

Nel Ddl- Gelmini sull’AD, il Parlamento potrà solo votare sì o no alla legge quadro e non potrà fare emendamenti. La competenza legislativa del Parlamento non viene in questo modo svuotata?

ll Parlamento viene di fatto esautorato da ogni potere reale in merito alle intese tra Stato e regioni che vogliono l’AD; l’azione delle Camere è ridotta a pura consultazione, cioè viene chiesto il parere, nemmeno vincolante, della commissione bicamerale per le questioni regionali da esprimere in tempi contingentati (un mese), mentre le scelte su temi rilevanti come le funzioni da trasferire, con i relativi finanziamenti, restano oggetto di trattativa tra governo e le singole regioni. Non è possibile poi ascoltare altri pareri al di fuori di quelli dei presidenti di regione. Alla fine il Parlamento vota senza possibilità, in effetti, di proporre emendamenti. L’ampio margine di intervento del Parlamento, come è scritto nelle Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata, dov’è? Non c’è!

Se il Parlamento è neutralizzato, se non esiste opposizione o contrasto al governo per questa riforma fondamentale, se la stampa italiana non dà sufficiente rilievo a quanto sta accadendo, che cosa si può fare per saperne di più e cosa si sta facendo per contrastare questo disegno che alcuni costituzionalisti definiscono “eversivo” della Repubblica italiana perché ne frantuma l’unità e crea disuguaglianza fra i cittadini?

Intanto dopo la prima assemblea delle associazioni del 2019 a Roma, movimenti e singole persone che da tempo seguivano il processo regionale di autonomia di Veneto e Lombardia, si è costituito un Tavolo di coordinazione dei Comitati del NO AD, che si riunisce puntualmente per osservare, valutare e ostacolare questo percorso. Il Coordinamento Donne di Francoforte ne fa parte fin dalla prima assemblea di Roma perché conosciamo bene anche gli svantaggi del federalismo tedesco, e temiamo quelli ben più rilevanti del prospettato „federalismo” italiano. Inoltre ci sono delle risoluzioni di costituzionalisti sulla incostituzionalità dell’AD e prossimamente partirà la raccolta di firme su una legge di iniziativa popolare contro la secessione dei ricchi, promossa da costituzionalisti, come Massimo Villone, economisti, associazioni. Ci sono due proposte di legge costituzionali presentate dal gruppo Manifesta alla Camera (Suriano, Benedetti, Ehm, Sarli) e dal senatore Gregorio De Falco al Senato (AS 2618, con i cofirmatari Fattori, Cataldo, Granato, Nugnes) i cui testi prevedono la cancellazione del comma 3 dell’art 116 della Costituzione, frutto della ‘riforma’ del 2001, e che apre all’AD. Qui in Germania anche l’Anpi Francoforte ha iniziato a dare informazioni con una videoconferenza con Marina Boscaino, coordinatrice del Tavolo, che il Corriere d’Italia ha poi intervistato. C’è stata un’assemblea online del Tavolo il 24 giugno alle ore 18. Al Tavolo è sempre possibile aderire inviando una mail a comitatinoad@gmail.com. Il giorno 22 giugno si è svolto poi a Roma un presidio in concomitanza con i colloqui tra la ministra Gelmini ed i presidenti di Regione; presidi si sono svolti anche in altre città, per es. davanti al Consolato di Francoforte. Esistono poi sui Social Media, come Facebook, due pagine principali dedicate alla battaglia contro l’AD, denominate „Contro ogni autonomia differenziata” e „Autonomia differenziata:NO grazie“. Se si vuole, si può!

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