Nella foto: Monopattini. Foto di ©ChrisDame

C’è voluto l’ennesimo morto a Sesto San Giovanni (il quinto dell’anno in Italia) per sollevare il problema della pericolosità dei monopattini sia per chi li usa (servirebbe almeno il casco) che per chi se li vede spuntare da ogni parte e circolare anche di notte senza fari o fanalino posteriore, cosa che succede anche in Germania

È un bel problema nato dalla forsennata volontà “ecologica” di moltiplicarne l’uso (con relativi contributi green), senza una normativa chiara del codice della strada. Meglio la vecchia bicicletta (che se non è elettrica non consuma e fa anche meglio alla salute), che non il business – pericoloso – dei monopattini-spider che oltretutto poi vengono abbandonati ovunque in giro per le strade.

Le nostre strade sono invase sempre più da biciclette e da un nuovo veicolo che da almeno tre anni circa si è inserito prepotentemente tra i mezzi utilizzati nel traffico cittadino, ossia il monopattino elettrico, che ha ricevuto anche incentivi all’acquisto da parte del governo e che nei grandi centri urbani è disponibile in maniera piuttosto diffusa, anche e soprattutto con sistemi di noleggio. I problemi introdotti dalla diffusione di tali mezzi sono davvero molteplici. Come spesso accade, infatti, anche qui, il legislatore non è stato a nostro avviso subito prudente e capillare, consentendo utilizzi in maniera poco regolamentata; infatti tali mezzi, sia bici che monopattini dovrebbero avere anzitutto un’assicurazione obbligatoria e duplice, sia per i danni provocati a terzi da circolazione, che per gli infortuni cui sono esposti inevitabilmente i conducenti. Il monopattino in particolare si è dimostrato in più occasioni essere un veicolo molto pericoloso nei nostri centri urbani, soprattutto per chi lo guida; infatti, a causa delle strade sconnesse e delle ruote molto piccole, nonché della postura, espone il conducente a rischi di infortunio di gran lunga superiori rispetto ad ogni altro mezzo. Su tali mezzi, inoltre, non c’è un obbligo incondizionato di casco, che è prescritto solo sul monopattino per conducenti da 14 a 18 anni.

Non si capisce infatti per quale motivo il casco sia sempre obbligatorio su ciclomotori e motocicli e no su tali nuovi mezzi. Altro problema ormai impellente da risolvere è quello relativo alla identificazione di tali veicoli, mediante una targa. Sono sempre più diffusi i casi in cui bici e monopattini provocano incidenti soprattutto investendo persone, senza fermarsi a soccorrere, difesi dall’anonimato dei mezzi, i cui conducenti in tal caso preferiscono fuggire.

Ciò è successo già molte volte in tutta Europa.

Ricordiamo il caso più eclatante, in data 14 giugno scorso a Parigi, quando due ragazze in monopattino di notte in una strada buia hanno investito una donna italiana, Miriam Segato, che passeggiava sul Lungosenna in zona pedonale. Miriam è caduta ed ha sbattuto la testa andando subito in commozione cerebrale e arresto cardiaco, mentre le due ragazze che utilizzavano il velocipede in area pedonale ed a velocità elevata sono fuggite senza neppure soccorrere. Altro problema è generato dalla sosta selvaggia dei monopattini, soprattutto a noleggio, che vengono abbandonati in posizione di intralcio sui marciapiedi e delle circolazioni in maniera vietate sempre su marciapiedi o anche contromano da parte di questi mezzi nelle strade cittadine. Ricordiamo che il codice della strada consente circolazione contromano alle biciclette su strade a senso unico solo in presenza di apposita corsia e segnaletica per velocipedi. In assenza di tali condizioni essa è vietata, eppure è un continuo vedere bici e monopattini che viaggiano contromano ovunque, sicuri di non ricevere multe da parte di nessuno.

A nostro avviso la soluzione sarebbe quella di rendere obbligatoria una assicurazione sul mezzo, magari in fase di acquisto del veicolo e per durata poliennale, oppure di multare il conducente che non abbia una polizza di responsabilità civile per la vita privata, con multe salate. Per quanto riguarda la targa, si potrebbe sopperire sia con una targhetta apposita, tipo ciclomotore, ben visibile, o tramite gps, dato che i mezzi elettrici sono già muniti di geolocalizzazione, prevedendo obbligatoriamente la tracciatura degli stessi e rendendola disponibile sulle forze dell’ordine.

Dovrebbe poi essere obbligatorio sia per bici che per monopattini un contributo al servizio sanitario nazionale, in fase di acquisto o come ticket in caso di infortunio e soprattutto il controllo più frequente da parte delle forze dell’ordine. Regole semplici ma urgenti, speriamo che chi di dovere intervenga presto, a tutela dei conducenti di tali mezzi e soprattutto dei terzi. E soprattutto, come sempre, un po’ di buon senso, nel frattempo, che il legislatore corra ai ripari.

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