FRANCOFORTE – Casi di tentata espulsione sono noti al nostro Patronato Inca

Quello delle espulsioni è un tema noto. Le autorità tedesche, infatti, ne fanno ricorso da anni anche nei confronti dei cittadini dell’Unione Europea.

Come Istituto di Patronato conosciamo bene la questione e già in passato ci siamo rivolti alla stampa, informando per conoscenza anche il Consolato e l’Ambasciata di alcuni casi particolari. Tuttavia, il tema non è stato ancora affrontato ed è rimasto confuso e controverso.

Un servizio su questo argomento trasmesso da Radio Colonia qualche giorno fa ha suscitato molto scalpore e ha provocato reazioni di indignazione non solo tra gli italiani in Germania ma anche in Italia, diffuso ed amplificato sia dalla stampa italiana che dai politici e commentatori.

In tale servizio è stato reso noto che sono state recapitate lettere a decine di cittadini italiani, da parte delle autorità locali competenti in tema di immigrazione, con le quali si dispone la perdita del diritto di soggiorno nella Repubblica Federale tedesca con conseguente richiesta di lasciare il Paese.

Lavorando al Patronato, che chiaramente rappresenta il luogo e il punto di riferimento principale per coloro che si trovano a dover affrontare difficoltà burocratiche e amministrative, posso testimoniare che, effettivamente, le autorità tedesche fanno regolarmente uso di questa pratica volta alla verifica e al successivo diniego del diritto di soggiorno in Germania nei riguardi dei nostri connazionali.

Ciò avviene nella maggior parte dei casi quando un connazionale fa richiesta di prestazioni sociali senza averne ancora il diritto, in quanto non residente da oltre cinque anni in Germania.

Alla verifica dei requisiti, anziché seguire la semplice negazione del sussidio, subentra in molti casi un vero e proprio provvedimento “Entscheidung” con il quale il connazionale viene obbligato a lasciare il paese e, nel caso questi non adempia a questa richiesta, segue una “minaccia di espulsione” (Androhung der Abschiebung – Zwangsweise Abschiebung).

Questa prassi anomala, che di fatto è contraria ai principi di libera circolazione sanciti dai trattati europei, viene di fatto applicata da anni anche nei confronti di cittadini italiani che, appunto, vengono esortati ad abbandonare il territorio tedesco.

Un caso molto singolare e sconcertante che ci è capitato proprio pochi mesi fa è quello di un ragazzo italiano che è arrivato in Germania con i genitori all’età di cinque anni e che oggi ha 29 anni. Sebbene questi risieda da ormai 24 anni in Germania, abbia frequentato qui le scuole e sia in cerca di un’occupazione, ha ricevuto una serie di lettere volte a verificare la sua posizione e, pur avendo potuto dimostrare la regolarità della situazione, ha subito pressioni volte a trovare espedienti per avviare una procedura di espulsione da parte della questura tedesca.

Solamente grazie al nostro intervento, le autorità tedesche hanno poi annunciato, con mail del 05/06/2018 indirizzata al nostro Patronato, la decisione di non procedere più ad accertamenti nei suoi confronti.

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