Se ne parla tanto. E se ne scrive tanto. I media ogni giorno ce lo raccontano e, statistiche alla mano, è aumentato paurosamente negli ultimi anni. Ci addoloriamo, ci indigniamo, partecipiamo alle fiaccolate con i nomi sgranati come rosari, eppure accade ancora. Non si muove niente né con le leggi sullo stalking né con le condanne, che ai familiari delle vittime sembrano ingiuste, di lieve entità.

Tutto passa sul corpo della donna; è sempre lei a pagare come se il suo essere donna fosse una colpa. Certo, c’è un esempio ancestrale, un nome mitico: Eva. La sfida. La seduzione del serpente a mangiare la “mela” dell’albero proibito. Il maschilismo imperava già d’allora. Perpretato nei secoli e legalizzato addirittura dallo Stato negli anni del Ventennio fascista. Con il Codice Rocco era consentito che la donna fosse uccisa per il “delitto d’onore”dal marito, dal padre, dal fratello o dal parentado e l’assassino assolto.

Ce lo ricordava il bel film di Pietro Germi “Divorzio all’italiana” (quando in Italia non c’era ancora la legge sul divorzio) con un attore che divenne un icona del cinema italiano: Marcello Mastroianni e un’esordiente talentuosa come Stefania Sandrelli. E ce lo ricorda il romanzo “L’ombra della luna nuova” (Kairòs Edizioni) di Valeria Marzoli, uscito di recente, ambientato negli anni bui e violenti del regime fascista, dove il ruolo della donna era quello di moglie e madre, ad eccezione dell’insegnamento. Una società giusta con le donne viene generata dal cambiamento culturale. “Responsabilità assoluta degli uomini è combattere il sessismo” come scrive Barack Obama sulla rivista Glamour

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