„L’Europa ci ha piantato in asso“, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, ha rilasciato a Paul Ronzheimer della Bild un’intervista.

Signor ministro, la situazione sulla rotta del Mediterraneo è paragonabile alla crisi migratoria del 2015?
Il numero di migranti giunti quest’anno in Italia ha raggiunto una dimensione per noi molto difficile. Quest’anno potrebbero diventare alla fine più di 200.000. E altre centinaia di migliaia di persone attendono in Libia la pericolosa traversata che spesso termina con la morte. Vi è tuttavia una grossa differenza con il 2015: le persone giungono qui dalla Libia a bordo di imbarcazioni e non possono, come due anni fa, recarsi a piedi dalla Grecia fino in Germania. Quindi gli interventi di salvataggio e assistenza sono più difficili e onerosi. Inoltre rileviamo oggi le impronte digitali del 100% dei migranti. Anche questa è una differenza.

È stato dunque sbagliato il comportamento del Governo tedesco nel 2015?
No, non intendo dire questo. La Cancelliera Angela Merkel nel 2015 si è collocata dalla parte giusta della storia, ha mostrato un’autentica “leadership”, con forza e coraggio. Tuttavia la situazione sulla rotta centro mediterranea, ora, è completamente diversa perché accanto a rifugiati vi transitano molti migranti economici.

Si sente piantato in asso dall’Europa?
Un sì forte e chiaro! Il cosiddetto Programma di Relocation non funziona affatto. Questo significa che i profughi rimangono in Italia. Manca inoltre una politica migratoria comune europea che si faccia carico degli arrivi dall’Africa. L’Italia sta facendo la sua parte, ma non possiamo affrontare da soli quest’onere. Allo stesso modo, abbiamo urgentemente bisogno di più sforzi congiunti per modificare la situazione in Libia, in modo da combattere il traffico di esseri umani e gestire i flussi migratori.

Il Ministro della Difesa austriaco ha già minacciato di inviare soldati al confine al Brennero.
Questa è pura campagna elettorale, che non prendiamo sul serio. Già un anno fa l’Austria ha parlato di un muro. Ma la verità è che non c’è nessun problema. I nostri confini sono chiusi in modo chiaro. Per i migranti è impossibile arrivare in altri Paesi. A questo ci pensiamo noi.

Come volete riuscire a far si’ che meno profughi e migranti raggiungano l’Italia?
L’unica soluzione che c’è si trova in Libia. Vogliamo creare lì sistemazioni umanitarie per i profughi. A questo scopo dobbiamo raggiungere finalmente l’unità politica del Paese e, con essa, il ripristino della stabilità. Fino ad allora, lavoriamo a un Accordo sui profughi con tutti gli attori rilevanti e abbiamo già inviato un segnale chiaro con l’apertura della nostra Ambasciata a Tripoli.

Ma la situazione in Libia si aggrava, anziché migliorare. Molte milizie violente controllano il business del traffico di migranti.
È vero ed è proprio per questo che siamo impegnati al massimo. Per questo, l’Italia sta fornendo mezzi, finanziamenti e addestramento alla Guardia Costiera che deve essere sostenuta e rafforzata. Le Nazioni Unite devono adoperarsi con maggiore intensità per sostenere il Governo di Tripoli.

C’è bisogno, alla fine, di una missione di Caschi Blu?
Ora dobbiamo lasciare elaborare proposte al nuovo Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Si litiga anche sulle missioni di salvataggio di molte Organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo: crede che tali missioni abbiano in effetti contribuito a far aumentare il numero di profughi?
Le Procure verificano al momento le accuse, non voglio interferire. In generale vale questo: in Italia abbiamo sempre cercato di trovare un nesso fra regole e solidarietà. Abbiamo bisogno di un’azione rigorosa e al contempo di umanità. Abbiamo bisogno di sicurezza, ma non possiamo dimenticare i diritti umani. Io penso si debba finalmente lavorare anche alla possibilità di migrazione legale verso l’Europa. Non devono essere trafficanti di esseri umani a poter decidere chi possa e chi non possa arrivare nell’Unione Europea.

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