“Una soluzione a Saarbrücken, a Norimberga e ad altri posti in Europa”

In un comunicato stampa si legge che “Il Comites di Saarbrücken ha accolto con entusiasmo l’opportunità d’incontro con il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Senatore Ricardo Merlo, venerdì 10 luglio nella capitale del Saarland. Si è trattato di un incontro tutto italiano con la partecipazione del Console Generale d’Italia a Francoforte sul Meno, Andrea Esteban Samà, e con la Consigliera d’Ambasciata a Berlino Susanna Schlein che, per altro, è stata dal 2006 al 2010 Console d’Italia a Saarbrücken”.

Non solo l’incontro con il Comites, in una giornata intensa di lavoro che il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale ha assolto nella capitale del Saarland.

La visita è terminata negli studi della Saarländische Rundfunk, dove Ricardo Merlo ha rilasciato un’intervista alla “Mezz’Ora Italiana”, lo storico programma radiofonico realizzato in collaborazione con il Consolato Generale prima a Saarbrücken poi a Francoforte sul Meno e condotto da Pasquale Marino.

Vi proponiamo alcune dichiarazioni rese alla radio dal sottosegretario Merlo:

Senatore salve e benvenuto alla Mezz’Ora Italiana. Lei certamente non ha bisogno di presentazioni. La stampa dedica molta attenzione alle Sue attività. Lei è comunque “del mestiere” poiché è stato direttore del giornale “Titulares”, è stato conduttore del programma televisivo “De verdad”, e ha svolto attività giornalistica per svariati anni. Come ricorda quelle esperienze e cosa ne ha ricavato per il suo attuale ruolo, come membro del Governo Italiano?

… e li manca qualcosa. L’Aria Veneta, che era un giornale che leggevano tutti i veneti in Sudamerica e di cui sono stato direttore. Lo ricordo perché ero giovane ed era un giornalismo fatto con tanto entusiasmo e nel modo più obiettivo possibile. Eravamo studenti universitari e militanti nell’associazionismo italiano cattolico. Io posso dire di essere stato formato all’università e nel giornalismo.

Qual è il suo rapporto oggi con la stampa?

Ottimo. Io sono un difensore dei contributi che il Governo dà alla stampa italiana all’estero, alla FUSIE e a tutte le organizzazioni che la riuniscono e rappresentano. Ho un buon rapporto con tutti i giornali e anche se mi criticano, cerco di guardare bene per migliorare le cose.

Alla stampa italiana e ai media italiani all’estero in generale è attribuito un compito aggiunto che è quello della diffusione all’estero della lingua e della cultura italiana. È così?

Lei pensi che nei Paesi d’oltreoceano parliamo di un giornalismo veramente alternativo poiché gli italiani non cercano certo la notizia già pubblicata dal “Corriere della sera”. Parliamo quindi di un veicolo di propagazione della realtà locale e della nostra lingua e cultura. È perciò fondamentale che lo Stato italiano continui a sostenere queste iniziative mediatiche.

La Sua attività politica comporta una certa lontananza dall’Argentina, dalla Sua città natale che è Buenos Aires. Ha un po’ di nostalgia ?

Sì. Anche quando sento Astor Piazzolla alla radio come in questo momento. Un vero genio del tango e della musica popolare in generale, per altro credo di origini italiane…

Quando ha ballato l’ultima volta un bel tango argentino?

Guardi, il tango non è facile ed io non sono il miglior ballerino. Ma mio padre, nato a Treviso ed emigrato in Argentina, ballava il Tango incredibilmente bene. Mia madre è spagnola e ballavano il tango insieme. Io li guardavo da bambino e mi emozionavo. A tutti quelli che visitano l’America latina consiglio di andare a vedere una delle tante esibizioni di ballerini di tango argentino.

Lei ha già un posto assicurato negli annali della storia dell’emigrazione. Ha fondato un movimento tra gli italiani all’estero e ha portato questo movimento in una compagine di governo con i partiti “storici” romani. Che cosa prevale in Lei, la soddisfazione per il traguardo politico raggiunto o il peso della responsabilità nei confronti degli italiani all’estero, le cui aspirazioni sono scritte sulla Sua bandiera politica?

Prima di tutto, non credo che la responsabilità sia un peso. Almeno per me. La responsabilità è tale ed io la sento così. E poi il nostro Movimento nasce dall’associazionismo del volontariato cattolico. Io mi sono formato come dirigente istituzionale proprio all’interno delle associazioni cattoliche. Il nostro obiettivo è stato quello di portare l’associazionismo autonomo dentro il Parlamento. Noi abbiamo detto sempre che la via per entrare nella stanza dei bottoni era quella dell’autonomia dell’associazionismo. Nessuno ci credeva, sono passati anni, ed è una grande soddisfazione veder il nostro movimento nel posto dove si prendono le decisioni. E penso soprattutto al futuro del Movimento Associativo Italiano all’Estero sia in Europa, sia in nord America, in centroamerica, in Oceania, e in sud America, dove siamo già abbastanza consolidati.

Lei è un “talento politico” e lo dimostra la sua carriera e la storia del suo movimento. È costata fatica resistere alle proposte di “reclutamento” da parte dei partiti tradizionali che all’estero hanno un proprio bacino elettorale?

È successo, certo. Pensi che alle prime elezioni, quando non c’era rete, noi abbiamo dovuto correre per tutto il sud America. C’era la lista Berlusconi, la lista Prodi e noi. E noi abbiamo vinto. Poi, alla caduta del Governo Prodi, vennero i due schieramenti più importanti. Ma io ho detto no! Io vado con il MAIE e non voglio perdere l’autonomia poiché noi andiamo al parlamento soprattutto per cercare di difendere i diritti e le aspirazioni degli italiani all’estero. Ed io oggi sono qui, in un Land tedesco, per cercare di riorganizzare la gestione dei servizi consolari. E non so se uno dei sottosegretari dei vecchi partiti romani sarebbe oggi qui per questo stesso motivo e sentendo la questione come la sentiamo noi. Io sto cercando di rianimare la rete consolare che è stata proprio calpestata, dimenticata, con finanziamenti assottigliati. Ora riapriamo il Consolato a Manchester in Gran Bretagna, apriamo un’agenzia consolare alle Canarie, che sono territorio spagnolo, costruiamo un consolato nuovo in Uruguay a Montevideo, dove il pubblico fino a ora ha avuto a disposizione una cancelleria consolare con 15 metri quadrati di spazio a disposizione dei visitatori e poi a Vittoria Spirito Santo in Brasile, dove vivono tantissimi italiani. Poi guardiamo alla Germania, per una soluzione a Saarbrücken e a Norimberga, e ad altri posti in Europa.

Lei ha assolto oggi, a Saarbrücken, diversi incontri istituzionali, accompagnato dalla Consigliera della nostra Ambasciata a Berlino Susanna Schlein e dal nostro Console Generale Andrea Esteban Samà. Anche questa giornata di lavoro è stata dedicata alle esigenze dei connazionali, nello specifico a quelli residenti nel Saarland e nelle zone limitrofe del Palatinato. Ci vuole raccontare com’è andata? Ha qualche novità per i nostri amici italiani e tedeschi in ascolto?

È andata molto bene. Sono soddisfatto. Ho incontrato il Ministro Presidente Hans e abbiamo parlato dei vincoli tra Italia e Germania, della gestione della crisi a causa della pandemia, dell’Europa e degli aiuti da parte dell’Unione Europea con una soddisfacente presa di posizione da parte della Germania in modo che nessuno possa mettere più in dubbio l’opportunità dell’appartenenza all’Unione. Poi abbiamo parlato della collettività italiana, ho visitato il Consolato Onorario, ho incontrato il Console Onorario e una delegazione del Comites con il suo presidente. Mi hanno illustrato le loro attese. Ho appreso comunque che qui vive una collettività italiana che merita di più. In questa settimana sarò a Roma e comincerò a lavorarci e spero che fra poco tempo ci siano novità per riorganizzare e migliorare i servizi consolari qui, localmente. Cercheremo cioè di migliorare la presenza consolare italiana nel Saarland.

Il prossimo anno la Mezz’Ora Italiana, che è stata la prima radio italiana in Germania, festeggia il sessantesimo compleanno. Ci verrà a trovare?

O vengo o mi chiamate. Io voglio essere presente!

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