Interrogazione della Senatrice Laura Garavini

La Confsal Unsa, il primo Sindacato al MAECI, accusa il Governo di fare confusione attorno a una questione risolvibile da tempo.
Si tratta dell’applicazione di un regolamento europeo che taglia lo stipendio netto degli impiegati consolari.
Tra gli impiegati consolari si diffonde ora l’amara delusione per la risposta negativa del Sottosegretario MAECI, Senatore Ricardo Merlo, che fino a ora si era proposto come interlocutore sensibile alle questioni degli italiani all’estero.
La sensibilità sembra però finire per i lavoratori in servizio nei consolati in Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera.

La dimostrazione è giunta sotto forma di risposta a un’interrogazione parlamentare della Senatrice Laura Garavini, la quale problematizzava, tra l’altro, gli effetti devastanti del Regolamento (CE) N. 883/2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale che impone, a decorrere dal primo maggio 2020, alla categoria degli impiegati a contratto della rete europea del MAECI, il passaggio dal sistema previdenziale retributivo italiano -al quale i predetti avevano aderito con regolare contratto di lavoro-al sistema previdenziale del Paese di residenza. Sistema previdenziale del Paese di residenza (cioè dove si trovano i nostri consolati) significa per gli impiegati consolari una perdita retributiva mensile che varia tra i 380 e i 580 Euro e una penalizzazione rispetto alle future spettanze delle pensioni fino a 700 euro mensili.

Alla domanda della Senatrice Garavini: volete fare qualcosa per i nostri lavoratori poiché il regolamento una via d’uscita la prevede, con la possibilità di concordare specifiche deroghe da parte del nostro Paese con i Paesi UE nei quali sono assunti impiegati a contratto? La risposta di Ricardo Merlo è stata no! E davanti alla segnalazione che il passaggio ai sistemi sociali esteri comporta un maggiore esborso del Ministero degli Affari Esteri italiano nelle casse assicurative elvetiche, germaniche e di altri Paesi UE, la risposta alla Senatrice è stata addirittura sconcertante: E allora? Tanto i soldi noi li abbiamo! E viene spontaneo aggiungere: E quindi buttateli via!

Sembra che al Senatore, con delega per gli italiani all’estero, sia sfuggito che stiamo parlando di cittadini italiani, i quali per essere assunti hanno dovuto dimostrare di avere stabile e ininterrotta residenza all’estero.
Cittadini, pertanto, che rientrano nel suo mandato con la delega datagli dal Governo. E forse gli sfugge anche che stiamo parlando d’italiani al servizio diretto di altri italiani in quei consolati, ambasciate e IIC che lui, il Senatore, dice ogni giorno di voler rinforzare. Alla faccia dei rinforzi!

Il Ministero degli Esteri sembra quindi confermare l’inerzia già mostrata nel voler affrontare la brutale applicazione del REG. UE 883 da parte dei citati Paesi, dolosamente penalizzante per il personale a contratto assoggettato da decenni all’INPS.
E ciò, a fronte di una soluzione del problema ben individuata, anzi servita sul piatto d’argento dal sindacato Confsal Unsa, che però resta l’unico sindacato a porsi il problema mentre CGIL, UIL e CISL sembrano inspiegabilmente fermi, quasi a guardare inermi come va a finire.

La Confsal Unsa chiede, infatti e da tempo, la qualificazione di un impiegato a contratto quale “impiegato pubblico” o “personale assimilato” con una mossa che dipende unicamente dal diritto dello Stato membro, in questo caso dell’Italia, a protezione sociale dei propri impiegati assunti in loco dai consolati, ambasciate e istituti italiani di cultura.

Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, per diretta ammissione del Sottosegretario Merlo, non si vuole muovere in sede bilaterale nei confronti dei cinque Paesi bramosi di contributi pensionistici freschi, freschi.
L’Italia pagherà in futuro contributi per la pensione alle casse della Signora Merkel? Gli impiegati consolari si chiedono: Questa si chiama difesa, tutela e sensibilità verso gli italiani all’estero? L’irritazione è totale al momento in cui il MAECI, per bocca del suo Sottosegretario con delega per gli italiani all’estero, prospetta adeguamenti salariali per colmare la perdita economica, rimandando, genericamente, ai criteri dell’art.157 del DPR 18/67, che notoriamente (tranne che al Senatore Merlo), in assenza di adeguati stanziamenti ad hoc, non potranno mai condurre ad alcuna compensazione retributiva per arginare il danno economico.

Ricardo Merlo non può ignorare che il Parlamento ha alimentato ultimamente questo capitolo di spesa di appena EURO 200.000, mentre il danno economico al personale coinvolto raggiunge cifre a sei zeri.

Il MAECI si dichiara paralitico, poiché asserisce di non potersi muovere per tutelare i propri impiegati come hanno già fatto spagnoli, portoghesi, francesi e altre diplomazie degne di questo nome. Sorge un ultimo dubbio: Il NO! Di Ricardo Merlo sarebbe stato altrettanto netto se in discussione ci fossero stati gli interessi degli italiani operanti nei consolati in America Latina?

Con molta probabilità no. È risaputo, e questa è una vecchia regola, che non s’irrita il territorio dal quale provengono i voti che sono i braccioli della poltrona che si occupa con tanta soddisfazione. E la poltrona, in questo caso è quella occupata dal Sottosegretario interrogato.

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