Fiducia del Parlamento europeo per Ursula von der Leyen

Dunque ce l’ha fatta. E pure discretamente bene: la nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen, tedesca ma nata a Bruxelles 61 anni fa, ha ottenuto la fiducia del Parlamento Europeo con il 65% dei voti. È trascorso mezz’anno dalle elezioni europee e finalmente è giunto il traguardo della entrata in funzione della nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen al posto di quella vecchia e alquanto discreditata di Jean-Claude Juncker. Ma anche questa nuova commissione non è indenne da critiche.

Già la scelta della signora von der Leyen per questa carica non si può dire una testimonianza di democrazia. Non è lecito dimenticare che a centinaia di milioni di elettori europei erano stati presentati altri candidati scelti dalla maggioranza del Parlamento Europeo, ed essi li avevano preferiti a maggioranza. Per poi vederseli sfilare via davanti agli occhi in mezzo a oscuri conciliaboli fra i governi, da cui è emerso quel nome a sorpresa; dopodiché ci si lamenta di fenomeni decadenti quali il complottismo e la dietrologia. Poiché è stato un vero fulmine a ciel sereno la candidatura della piccola-grande signora tedesca (161 cm. di altezza).

La signora von der Leyen venne infine eletta il 2 luglio scorso dal Parlamento Europeo con una maggioranza risicata di appena 9 voti, e questo pure è stato un segno di debolezza, perché molti deputati europei si erano legati al dito i trucchetti opachi con cui si erano trasformati coniglietti in piccioni. Dall’inizio di luglio fino all’inizio all’inizio di dicembre è stato il tempo necessario affinché si creasse una nuova squadra. Questo è in gran parte colpa del sistema che prevede che i candidati proposti dai governi nazionali debbano venire approvati uno per uno dal Parlamento Europeo dopo un attento esame, e non sempre ci riescono. Tutti si ricorderanno la figuraccia fatta da Rocco Buttiglione, designato dal governo Berlusconi nel 2004 e respinto a causa delle sue vedute non molto tolleranti in fatto di femminismo ed omosessualità. Quest’anno è toccata prima alla candidata francese Sylvie Goulard, a cui doveva toccare il mercato interno, suscitando le ire del presidente Macron che ha coperto la von der Leyen di rimproveri. Poi è stata la volta del candidato ungherese László Trócsányi quando si è constatata la sua totale dipendenza dal premier Viktor Orbán il quale non vale certo come modello di democrazia. Allora Orbán lo ha sostituito con Olivér Várhely, il quale si è affrettato a mostrarsi distanziato e indipendente da lui, pur di ottenere così l’approvazione europea. Dopodiché Orbán ha fatto trapelare che era stata tutta una sceneggiata. Un ulteriore problema è stata la mancata nomina del candidato inglese, destinato a restare in carica fino al momento sempre rimandato del Brexit, dato che Boris Johnson si è drasticamente rifiutato di nominarne uno prima dell’esito delle elezioni nel Regno Unito. Ma la Commissione Europea non ha voluto stare al cattivo gioco di Londra, e ha deciso di cominciare ugualmente le sue funzioni all’inizio di dicembre.

Essa è composta da 15 uomini e 12 donne, e il suo membro italiano è il nostro ex-presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nell’importante incarico all’economia. Von der Leyen ha già annunciato gli scopi che dovrà raggiungere: “L’Europa deve imparare il linguaggio del potere. Sviluppare i proprio muscoli dopo che ci siamo potuti appoggiare ad altri per lungo tempo. Impiegare la propria forza miratamente quando si tratta di interessi europei”. L’ex-ministra della difesa tedesca ha lasciato chiaramente intendere di favorire lo sviluppo di una forza armata europea: insomma, in un mondo di carnivori, gli europei non possono fare i vegani. Infatti, per la prima volta, la Commissione Europea dispone pure di una “Direzione Generale alla Difesa”. Ma già da due anni si cerca di coordinare meglio gli eserciti nazionali europei sotto le etichette burocratiche PESCO e EDF. Si discute di istituire un Consiglio di Sicurezza Europeo.

I due vicepresidenti (che originariamente erano in lizza come presidenti) hanno ricevuto due incarichi chiave. La danese Margrethe Vestager è vicepresidente esecutivo per un’Europa pronta per l’era digitale, nonché commissario europeo per la concorrenza, mentre l’olandese Frans Timmermans è vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo e commissario europeo per il clima. Dunque particolare rilievo riceveranno i campi dell’informatica e dell’energia “compatibile”, ed uno scopo dichiarato è mettere l’Europa alla pari con i suoi più pericolosi concorrenti U.S.A. e Cina. Motivo per cui buona parte degli investimenti verranno spostati in questa direzione distogliendoli dalle sovvenzioni all’agricoltura. Un miliardo di Euro saranno investiti a questo scopo. “Possiamo e dobbiamo riuscire a far sì che entro il 2050 l’Europa diventi il primo continente climaticamente neutrale” ha annunciato von der Layen, pur sapendo che in quella data non sarà più in carica. Il terzo vicepresidente è il lettone Valdis Dombrovskis , per una economia al servizio delle persone e commissario europeo per i servizi finanziari. Bene, finora era sembrata a tanti un’economia al servizio esclusivo delle banche. Allo scopo di riguadagnare simpatie fra i cittadini europei, la nuova Commissione prevederebbe di introdurre un salario minimo europeo, un’assicurazione europea per la disoccupazione ed una adeguata tassazione delle ditte Internet.

Per finire, una voce di corridoio: invece di occupare una propria lussuosa villa di servizio con giardino, piscina ed annessa cantina, come il suo predecessore, Ursula von der Leyen si sarebbe stabilita in una stanza singola di 25 mq nel suo ufficio di Berlaymont: e ciò per motivi di risparmio sulla sicurezza e sul tempo di trasferimento.

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