Il 3 di aprile si terrà il secondo appuntamento di cortometraggi a tema ed essendo subito la settimana internazionale contro il razzismo, quest’ ultimo sarà il filo conduttore della serata

Il 3 di aprile si terrà il secondo appuntamento di cortometraggi a tema ed essendo subito la settimana internazionale contro il razzismo, quest’ ultimo sarà il filo conduttore della serata. Il Kulturladen di Westend, nella Ligsalzstrasse 44, direttamente all’ uscita della metropolitana U5, fermata Schwanthalerhöhe ne è ancora una volta l’anfitrione e MonaCorti, l’organizzatore. MonaCorti un gruppo di cineamatori che da oltre un anno organizza regolarmente serate di cortometraggi prevalentemente italiani e sottotitolati in inglese, senza avere fini di lucro ma solo per la passione per il cinema e soprattutto per il cortometraggio, genere artistico rivalutato negli ultimi decenni. Lo stereotipo è stato il tema della serata precedente, nella quale il pubblico è stato invitato dopo la visione del film a valutarlo e a individuare eventuali stereotipi. L’ esperimento è stato interessante ed il riscontro positivo. Le preferenze sono andate a due corti italiani “Alleluja” e “Ragù noir”, messi generosamente a disposizione dalla casa di distribuzione di Roma, AssociaK, che sostiene l’iniziativa in modo schietto e disinteressato. Il protagonista del primo corto è Mino, un ragazzino di 10 anni che fa il chierichetto e come al solito arriva in ritardo per la celebrazione della Messa. Conosce Lola, un po’ più grande di lui e tra i due nasce subito una certa intesa e una complicità nel reagire ad un imprevisto in sacrestia, arrivando a contagiare lo spettatore. Il bianco e nero del film, l’assenza di dialogo e la musica di sottofondo contribuiscono a creare un’atmosfera rétro, evocando il passato in una storia ambientata nel presente. Come confermano le risposte date dagli ospiti della serata, “Alleluja” trasmette l’immagine di un’Italia genuina, devota e religiosa, ma anche un po’ superstiziosa. Analizzando il corto alla luce di eventuali stereotipi, possiamo anche vedere in Mino, che nella scena iniziale ha fretta di arrivare in chiesa e controlla nervosamente l’orologio al rintocco delle campane, il “tipico” italiano che arriva in ritardo! La maggior parte di noi associa determinati comportamenti o attributi a gruppi culturali diversi dal proprio. Gli inglesi sono formali, gli svizzeri precisi, i tedeschi strutturati … Queste immagini si esprimono ovunque e sono gli “stereotipi”, di cui ognuno di noi è ben equipaggiato. Tra un film e l’altro si è riflettuto brevemente sulla definizione dello stereotipo e sulla sua funzione

Gli stereotipi sono credenze e punti di vista generalizzati su gruppi e sui loro singoli membri. Non riguardano solo i popoli ma si estendono a qualsiasi gruppo sociale. Sono prodotti preconfezionati, “opinioni precostituite, generalizzate e semplicistiche, che non si fondano sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripetono meccanicamente, su persone o avvenimenti e situazioni” (Treccani)

Gli stereotipi sono parte integrante di ogni cultura e vengono veicolati dall’ ambiente circostante e dai mezzi di comunicazione. Anche la lingua, in alcuni dei suoi proverbi ed espressioni idiomatiche, ne è un canale di trasmissione molto importante, per esempio “fumare come un turco” (fig.: fumare moltissimo), “das kommt mir Spanisch vor” (lett.: mi sembra spagnolo; fig.: mi sembra strano) “fumar como chino” (lett.: fumare come un cinese; fig.: fumare moltissimo).

In “Ragù noir”, l’altro cortometraggio che è stato premiato dai voti degli spettatori, sono le donne ad essere nel mirino. “…ho voluto lanciarmi una sfida: raccontare un thriller basato solo sulla forza dei dialoghi. Scommettere sul mondo interiore piuttosto che sull’azione. Si può morire per un segreto o per una verità? Tutto può accadere tra donne …”, dichiara Alfredo Mazzara, il regista.


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