BOCHOLT – Importante successo a Bocholt della mostra del Maestro Flavio Brunetti di Campobasso

Alcuni popoli antichi ritenevano che la fotografia potesse rubare l’anima alle persone. Non ci credevo, prima di aver ammirato “Non aprire che all’oscuro”, di Flavio Brunetti.

Nascite e morti, bambini e cadaveri, matrimoni e funerali, la vita dei campi e il vestito buono prestato dal fotografo per i parenti all’estero: lo stesso sfondo per tutti, costruito per coprire le pietre sconnesse di Piazza Asmara.

Volti scolpiti dal dolore e dalla miseria e quelli tondi dell’opulenza appena acquisita, gli enormi basettoni del Re degli Zingari e la divisa del suonatore della banda musicale, fino alla scoperta dell’immagine inspirata della madre che, celata dietro una inspiegabile attrazione, aveva inconsciamente spinto il curatore alla scoperta.

Se esistono foto che davvero hanno avuto il potere di “rubare” l’anima delle persone, sono quelle salvate da Brunetti, quelle che hanno varcato i confini nazionali per approdare in Germania e che raccontano la vita di un’intera comunità.

Un luogo meraviglioso per una mostra così interessante. Il pubblico che accede ai servizi comunali è costretto a fermarsi, anche per poco, a rispetto di questo cimitero vivente dell’emigrazione di cento anni fa e passa, in quel di Casacalenda/Campobasso/Molise, un esempio per tutta l’Italia e il mondo.

A Casacalenda vivevano circa seimila anime e l’emigrazione di massa iniziò intorno al 1895, quando i Paesi di accoglienza segnalarono la loro disposizione a ricevere nuovi cittadini

A Casacalenda restarono solo vecchi, bambini con le mamme e ammalati non in condizioni di lavorare. L’analfabetismo era altissimo e il solo modo di comunicare era la fotografia. Il fotografo del paese, Luigi Mastrosanti,senza saperlo, gettò le basi per un pezzo sostanzioso e del tutto originale, della storia dell’emigrazione. Dopo centanni appare nel destino delle lastre fotografiche un personaggio anche del tutto singolare e molto noto nella scena culturale italiana, cantante e compositore attore di Cinema e Teatro.

Dall’alto del suo Studio, l’ingegnere Flavio Brunetti vide due straccivendoli che stavano allestendo roba vecchia da offrire ai clienti. Il suo sguardo si posa infine su due casse usate per la birra, piene zeppe che sembravano lastre fotografiche. Scese in strada ed ebbe conferma, togliendo la copiosa polvere. Acquistò le lastre e in quattro anni di lavoro riuscì a liberare dal buio circa 1.500 foto che in parte si sono viste alla mostra nel Foyer del Rathaus di Bocholt.

La mostra e stata allestita per il Giubileo di Italia-Club Brüderlichkeit Bocholt, da una proposta del vice-presidente Antonio Masecchia. Responsabile anche insieme a Irma Anna Masecchia a cui il presidente Mascolo ha rivolto parole di plauso per la ottima riuscita della mostra.

All’artista Flavio Brunetti non sono mancati elogi, anche per la sua Canzone che ha accompagnato la presentazione della mostra.

La Signora Irma Anna Masecchia ha brillantemente tradotto simultaneamente il copione del Maestro Flavio Brunetti.

All’apertura della mostra ha partecipato il vice-Sindaco di Bocholt Elisabeth Kroesen e il direttore dell’ufficio di integratione Jochen Methling, cosi come il presidente dell’ Integrationsrat Juan Lopez Casanava.

La mostra è sponsorizzata dalla Fondazione Molise Cultura.

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