Appuntamento con Marco Guzzi

Cari lettori, siamo giunti al secondo appuntamento nell’ambito di questa rubrica dedicata all’approfondimento di temi legati alla cultura, alla filosofia e alla spiritualità. Nello scorso numero abbiamo parlato del perché in generale si avverta un bisogno sempre crescente di ricerca di senso. Questa volta ci concentreremo in maniera più approfondita sul tema dei giovani, d’innanzi ai quali la ricerca della trasgressione sembra essere l’unica via per ribellarsi ad una visione della vita considerata retrograda, conservatrice e aderente a valori morali che non rispecchiano più la vita contemporanea.

Secondo te Marco c’è qualcosa in più che la ricerca di una spiritualità autentica possa offrire a un giovane oggi? E in particolare cosa c’è nella spiritualità cristiana che potrebbe esercitare ancora un forte elemento di attrazione?

Un giovane può essere attratto da una naturale ricerca di senso. La ricerca di senso è direi l’atrio di ogni spiritualità, dove per questa si intende l’attitudine umana universale alla conoscenza e alla libertà. Spiritualità non vuol dire religione. Spiritualità vuol dire la natura umana. Lo specifico umano, ovvero ciò che fa dell’uomo un’entità diversa da un animale. Quindi il linguaggio, la cultura, il sapere, la domanda…Questa è la spiritualità umana. Spirituale è la dimensione costitutiva dell’uomo che lo differenzia da qualunque altro essere vivente. La spiritualità non è un ambito separato o specifico tra gli altri. L’uomo è un’entità spirituale, dotato di una intelligenza, di libertà e di un anelito alla pienezza di vita, di cui in realtà ignoriamo anche la natura. Il mondo contemporaneo purtroppo denigra e sottovaluta questa dimensione in tutte le sue forme e le religioni spesso più che spiritualità, ovvero questo fervore di ricerca, offrono diciamo “servizi sociali”, leggi morali o moralistiche, strutture più o meno burocratiche e più o meno corrotte. Di conseguenza il giovane, ma io direi chiunque di noi, anche se il giovane in particolar modo, esce nel mondo e non trova sorgenti di spiritualità e cioè di umanità sensata, non ne trova! In questa situazione la prima e più facile via è la compensazione surrogatoria, come diceva già Pasolini. Se io non trovo nella parola, nella cultura, nella politica, nella spiritualità religiosa viva quel nutrimento di senso che è indispensabile per vivere, cercherò anche di confondermi, prenderò delle droghe, cercherò nei paradisi artificiali. È molto difficile in effetti trovare una via che ridoni vitalità, come la può dare illusoriamente la trasgressione in una struttura di senso ordinata. Questa è la situazione di un’intera civiltà, non solo dei giovani, che tuttavia sono coloro che per primi sperimentano questa terribile condizione. Quindi oggi il compito, che anche noi nei gruppi Darsi Pace cerchiamo di assolvere, è quello di rianimare delle pratiche di ricerca di senso che diano ai giovani o ai meno giovani un’esperienza concreta. Far comprendere loro che il cammino della ricerca spirituale è possibile ed è assolutamente contemporaneo. Non ha niente del passato da museo, recupera direi la tradizione viva ma la rianima nell’assolutamente moderno e nell’attualità.

In questo senso quindi quale può essere la specificità del cristianesimo ?

Il cristianesimo ha la sua specificità che è nell’incarnazione. La spiritualità cristiana rispetto ad altre spiritualità molto affascinanti e comunque molto utili, come possono essere quelle asiatiche, ha la specificità dell’incarnazione, dove il divino, il Nous, l’entità spirituale che ci connota come umani non va separato e coltivato separandoci dalla psiche e dal corpo, e cioè dall’esistenza e dalla storia, ma va cercato incarnandolo nella psiche e nel corpo, e cioè proprio nell’esistenza e nella storia. Il senso può calarsi nella mia esistenza concreta, terrestre, nei mie rapporti personali, familiari e nella polis. Questo senso vuole e può incarnarsi nell’agone politico, nella trasformazione dell’ingiustizia, nella cura delle malattie, nello sviluppo delle tecnologie. Quindi il cristianesimo è una spiritualità profondamente ottimistica da questo punto di vista rispetto alla condizione terrestre. La condizione terreste non è solo qualcosa da cui liberarsi. No, il mondo è un creato, è una cosa buona. È distorto ma può essere sanato.

Un’obiezione che spesso coloro che intraprendono un percorso spirituale si sentono rivolgere è che in fondo l’essere umano dispone in sé di tutte le risorse necessarie per crescere, evolvere e migliorarsi. Ha le risorse anche per uscire dai momenti più difficili e anzi proprio da questi può trarre insegnamento

Sì, questo può essere un primo livello di conoscenza. Inizialmente può essere anche positivo pensare di farcela da soli. Tuttavia l’esperienza universale che l’uomo fa dell’esistenza è di una straordinaria precarietà, di una spaventosa insufficienza e di una voragine di mancanza. Questa è la condizione universale che gli umani di tutti i tempi e di tutte le civiltà hanno vissuto. Purtroppo poi basta poco nella vita a far crollare quest’illusione infantile di farcela da soli. Basta una malattia seria, basta un fallimento emotivo, una depressione e tutto questo “ce la faccio da me” diventa poco più che una battuta. Nessun umano ce la fa da sé proprio perché è insufficiente, la natura umana è carente, vive su una mancanza, direbbe la psicoanalisi. Se c’è qualcosa che può colmare la mancanza questo è un altro discorso ma credere illusoriamente di potercela fare con le proprie forze è un atteggiamento infantile.

Per chi volesse approfondire in lingua tedesca: www.darsipace.org. Facebook: Sich Frieden Schenken. Instagram: Frieden Schenken. Le pagine in italiano: www.darsipace.it- Facebook: darsi pace.

I lettori possono scrivere al seguente indirizzo: kontakt@darsipace.org

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